TRE TWEET FANNO UNA PROVA
Tre tweet fanno una prova, per dirla alla Agatha Christie. Che la tensione tra Cinque Stelle e Lega sia ormai altissima e che sembra sia ormai cominciato il gioco del cerino, ci pare al di là di ogni ragionevole dubbio. E lo si evince anche da alcuni comportamenti sui social che sono ormai la vetrina dei politici.
Da giovedì scorso, giorno in cui Di Maio ha sferrato l’attacco sul caso Siri, il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano ha lanciato tre tweet. Tutti e tre contro Salvini. Una svolta improvvisa in un account che possiamo definire normalmente illustrativo della propria attività istituzionale, propagandistico senza nemmeno particolare enfasi né grande assiduità sulla piattaforma.
LO STILE È CAMBIATO
Da giovedì, invece, lo stile di Di Stefano è improvvisamente cambiato. Il tono è diventato decisamente più aggressivo. Sembra quasi che l’account sia gestito da un’altra persona. Un tweet al giorno contro il nuovo nemico pubblico. Si comincia con la vicenda Siri-Raggi
Trovo vergognoso che #Salvini paragoni la questione #Raggi e quella #Siri dato che non si trattò mai di accuse di corruzione e tanto meno ci furono intercettazioni così eloquenti. La questione morale quando si tratta di mafia è un principio sacro. Lo crede anche la #Lega o no? pic.twitter.com/7zDhGAwID9
— Manlio Di Stefano (@ManlioDS) 18 aprile 2019
Si prosegue col decreto Roma e la minaccia – che sembrava rientrata – di Salvini di non votarlo:
Quindi #Salvini per distogliere l’attenzione dal caso #Siri, dove la #Lega agisce alla #Berlusconi, parla di un impossibile accordo #M5S #PD e fa un torto a tutti i romani opponendosi al decreto #Roma.
Mai una volta che si prenda una responsabilità davanti agli italiani. pic.twitter.com/VmOLrpyen5— Manlio Di Stefano (@ManlioDS) 19 aprile 2019
E fin qui, siamo nella polemica politica, nella difesa del proprio campo d’azione dalle incursioni dell’avversario. Il giorno di Pasqua, però, c’è un salto di qualità nella strategia comunicativa e il sottosegretario M5S sfida Salvini sul terreno a lui più caro: quello della sicurezza. Lo spunto glielo offre lo stupro avvenuto a Torino ai danni di una ragazza che è stata violentata per ore da due uomini. Alle notizie dei primi fermi, Di Stefano non ci pensa su due volte e twitta:
A Torino ha agito un senegalese con due mandati di espulsione, dimostrazione che servono meno parole e più fatti al Viminale sulla sicurezza. Ricordo la frase magica “espellerò 600.000 irregolari”, a che siamo?
— Manlio Di Stefano (@ManlioDS) 21 aprile 2019
In attesa del tweet del lunedì, constatiamo che il contratto tra Lega e M5S ormai ha la valenza di una banconota fuori corso. Ieri sera Toninelli insisteva nel chiedere il passo indietro di Siri. E su formiche.net abbiamo registrato l’impresa del governo Conte di aver messo d’accordo – con diverse sfumature, ovviamente – de Bortoli, Travaglio e Bisignani sulla necessità di staccare la spina all’esecutivo.