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Cosa rischia il made in Italy con gli 11 miliardi di dazi Usa

Tra Europa e Stati Uniti torna lo spettro dei dazi. Dalla tregua commerciale siglata nel luglio 2018, le due sponde dell’Atlantico hanno fatto pochi passi avanti nei loro negoziati. Adesso l’amministrazione di Donald Trump sembra essere tornata alla carica, intenzionata a imporre dazi su una serie di prodotti importati dall’Europa per un valore di 11 miliardi di dollari. Nell’elenco, lungo 14 pagine ci sono elicotteri a uso civile, pesce, burro, formaggi incluso il pecorino, olio di oliva, marmellate, vini, liquori e, tra gli altri prodotti, olii essenziali.

Perché questa nuova, potenziale, offensiva? La proposta è stata annunciata nella notte italiana dall’ufficio del rappresentante commerciale degli Stati Uniti, che ha giustificato la mossa sostenendo che Airbus, il competitor europeo dell’americano Boeing, riceverebbe sussidi danneggiando il gruppo statunitense, che nel frattempo è alle prese con una crisi legata al fatto che per la seconda volta in cinque mesi un suo jet 737 Max è stato protagonista di un incidente mortale. Non è un caso che nell’elenco dei prodotti che potrebbero subire dazi ci siano anche gli aerei di Airbus.

“Questo caso è in discussione da 14 anni ed ora è venuto il tempo di agire”, ha dichiarato in una nota il numero uno dell’agenzia Robert Lighthizer. “L’amministrazione si sta preparando a rispondere immediatamente non appena l’arbitrato Wto pubblicherà le sue valutazioni sul valore delle contromisure Usa. Il nostro obiettivo finale è di raggiungere un accordo con l’Unione europea per porre fine a tutti i sussidi ai grandi aerei civili vietati dal Wto. Quando l’Ue smetterà di erogare questi sussidi dannosi, i nuovi dazi Usa imposti come risposta saranno cancellati”. La decisione di Washington segue infatti di pochi giorni la presa di posizione dell’Organizzazione mondiale del commercio, secondo cui lo Stato di Washington ha fornito sussidi illeciti proprio a Boeing.

Di sicuro per l’Italia e il suo made in Italy non si tratta di una gran bella notizia. L’allarme dazi è arrivato direttamente al Vinitaly in corso a Verona, dove c’è preoccupazione sulle esportazioni in Usa, che rappresentano il principale mercato di sbocco del vino tricolore con un valore di 1,5 miliardi, con un aumento record del 4% nel 2018. Secondo la Coldiretti “il continuo incremento delle esportazioni di spumanti italiani che, trainate dal Prosecco, nel 2018 sono ammontate a un valore di 333 milioni con un balzo del 13%, fanno dell’Italia il primo Paese fornitore di vino e spumante con oltre 1/3 del mercato complessivo in valore davanti alla Francia (28%). In pericolo ci sono anche altri prodotti simbolo dell’agroalimentare nazionale a partire dall’olio di oliva con le esportazioni che nel 2018 sono state pari a 436 milioni ma a essere minacciati sono anche i formaggi italiani che valgono 273 milioni”. Non è tutto. Nel mirino di Trump ci sarebbero anche il Pecorino e altri formaggi come Emmental, cheddar, ma anche yogurt.

 

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