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L’operazione verità dietro il Def. L’analisi di De Romanis

Chi l’ha detto che il Documento di economia e finanza appena approvato dal governo (10 aprile) è tutto da buttare? Qualcosa di buono c’è nel testo di finanza pubblica che getta le basi della prossima manovra d’autunno. Attenzione, non vuol dire che le pecche non ci siano, anzi, i buchi neri sono più d’uno. Ma a leggere in controluce il Def, dice a Formiche.net l’economista e docente alla Luiss e alla Stanford University Veronica De Romanis, bisogna dare atto al governo di aver fatto, per una volta, esercizio di realismo. E non era scontato.

De Romanis, si può vedere il bicchiere mezzo pieno se parliamo di Def?

Dobbiamo dare atto di una cosa. Questo Def ha il merito di aver fatto un’operazione verità sui numeri a partire dalla crescita. Mi spiego, fino a qualche mese fa il governo affermava di avere stime più alte sul Pil, quando la quasi totalità degli organismi internazionali ne avevano di altre e più basse. Quindi, prima annotazione, ora che le stime sono state riviste anche dall’esecutivo (0,2% il Pil 2019, ndr), possiamo dire che da parte del governo c’è stata una presa di coscienza non scontata, con un allineamento delle prospettive di crescita.

Finite le buone notizie?

Diciamo che se c’è stata un’operazione verità, e qui vengo al secondo punto, quello che manca nel Documento è invece una certa dose di trasparenza. Anche qui bisogna spiegarsi. Tanto per fare un esempio, nel Def l’Iva aumenta ma poi si dice di ridurla anche se non si sa bene come. Si parla di spending review, di riordino delle agevolazioni fiscali, ma senza indicare come e dove. E tutti noi sappiamo che l’incertezza ha un costo, per chi risparmia e per i mercati.

Di quale costo parliamo?

Per quanto riguarda i primi, cittadini risparmiatori, dinnanzi all’incertezza aumento dell’Iva sì-aumento dell’Iva no preferiranno non spendere, tenendosi i soldi e bloccando i consumi. Sui mercati invece, l’incertezza partorirà un sentimento di sfiducia verso la nostra politica economica.

Il governo continua a difendere le sue misure bandiera, quota 100 e reddito di cittadinanza. Illusione?

Anche qui dobbiamo fare delle osservazioni, che ci ricollegano direttamente al discorso dell’operazione verità. Nel Def il governo pare aver riconosciuto l’impatto pressoché nullo di queste misure, accorgendosi  del fatto che il loro effetto sull’economia reale non è quello sperato. Ci sono poi fatti oggettivi. Ad esempio, il cuore della politica economica di questo governo è il sostegno alle fasce deboli. Condivisibile, va bene, però l’Ocse ci dice che i veri poveri in Italia sono i giovani. E allora come la mettiamo con la quota 100 che non sembra garantire la tanto attesa staffetta generazionale, favorendo l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro?

De Romanis, facciamo un passo avanti, tra poco arriverà la manovra. Avremo un nuovo problema spread?

Tornando per la seconda volta al punto di partenza, anche sul fronte dello spread, il  governo si è reso conto del fatto che il differenziale ha un impatto sui conti pubblici. D’altronde come dargli torto con una spesa di interessi vicina al 3,8%, che toglie risorse alle scuole e agli ospedali. E poi non lo dimentichiamo, spread alto significa elevato costo del credito. Insomma, il governo, quando si entrerà in clima manovra, dovrà dire dove trovare i soldi per finanziare le misure. Dovrà dirlo all’Italia e ai mercati.

Ci siamo dimenticati il problema più grande, il debito…

Certamente la madre di tutti i problemi è il nostro debito. Quest’anno potrebbe esserci una piccola riduzione, ma il governo dice di voler incassare 18 miliardi dalle cessioni, tra partecipazioni e immobili. Ma francamente non ne vedo traccia.

 

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