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La base delle fake news: le persone cercano gratificazioni, anche quando si informano

Di Roberto Basso e Dino Pesole
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Pubblichiamo un breve estratto de “L’economia percepita – Dati comunicazione e consenso nell’era digitale”, libro scritto da Roberto Basso e Dino Pesole per Donzelli editore.

Un volume che muove da un’accusa alle classi dirigenti e alla loro rinuncia a guidare i cambiamenti indotti dalla globalizzazione, dalla cessione di sovranità nazionale e dalla rivoluzione digitale dell’informazione. Per gli autori, i populismi possono essere contrastati soltanto investendo nella qualità dell’informazione, nella tutela delle autorità indipendenti capaci di produrre conoscenza in modo imparziale (come l’Istat), nella democrazia deliberativa (come completamento di quella rappresentativa e in opposizione a quella “diretta”), nel governo delle piattaforme digitali secondo criteri etici di tutela dei principi della democrazia liberale.

La fabbrica delle fake news, tra Calabria e Macedonia

Taurianova, provincia di Reggio Calabria, 15mila abitanti. La principale risorsa economica cittadina è la produzione di olio e agrumi. In questo piccolo comune, lontano dai centri dove si decidono i destini del mondo, vive Francesco Gangemi, grande esperto di viralità dell’informazione. Ecco la sua ricetta, illustrata in un servizio di Sky tg24: «capire quello che piace alla gente. Quello che la gente vuole leggere. Tutto qua». Uno psicologo? Un sociologo? L’agente di una potenza straniera? No, Francesco Gangemi è un capocantiere disoccupato. Ha perso il lavoro e ha dovuto inventarsene un altro, così ha cominciato a creare pagine contenenti spazi pubblicitari, verso le quali genera traffico grazie alla condivisione di immagini su Facebook. Le immagini sono fotomontaggi con riferimenti ai politici. «Una di Monti mi è arrivata a 300mila condivisioni. Chi governa l’Italia è sempre un bersaglio sui social. Renzi tirava, inutile farlo su uno [qualunque]». Le immagini che «tirano» sono anti-euro, anti-casta, anti-immigrati. Perfette per la «società del rancore». Ideali per dare un volto a «loro», l’altro da sé, chiunque sia, su cui scaricare ansie e a cui imputare tutte le cause delle nostre insoddisfazioni. Nel tempo, il suo blog ha registrato più di 82 milioni di visualizzazioni che hanno garantito proventi pubblicitari per circa mille euro al mese.

Altrettanto remota rispetto ai centri decisionali del mondo è Veles, una cittadina inMacedonia grande appena il triplo di Taurianova. Il 24 agosto 2016, la testata inglese «The Guardian» pubblica un servizio di Dan Tynan da San Francisco. Nella piccola cittadina dell’ex Jugoslavia erano stati registrati più di 150 siti web dedicati alla politica americana, associati a pagine Facebook in grado di attrarre anche centinaia di migliaia di seguaci. Le notizie più rilevanti, e di maggiore successo, si concentravano sul candidato alle elezioni presidenziali americane Donald Trump. Notizie false o presentate in modo ingannevole. Grazie al meccanismo di propagazione di Facebook e alla diffusione di informazioni false e prive di fondamento già presenti in numerosi siti americani, la falange digitale macedone registra milioni di visualizzazioni, e chi riesce a imbroccare il colpo giusto può incassare anche 3-4000 dollari al giorno di ricavi pubblicitari.

Il 3 novembre 2016, «BuzzFeed» pubblica un servizio a firma del suo fondatore, Craig Silverman, e di Lawrence Alexander, che arricchisce di nuovi dettagli la storia di Veles, anche grazie al contatto diretto con alcuni dei giovani studenti responsabili di questa fiammata di interesse per la politica americana nei Balcani. I quali rivelano di avere provato lo stesso meccanismo anche con notizie di interesse del pubblico liberal e democratico americano, salvo concludere che «la gente in America preferisce leggere notizie su Trump».

A Taurianova, Gangemi ha fatto sua una regola fondamentale della comunicazione: le persone cercano gratificazioni, anche quando si informano. Gangemi non è certo responsabile della corruzione della democrazia: il legame tra acquisizione di conoscenze e gratificazione viene studiato da decenni, e diversi filoni di ricerca considerano gli apprendimenti più importanti come il risultato della frustrazione o della gratificazione di bisogni fondamentali. Informazione ed educazione vengono sempre più spesso associate al divertimento e all’intrattenimento e due nuove categorie di contenuti ibridi sono state create negli ultimi anni: edutainment (crasi di education e entertainment) e infotainment (information e entertainment). Nel corso degli ultimi decenni, con una accelerazione in anni più recenti, i format dell’informazione televisiva sono mutati, con l’eccezione dei telegiornali. Ma una quota crescente di informazione sembra passare da contenitori che non sono affatto giornalistici, né talk show esplicitamente dedicati alla politica: programmi di satira e di intrattenimento come Le Iene, Striscia la notizia, e gli show di Maurizio Crozza, veicolano una notevole quantità di informazione cui è associato implicitamente un giudizio (solitamente negativo). Crozza introduce spesso le sue performance con i titoli di un quotidiano. E se è vero quanto afferma Luca Sofri a proposito della qualità dei titoli degli articoli, è molto probabile che essi siano inesatti o contengano «sintesi» incapaci di rappresentarne fedelmente il contenuto. Se pur destinati a essere invalidati pochi giorni dopo, a beneficio delle poche migliaia di lettori che leggeranno la smentita, quei titoli avranno tuttavia sedimentato un pregiudizio in milioni di telespettatori.

A Veles, un gruppo di giovani studenti ha intuito il funzionamento dello stesso meccanismo sfruttato da Gangemi e lo ha messo alla prova sul mercato dell’informazione e della pubblicità, quello più ampio, gli Stati Uniti. I profitti sono lievitati. almeno finché il giochino lo hanno sperimentato in pochi. Quando il numero di siti si è moltiplicato, gli utenti hanno finito per dividere il loro interesse tra news diverse, riducendo il traffico generato individualmente verso ciascuno dei siti nati per questo scopo. In entrambi i casi, alla base del successo sembra esservi il desiderio di vedere i politici presi in giro. Sentimento facile da soddisfare se decine di persone sono pronte, sedute alla propria scrivania, a inventarsi fotomontaggi irriverenti che condannano senza appello chi ha responsabilità di governo, e a sgretolarne la reputazione dal proprio smartphone. Con un semplice clic.

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