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Export, produzione e occupazione. Tutti i numeri dell’industria del farmaco

resistenza antimicrobica farmaco

9,1 miliardi di euro di export, 60 aziende, 16mila dipendenti (22mila con l’indotto), 1.125 ricercatori e 300 milioni di euro di investimenti in ricerca e sviluppo. Sono i dati sull’industria del farmaco nel Lazio, presentati oggi a Rieti nel corso del roadshow di Farmindustria “Innovazione e Produzione di Valore. L’industria del farmaco: un patrimonio che l’Italia non può perdere”.

CRESCITA ECONOMICA E SOCIALE

“Salute, occupazione, innovazione, ricerca, giovani, donne, welfare, produzione ed export sono i punti di forza delle imprese del farmaco”, ha detto il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi. “Si tratta di aziende – ha spiegato durante l’incontro cui hanno preso parte, tra gli altri, il vice presidente del Parlamento europeo, Fabio Massimo Castaldo; l’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato e l’assessore allo Sviluppo economico Gian Paolo Manzella – che hanno dimostrato in questi anni di far leva sui territori per contribuire alla loro crescita economica e sociale. E che hanno garantito opportunità di lavoro a risorse umane altamente qualificate, in gran parte laureate o diplomate, con una quota crescente di assunzioni giovanili”. Solo a Rieti, infatti, le esportazioni del settore farmaceutico rappresentano quasi il 70% dell’intero settore manifatturiero.

EXPORT +117%, PRODUZIONE +22%

L’industria del farmaco rappresenta un asset strategico per l’Italia, soprattutto in un contesto economico, quello attuale, che stenta a riprendersi dopo la lunga crisi economica. Per la prima volta, nel 2018 l’Italia ha superato la Germania nei livelli di produzione, conquistando il primo posto del podio. Negli ultimi dieci anni, poi, l’export ha registrato un incremento del 117% , generando un aumento di produzione del 22%. “Ora è più che mai necessaria una governance – ha spiegato Scaccabarozzi – che partendo dal paziente abbia come scopo principale l’accesso alle cure e la valorizzazione del ruolo industriale e di ricerca. Solo così è possibile attrarre sempre più investimenti, far crescere l’occupazione e moltiplicare le proficue sinergie con l’indotto e le Università”.

MERCATO DEL LAVORO E OCCUPAZIONE

“La filiera della salute rappresenta ad oggi la terza industria del Paese”, ha spiegato Federico Spandonaro, professore di Economia dell’industria farmaceutica e sanitaria presso l’Università di Tor Vergata, che ha partecipato al roadshow. “Ad oggi il settore farmaceutico coinvolge 66mila addetti solo in Italia, con un valore della produzione farmaceutica del solo 2018 pari a 32 miliardi di euro”. Tra il 2014 e il 2018, infatti, nonostante il trend occupazionale generale non desse segnali di ripresa, nel settore farmaceutico ha mantenuto un valore positivo. Eppure, troppo spesso le policy governative trascurano il valore aggiunto generato dal settore. “La sanità non è considerata dalla politica un mercato di sviluppo”, ha detto Spandonaro.

PREVENZIONE PRIMA CURA

“Ad oggi sono ancora molti i segnali trascurati, che invece andrebbero considerati per un più oculato investimento delle risorse”, ha ricordato Spandonaro. Secondo gli ultimi dati Istat elaborati dal Crea, del resto, la speranza di vita e il Pil risulterebbero direttamente proporzionali, mentre invece risultano indirettamente proporzionali speranza di vita e spesa pubblica. “Una maggiore attenzione alla salute dei cittadini non può che riflettersi in un miglioramento dello stato di salute dell’economia del Paese. Senza un rifinanziamento – ha precisato il professore di Tor Vergata – non ci sono risorse per l’innovazione e non ci sarà sostenibilità”.

SPESA FARMACEUTICA E LOGICA DEI SILOS

Differentemente da quanto percepito dall’opinione pubblica, ad oggi l’Italia presenta una spesa farmaceutica inferiore del 27% rispetto alla media dei big Ue, con i prezzi più bassi del 15-20% rispetto alla media europea. “Lo stesso sistema dei silos ad oggi rappresenta un elemento debilitante per la sanità in primis e per la stessa economia”, ha sostenuto Spandonaro. “Serve una governance che coniughi politiche di finanza pubblica e politiche industriali”.

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