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Le strategie degli Stati Uniti per il Mediterraneo orientale passano per un gasdotto

La scorsa settimana una proposta di legge che va sotto il nome di “Eastern Mediterranean Security and Partnership Act” è stata presentata in forma bipartisan – firmatari: il democratico Bob Menendez e il repubblicano Marco Rubio – alla Commissione Affari esteri del Senato statunitense. In sostanza si tratta di una policy sul partenariato nell’area del Mediterraneo orientale che “aggiorna” i ruoli geopolitici che Washington affida a Grecia e Cipro nell’ambito “del nuovo interessamento americano a quella area strategica”, dicono da Atene con discrezione.

L’interesse di Washington per quella fascia di Mar Mediterraneo che si trova tra Israele, Grecia e Cipro è collegato alle risorse energetiche, ma è anche un elemento geopolitico che vede gli Stati Uniti schierarsi all’interno del sistema “EastMed” – dal nome di un gasdotto che dovrebbe collegare i tre paesi, e l’Italia.

Val la pena ricordare che a fronte di queste dinamiche, Roma non ha espresso ancora una posizione chiara sulle proprie volontà strategiche per l’area: il gasdotto dovrebbe partire dal bacino gasifero tra Israele e Cipro, passare sudest-nordovest lungo la Grecia e tagliare l’adriatico fino a Otranto, ma il progetto – già preparato nel 2017 e benedetto dall’Ue – ora incontrata le divisioni all’interno dell’esecutivo (stile-TAP), col M5S più restio e la Lega più lanciata.

Invece l’alleanza tra Atene, Gerusalemme e Nicosia – prodotta dal legame fisico che il progetto del gasdotto creerà – potrebbe diventare il veicolo con cui Washington intende esercitare il suo ruolo nella regione. E infatti, il disegno di legge di Menendez e Rubio raccomanda – “per la prima volta in un testo di questa natura”, fa notare il quotidiano greco Ekathimerini – iniziative per rafforzare l’asse che va da Israele alla Grecia.

Nel documento è incluso anche un passaggio riguardante la questione della vendita degli F-35 alla Turchia, che Washington sta bloccando visto che il governo turco non intende rivedere la volontà di acquistare le batterie per difesa aera S-400 dalla Russia. La vicenda è considerata di valore strategico, per questo viene inclusa in un progetto di legge quadro che dovrà definire le policy del dipartimento di Stato nell’areale che si prospetta essere il più vivace e complicato del Mediterraneo. I due senatori propongono nero su bianco di impedire la vendita dei caccia Lockheed Martin ad Ankara.

La Turchia è contraria al progetto EastMed, con cui vedrebbe il suo peso regionale e l’ambito ruolo di hub energetico smontarsi, e all’allineamento greco-cipriota con Israele e Usa. Tra gli oppositori c’è anche la Russia, principale fornitore Ue, che vedrebbe ridursi i flussi. Più sfumata la posizione dell’Egitto, che in quell’area di Mediterraneo ha grosse riserve (due reservoir, Zohr e Noor, sono sotto concessioni Eni tra l’altro): il Cairo cerca spazi puntando a un accordo con Nicosia per trasferire nel Paese il gas cipriota e vorrebbe essere l’hub per quello israeliano (hanno già infrastrutture per rigasificazione), ma al Cairo potrebbero anche essere interessati a interagire col quadro East Med.

La situazione è complessa e ricca di passaggi interessanti: per esempio, nei giorni scorsi, sia Atene che Washington hanno fatto arrivare alla stampa diverse informazioni sulla flessibilità americana riguardo alla vendita di nuovi sistemi d’armi Made in Usa alla Grecia. Tra questi addirittura gli F-35, ma si è parlato anche di pezzi di calibro minore, oltreché dell’aumento dell’utilizzo di Larissa, base che gli americani hanno usato come appoggio in cui piazzare due droni MQ-9 Reaper in forma temporanea (in attesa dell’ampliamento di una base tattica in Niger).

Il contratto per i Reaper scade ad agosto, ma Atene spera in una qualche forma di prolungamento – anche con modifiche, per esempio sostituendoli con Global Hawk o solo con aerocisterne – che possa rafforzare la partnership. I greci d’altronde vogliono evitare di finire in mezzo agli screzi tra Turchia e Stati Uniti – con contraccolpi sia sul fronte cipriota che su quello macedone. Washington però potrebbe essere interessato a incrementare la collaborazione anche pensando a un bilanciamento mediterraneo con la Cina, a cui la Grecia si è esposta molto con gli accordi chiusi negli ultimi anni (così come Israele, che ha concesso il porto di Haifa a una ditta statale cinese).

La legge della commissione senatoriale americana suggerisce anche due forme di aiuti militari a Grecia e Cipro, rispettivamente sotto i programmi FMF e IMET del dipartimento di Stato (il secondo dei due significherebbe la fine dell’embargo nei confronti di Cipro). Inoltre si propone di valutare le violazioni turche nell’area – rapida la sottolineatura del ministro della Difesa greco, Evangelos Apostolakis: il “Congresso americano ha mostrato interesse anche per le violazioni della Turchia nell’Egeo e nella zona economica esclusiva di Cipro”, questioni con cui i locali combattono quotidianamente e su cui il peso americano potrebbe farsi sentire.

Nei giorni scorsi, è arrivato a Capitol Hill anche un appello co-firmato dall’American Jewish Committee (AJC) e dall’Hellenic American Leadership Council (HALC), che chiede ai legislatori di implementare il disegno di legge Rubio-Menendez con i dovuti passaggi congressuali. L’AJC è la più antica organizzazione per la difesa dello stato ebraico, una lobby d’influenza collegata ovviamente a Israele, che si abbina in questo genere di pressing con quella greca (l’HALC) per far diventare policy – ossia, ruolo attivo – l’idea bipartisan dei congressisti.

“La crescita dei partenariati energetici nel Mediterraneo orientale non dovrebbe essere vista solo in termini economici, ma anche come un progetto di costruzione della pace che colleghi paesi e popoli insieme, e di sostituzione del conflitto con la cooperazione e la convivenza”, dice l’appello greco-israeliano.

In questo quadro, ci sono altri movimenti importanti che dimostrano la centralità d’interesse in quell’area. Per esempio, l’americana Exxon Mobil – che ha già scoperto tempo fa un giacimento di gas naturale al largo di Cipro dalla capacità di 200 miliardi di metri cubi – starebbe pensando ad entrare nel progetto Leviathan, grande reservoir israeliano dove insieme alle locali Delek Drilling e Ratio Oil c’è già la texana Noble Energy. Leviathan è un pozzo di gas naturale, e gli Stati Uniti stanno investendo molto nel settore Gnl.

(Foto: Us Navy Blog, marinai americani a Souda Bay, Creta)



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