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Elezioni in Spagna, l’ombra della GroKo tedesca a Madrid?

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Un puzzle ad incastro la cui soluzione potrebbe essere quella di oggi (e di domani?) applicata in Germania, ma con il rebus di alleanze e programmi che dovrebbero a quel punto convergere in nome di una ritrovata unità nazionale. Domenica la Spagna sarà chiamata al voto: sarà un giorno decisivo con le elezioni parlamentari a decidere se il quarto potere economico nella zona euro virerà a destra o a sinistra. E quindi si potranno capire le strategie e il perimetro del nuovo esecutivo.

ORIZZONTE

Un nuovo governo di minoranza sarebbe probabilmente senza cartucce, come già accaduto con Rajoy e Sánchez. Una maggioranza assoluta invece non è pensabile. Rimane solo la soluzione di una coalizione in stile GroKo tedesca. In testa ai sondaggi attualmente c’è Sánchez con il Partido Socialista Obrero Español (Psoe) che ad oggi è il miglior candidato con il 30%, ma non in grado di aggiudicarsi la maggioranza assoluta.

Segue al 17% il Partito Popolare con Pablo Casado, lo scorso anno toccato da un’indagine sulla veridicità della sua tesi di laurea, conclusa con un nulla di fatto. Il suo partito, il Pp, nel 2018 ha dovuto accettare il voto di sfiducia contro l’allora leader del partito e il primo ministro Mariano Rajoy: un duro colpo sia per l’elettorato popolare che per la classe dirigente che cresceva alle spalle di Rajoy. Ma con la decisione di incoronare Casado come successore dell’ex primo ministro, il partito si è spostato ulteriormente a destra. In una sorta di alleanza (non troppo anomala) di destra, il Pp potrebbe avere la maggioranza con Ciudadanos e Vox, con un parlamento quindi di matrice populista.

VARIABILI

Proprio Vox rappresenta un fenomeno da attenzionare, nato nel 2013 da alcuni scissionisti popolari che hanno inteso dare una svolta più a destra per ottenere un partito nazionalista. Lo scorso anno in occasione delle elezioni regionali in Andalusia ha raggiunto l’11%, entrando per la prima volta in un’amministrazione territoriale. Il suo programma prevede una forma di centralizzazione amministrativa e sistemica, inseguendo un modello di Stato regista, che quindi chiuda alle pulsioni separatiste catalane e punti all’espulsione di tutti i rifugiati illegali e alla difesa della famiglia tradizionale, con un no all’ideologia di genere.

Il candidato di punta, Abascal Conde, annuncia una campagna mirata per facilitare l’uso delle armi a cittadini e famiglie e per combattere la “dittatura di sinistra” nei media nazionali. Nei fatti potrebbe sottrarre consensi all’ala più conservatrice del Pp, dato sotto il 20 per cento e quindi in forte crisi. Un passaggio su cui Sánchez si è espresso in questi termini: “C’è il rischio reale di unire la destra all’estrema destra”.

CLIMA & VOTO

È chiaro che se i numeri della vigilia fossero confermati, comunque il leader socialista andrebbe verso la sua prima vera vittoria dopo due sonore sconfitte. E punta forte su un tema molto sentito tra i più giovani (come dimostra l’exploit dei Verdi in Germania), ovvero il clima e l’ambiente. Annuncia che il governo ha posto le basi per una transizione ecologica dell’economia, approvando un piano energetico nazionale integrato che eliminerà il carbone entro il 2050, mentre la percentuale di energia pulita entro il 2030 sarà del 47% contro il 17 di oggi.

Al terzo posto Podemos, che molti analisti hanno battezzato come il player politico più destabilizzante dell’ultimo lustro spagnolo. Non fosse altro perché il 20% raggranellato nel 2015

ha scritto la parola fine al bipolarismo iberico. Pablo Iglesias ha portato Podemos ad essere la terza forza in Parlamento, ma il suo status di difensore degli operai e dei più deboli ha fatto a pugni con la foto della lussuosa villa acquistata per 600mila euro con la sua compagna, la portavoce del partito Irene Montero. Poi però il 68% di Podemos ha dichiarato di non aver perso fiducia nella sua leadership.

Le sue proposte sono spiccatamente si sinistra, come l’aumento del salario minimo a 900 euro altre misure sociali di cui non sono note le coperture. Sottolinea che Unidas Podemos “è l’unica opzione per ottenere un governo progressista”, dal momento che non ritiene più utile essere un partner parlamentare del Psoe, che accusa di varie mancanze. Le sue promesse? Stop al precariato, affitti più bassi, un sistema fiscale più equo e redistributivo, il diritto all’abitazione e la fine dell’oligopolio elettrico.

twitter@FDepalo

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