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L’Islam, il papa e il Cristianesimo, alle radici di un dialogo indispensabile

destra, francesco, papa

L’affollato incontro svoltosi alla Gregoriana sulla dichiarazione di fraternità firmata ad Abu Dhabi da Papa Francesco e dal Grand’Imam di al Azhar Ahmad Tayyeb ha dimostrato il crescente interesse per questo documento che richiede la lettura sia di cristiani sia di musulmani per riuscire a cogliere tutte le sue valenze anche lessicali, formali, che un solo sguardo difficilmente può cogliere. È quello che ha offerto ad una platea soprattutto cristiana come quella romana l’intervento del professor Adnane Mokrani, teologo musulmano ma docente al Pisai e alla Gregoriana.

Mokrani ad esempio ha sottolineato per nella prospettiva islamica è di grande rilievo il fatto stesso che questa dichiarazione venga indirizzata a tantissimi soggetti, dimostrando che la religione non è tutto: “ci rivolgiamo agli intellettuali, ai filosofi, agli uomini di religione, agli artisti, agli operatori dei media e agli uomini di cultura in ogni parte del mondo, affinché riscoprano i valori della pace, della giustizia, del bene, della bellezza, della fratellanza umana e della convivenza comune, per confermare l’importanza di tali valori come àncora di salvezza per tutti e cercare di diffonderli ovunque.” Questa frase indica per Mokrani che si fa propria una visione nella quale non tutto dipende dal religioso. Ai suoi occhi appare evidente anche che i problemi vengono definiti comuni all’Oriente e all’Occidente, dunque non c’è più quell’Occidente capace di insegnare all’Oriente come deve affrontare i propri problemi, un metodo che tanto ha significato, ferito e allontanato. Ma lo sguardo di Mokrani è uno sguardo islamico che conosce benissimo il mondo cristiano e quello cattolico in particolare modo.

Solo così poteva cogliere che le parole di fermissima e profonda condanna di ogni violenza e di ogni prevaricazione cui si giunge nella dichiarazione sono anche il frutto di quanto scritto da Bergoglio nella Evangelii Gaudium: “In quest’epoca acquista una notevole importanza la relazione con i credenti dell’Islam, oggi particolarmente presenti in molti Paesi di tradizione cristiana dove essi possono celebrare liberamente il loro culto e vivere integrati nella società. Non bisogna mai dimenticare che essi, professando di avere la fede di Abramo, adorano con noi un Dio unico, misericordioso, che giudicherà gli uomini nel giorno finale”.

Gli scritti sacri dell’Islam conservano parte degli insegnamenti cristiani. Gesù Cristo e Maria sono oggetto di profonda venerazione ed è ammirevole vedere come giovani e anziani, donne e uomini dell’Islam sono capaci di dedicare quotidianamente tempo alla preghiera e di partecipare fedelmente ai loro riti religiosi. Al tempo stesso, molti di loro sono profondamente convinti che la loro vita, nella sua totalità, è di Dio e per Lui. Riconoscono anche la necessità di rispondere a Dio con un impegno etico e con la misericordia verso i più poveri.” Ecco da dove potrebbe essere nata l’amicizia spesso indicata dal Grand’Imam per Papa Francesco, quasi l’amicizia di chi potrebbe aver visto la mano tesa dell’amico in un momento difficile della propria vita. Si è arrivati così a scrivere un documento che riconosce l’obiettivo indispensabile nella piena cittadinanza per tutti. Questa piena cittadinanza di tutti, credenti e non credenti e credenti in ogni religione, è il frutto non dell’accettazione del pluralismo, ma della convinzione che il pluralismo sia la volontà divina.

C’è in questo vedere nel pluralismo la volontà divina qualcosa di incantevole e Mokrani ha ricordato che nell’udienza del 3 aprile scorso il papa vi è ritornato spiegando la “voluntas permissiva” di Dio facendo riferimento al suo viaggio in Marocco: “qualcuno può domandarsi: ma perché il Papa va dai musulmani e non solamente dai cattolici? Perché ci sono tante religioni, e come mai ci sono tante religioni? Con i musulmani siamo discendenti dello stesso Padre, Abramo: perché Dio permette che ci siano tante religioni? Dio ha voluto permettere questo: i teologi della Scolastica facevano riferimento alla voluntas permissiva di Dio. Egli ha voluto permettere questa realtà: ci sono tante religioni; alcune nascono dalla cultura, ma sempre guardano il cielo, guardano Dio. Ma quello che Dio vuole è la fraternità tra noi e in modo speciale – qui sta il motivo di questo viaggio – con i nostri fratelli figli di Abramo come noi, i musulmani. Non dobbiamo spaventarci della differenza: Dio ha permesso questo. Dobbiamo spaventarci se noi non operiamo nella fraternità, per camminare insieme nella vita.”

Questo passaggio di Bergoglio letto da Mokrani consente di vedere un riferimento teologico antico, profondo e decisivo, tratto fondamentale del pontificato di Papa Francesco dalla Evangelii Gaudium fino a pochi giorni fa. L’illustrazione delle radici profonde e religiose di un sano pluralismo e quindi di un documento che può essere letto come documento firmato dal papa e dal grande imam “in nome della libertà” tenendo insieme la triade “Dio, valori, gente” è stato uno dei contributi più importanti dell’incontro di ieri. Ecco perché nel documento si può scrivere che “il concetto di cittadinanza si basa sull’eguaglianza dei diritti e dei doveri sotto la cui ombra tutti godono della giustizia. Per questo è necessario impegnarsi per stabilire nelle nostre società il concetto della piena cittadinanza e rinunciare all’uso discriminatorio del termine minoranze, che porta con sé i semi del sentirsi isolati e dell’inferiorità.” Per il Medio Oriente un’autentica rivoluzione.

Da parte sua padre Laurent Basanese ha dato un contributo prezioso illustrando le resistenze che il documento ha trovato sia nel mondo cattolico sia in quello musulmano, scorgendo quasi il filo che le unisce in un’indisponibilità assai simile. I più citati sono stati ovviamente gli ambienti vicini alla Fratellanza Musulmana e i testi citati partono da paesi e ambienti ad essa notoriamente legati. Qui è emerso che l’Islam politico è spesso e volentieri il frutto anche di un’evidente intromissione di scelte politiche e di interessi politici di soggetti governativi irriguardosi di qualsiasi confine. Il discorso di padre Basanese ha così consentito ai presenti di farsi un’idea più precisa e documentata del grande passo avanti compiuto ad Abu Dhabi e non è parso complesso capire perché si sia detto che i risultati richiederanno tempo per essere visti, ma che per per vederli prima più che dopo occorre avere fiducia più nei popoli che nei governi.

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