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L’Italia chieda alla Nato di istituire una no-fly zone in Libia

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L’aggressione di Khalifa Haftar verso Tripoli, contro il legittimo governo guidato da Fayez Serraj – che l’Onu ha installato per rappacificare il paese – non può portarsi dietro il devastante scenario dell’aprirsi in un conflitto anche aereo. I bombardamenti haftariani hanno già colpito una scuola nell’area della capitale, e gli attacchi aerei rischiano di diventare il tragico elemento di escalation del conflitto.

La Nato ha proiezione e capacità di deterrenza per imporre una no-fly zone su Tripoli. Roma ha la possibilità e la capacità negoziale, nonché funzione di contatto con la Libia, per chiedere all’Alleanza di creare un sistema attraverso cui chiudere i cieli e intervenire in caso di violazioni.

La tutela dei civili non può essere messa in discussione da qualsiasi considerazione strategica possa essere collegata alla Libia, dove la principale necessità è “arrestare immediatamente i combattimenti”, come ha detto il delegato della Nazioni Unite per la crisi, Ghassam Salamé.

L’obiettivo deve essere la protezione dei civili e la fornitura di assistenza umanitaria, e deve necessariamente portarsi dietro lo stop ai bombardamenti, la chiusura dello spazio aereo tripolino e l’istituzione di un meccanismo di controllo per le eventuali trasgressioni.

Formiche.net avanza questo appello affinché il governo italiano compia un salto di qualità nella gestione diplomatica della crisi, intervenendo sul piano della sicurezza insieme alla Nato, per essere i primi difensori dei libici.

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