Il Presidente della Repubblica ha promulgato la legge sulla nuova legittima difesa e, contestualmente, ha inviato una lettera ai presidenti delle Camere e al premier Conte.
Si tratta di un passaggio importante della controversa riforma, che segna un punto a favore del governo: Mattarella, nonostante le critiche di incostituzionalità sollevate in sede politica e giuridica, non ha ritenuto di rinviare il testo alle Camere, con ciò attestando implicitamente l’assenza di palesi vizi di incostituzionalità della legge.
Nel contempo, tuttavia, ha inviato alle massime autorità dello Stato un messaggio, che assume particolare rilievo.
Va preliminarmente sottolineato – osserva innanzitutto Mattarella – che la nuova normativa non indebolisce né attenua la primaria ed esclusiva responsabilità dello Stato nella tutela della incolumità e della sicurezza dei cittadini. Fin qua il Quirinale conferma un principio unanimemente condiviso.
A seguire, il Presidente della Repubblica osserva che la nuova legge attribuisce rilievo decisivo “allo stato di grave turbamento derivante dalla situazione di pericolo in atto”, e presuppone, in senso conforme alla Costituzione, una portata obiettiva del grave turbamento.
Le parole accuratamente ponderate del Presidente esprimono un concetto chiaro e svelano un rilievo istituzionale: il tanto dibattuto “grave turbamento” è conforme alla Costituzione, purché concretamente ancorato a un accertamento oggettivo; e la magistratura non è affatto esautorata dal riferimento legislativo al grave turbamento, ed anzi resta protagonista nel definire se e come si può configurare tale stato d’animo.
Mattarella rileva poi che, nei procedimenti penali nei quali venga riconosciuta la legittima difesa “domiciliare”, le spese di giudizio per le persone interessate sono poste a carico dello Stato, mentre analoga previsione non è contemplata per le ipotesi di legittima difesa in luoghi diversi dal domicilio.
Si tratta di un’osservazione corretta, che appare tuttavia recessiva rispetto alla volontà del legislatore di garantire maggiore tutela alla legittima difesa domiciliare.
Il Capo dello Stato segnala infine che, in maniera non ragionevole, la legge subordina al risarcimento del danno la possibilità di concedere la sospensione condizionale della pena, nel caso di condanna per furto in appartamento o per furto con strappo, ma che lo stesso non è previsto per il delitto di rapina (che ha indici di pericolosità anche maggiori). Segnalazione del pari corretta, che non tocca però il fulcro della riforma.
La lettera del Capo dello Stato è stata accolta con favore dagli oppositori alla nuova legittima difesa. Così, l’Associazione nazionale magistrati ha espresso apprezzamento, rilevando che se vi saranno profili di incostituzionalità in sede di applicazione della nuova legge, sarà la Consulta a decidere in materia. Come dire: bene ha fatto Mattarella a esprimere critiche alla legge ma comunque i magistrati avranno modo di far valere i loro dubbi di costituzionalità nell’ambito dei processi.
Del pari, tra gli oppositori alla riforma, il presidente dell’Unione camere penali ha ritenuto che la lettera del Quirinale confermi la fondatezza dei rilievi di incostituzionalità della legge, ed offra un’interpretazione giuridica che vanificherebbe l’intero impianto della normativa e ne dimostrerebbe la natura propagandistica.
In realtà, è vero che i rilievi di ragionevolezza contenuti nella lettera di Mattarella possono supportare valutazioni di incostituzionalità; ma, per quanto appare, questo potrebbe avvenire in relazione alla mancata estensione della nuova normativa ad altri istituti, e non a una sua intrinseca illegittimità costituzionale.
Inoltre, l’interpretazione offerta dal Capo dello Stato, in particolare sul grave turbamento, non risulta innovativa né appare idonea ad accreditare tesi giuridiche che possano delegittimare l’impianto della riforma.
In definitiva, la lettera del Presidente della Repubblica è improntata a equilibrio istituzionale, evidenziando profili critici senza prendere posizione sulle polemiche politiche e giuridiche; e offre alle Camere e al governo degli spunti di riflessione, utili per eventuali integrazioni o modifiche del testo di legge.