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Allarme rosso sulla Difesa? Il presidente Rizzo risponde allo Iai

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“Sarà mia cura che il Parlamento possa esercitare pienamente la propria funzione d’indirizzo e controllo già nelle prossime settimane”. Il presidente della commissione Difesa della Camera, Gianluca Rizzo, affida a Formiche.net la risposta “all’allarme rosso” lanciato dal vice presidente dell’Istituto affari internazionali (Iai) Michele Nones sulle colonne di AffarInternazionali. Dal ritardo sul decreto missioni all’incertezza per la partecipazione al programma F-35, passando per i finanziamenti del Mise e il sistema missilistico Camm-Er, Nones ha denunciato “una gestione confusionale” della politica di difesa (qui un focus sull’allarme), invitando le commissioni competenti di Camera e Senato a ribadire che “un compito primario e costituzionale del Parlamento è quello di controllare l’azione del governo” e dunque a convocare “i ministri responsabili perché chiariscano e spieghino al Parlamento e all’opinione pubblica cosa sta succedendo e cosa stanno combinando”.

IL 2% DEL PIL DA SPENDERE NELLA DIFESA

A preoccupare lo Iai è anche il rischio di erodere la credibilità internazionale del Paese, a partire dalle difficoltà registrate nel rispetto dell’obiettivo di spendere, entro il 2024, il 2% del Pil in difesa, impegno assunto in ambito Nato e difficilmente raggiungibile per il nostro Paese. La questione, ha notato Rizzo, “è oggetto di discussione tra gli alleati; il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg è ormai da diversi anni che batte su questo tasto”. Eppure, secondo il deputato del M5S, “occorre uniformare i criteri sui quali, dentro la Nato, viene calcolato il rapporto spese per la Difesa e il prodotto interno lordo dei singoli Paesi”. Per esempio, ha aggiunto, “alcuni Paesi includono le spese per le pensioni dei militari, noi invece no; al contempo, le risorse che vengono impiegate in Italia per i Carabinieri sono classificate sotto la voce Funzione Sicurezza e non sulla Funzione Difesa, ma ciò non toglie che i Carabinieri rappresentino la quarta Forza armata della Repubblica e che in molti teatri internazionali, siano i loro reparti scelti a intervenire”.

LA PROPOSTA DELLA TRENTA

Anche per questo, il governo italiano spinge da mesi per far passare nell’Alleanza la proposta avanzata dal ministro Elisabetta Trenta, cioè di conteggiare nel 2% “anche le spese per la cyber-security e per la difesa delle infrastrutture strategiche”, ha ricordato Rizzo. La proposta, ha rimarcato, “mi sembra assolutamente di buon senso”, legata per di più alla necessità di mantenere sul tema “una visione integrata e moderna dei costi per la Difesa”. Per esempio, ci ha spiegato il presidente della commissione Difesa, “l’Unione Europea ha recentemente preso in esame il piano della mobilità militare in cui diverse infrastrutture civili sono considerate fondamentali per il pieno approntamento delle capacità di Difesa dei diversi Paesi”.

IL VALORE DEGLI IMPEGNI MILITARI

C’è poi il tema della qualità oltre la quantità. “Si tratta di tenere conto anche che l’Italia è il secondo Paese della Nato presente con propri mezzi e truppe nelle missioni internazionali, cosa che dovrebbe avere un qualche significato e un riconoscimento indipendentemente dal 2% stabilito dalla Nato per le spese militari”. Ciò significa, ha notato Rizzo, “uscire da un’impostazione esclusivamente ragionieristica della vicenda del 2% e valutare il complesso del sistema di difesa che i singoli Paesi offrono alla sicurezza e alla capacità operativa della Nato”.

I RITARDI SUL DECRETO MISSIONI

Diverso il discorso su un’altra preoccupazione avanzata da Nones, cioè il ritardo del governo nella presentazione al Parlamento del decreto missioni, da cui dipendono tutti gli impegni all’estero, da gennaio dunque privi di copertura giuridica e finanziaria. “Questo è assolutamente vero”, ha notato Rizzo spiegando che la presentazione potrebbe avvenire “nei prossimi giorni”. Probabilmente, ha aggiunto, “i ritardi sono dovuti al fatto che la legge quadro sulle missioni che abbiamo approvato nella scorsa legislatura fatica a entrare pienamente a regime”. Inoltre, “incide il mutamento di alcuni scenari proprio in queste settimane: si pensi alla crisi libica e alla situazione in Niger, per non parlare del fatto che solo all’inizio dell’anno Donald Trump ha annunciato il disimpegno in Siria e il ritiro delle truppe in Afghanistan, cosa che ha generato, come immaginerà, una certa complicazione nei programmi della Nato”. In ogni caso, ha garantito Rizzo concludendo, “sarà mia cura che il Parlamento possa esercitare pienamente la propria funzione d’indirizzo e controllo già nelle prossime settimane”.

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