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Accordi con la Cina. Chiederemo a Spagna, Portogallo e Grecia di allearci. L’annuncio di Petrocelli (M5S)

“Il percorso sarà lungo e complesso, ma la direzione è quella giusta. Per questo al Forum Belt and Road in programma a Pechino dal 25 al 27 aprile chiederemo a Spagna, Portogallo e Grecia di stringere i rapporti tra noi visto che siamo i Paesi dell’Unione europea che più sono avanti nelle relazioni con la Cina”. Vito Petrocelli (M5S), presidente della commissione Esteri del Senato, ha rilanciato la validità dell’intesa con Pechino approfittando del convegno su “Xiàng: una nuova direzione nelle relazioni tra Italia e Cina”, il progetto del Centro studi internazionali che punta ad aiutare le aziende e i soggetti che vogliono avere relazioni con i cinesi attraverso uno sguardo d’insieme dei settori di interesse, come ha spiegato Francesca Manenti del Cesi. Dopo la firma dell’intesa in occasione della recente visita del presidente Xi Jinping e le relative polemiche soprattutto sulla sicurezza e sulla tecnologia 5G, Petrocelli non ha nascosto i problemi, ricordando anche gli avvertimenti statunitensi ed europei, ma “è un percorso che non possiamo più interrompere e che dobbiamo saper gestire in modo chiaro e con un costante confronto con l’Ue”. Di “collaborazione e responsabilità condivise” ha parlato Yanyu Zhang, capo dell’ufficio politico dell’ambasciata cinese.

Dal punto di vista del ministero degli Esteri, Giorgio Aliberti (capo dell’ufficio VII della direzione Mondializzazione della Farnesina) ha ricordato quanto stretti siano i rapporti anche in seguito alla crescita del ruolo cinese nel mondo. “L’Italia è stata timida per troppo tempo – ha detto – perché la nostra esportazione verso quella nazione vale 13 miliardi a fronte dei 90 tedeschi e dei 20 francesi” mentre abbiamo un crescente bisogno di esportare soprattutto per aiutare un’economia in recessione e dunque le relazioni con la Cina, che l’anno prossimo festeggeranno i 50 anni, “sono un’occasione da non perdere”. Le telecomunicazioni sono uno dei settori cardine: se da un lato è stretta la collaborazione tra le rispettive agenzie spaziali, la trasmissione dati alla velocità di 5G, che preoccupa sul fronte della sicurezza e che non fu compresa in quell’intesa, è già al centro di una sperimentazione in Italia con il colosso cinese Zte il cui capo delle relazioni istituzionali, Alessio De Sio, ha ricordato che siamo l’hub tecnologico per l’Europa, che è stato investito mezzo miliardo di euro nel nostro Paese e che è in corso la sperimentazione 5G a Prato e a L’Aquila dov’è in atto una collaborazione con la locale università. Anche De Sio, comunque, è cosciente del fatto che vada trovato “un punto di equilibrio con la diplomazia” perché è un settore necessario “al rilancio economico dell’Italia”.

Un altro tema fondamentale è quello delle energie rinnovabili che Ruggero Aricò, direttore relazioni istituzionali di Enel Green Power, ha sintetizzato con diversi dati: nel 2040 saranno utilizzate dal 50 per cento dell’Europa e dal 30 per cento del mondo e la Cina è ormai il primo investitore con 370 miliardi di dollari entro il 2030 con la previsione di 13 milioni di nuovi posti di lavoro. È un settore che unisce tecnologia e geopolitica, ha aggiunto Aricò, perché la Cina si sta ponendo il problema della produzione in altri Paesi o dell’esportazione di questo genere di energia “tanto che si parla di Via della Seta elettrica”. Si sa da anni che la Cina sta investendo in Africa dove immense aree, come quelle subsahariane, sono del tutto prive di energia e che in futuro beneficeranno proprio di quella rinnovabile. Nello stesso tempo la Cina è la nazione che inquina di più e sa di dover affrontare quella questione. Un rapporto complesso, dunque, e secondo Aricò è necessaria un’interlocuzione “che non faccia diventare la Via della Seta una tela del ragno”.

Se ne rende conto anche il presidente Petrocelli che ha ricordato la famosa frase di Deng Xiaoping secondo cui “se la Cina apre le sue porte entreranno inevitabilmente delle mosche”. L’Italia e l’Europa si stanno chiedendo invece se e quante “mosche” potrebbero entrare da noi con certi accordi: la difficoltà starà proprio nel mantenere relazioni indispensabili entro certi binari.

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