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Dalla crisi in Libia si esce solo con il dialogo. Parla Zennaro (M5S)

Niente armi ma più dialogo. Così il deputato grillino Antonio Zennaro, componente del Copasir riflette con Formiche.net su perimetro e scenari della crisi in Libia mettendo l’accento sul ruolo dell’Onu, sulle influenze esterne (“molteplici visto che si tratta di un territorio strategico”) nella consapevolezza che una Libia permanentemente destabilizzata è un danno per tutta l’Europa.

Dall’intelligence giungono notizie poco definitive: “La ripresa dell’offensiva di Haftar va ancora scongiurata”. Dunque non è fallito il blitz del generale?

È cronaca che la situazione in Libia sia molto fluida anche con sconvolgimenti repentini. Ci sono stati scontri tra milizie e diverse fazioni. Il risultato di questo caos sono morti, feriti e l’instabilità di un’intera nazione.

Il vicepresidente Ahmed Maitig ha aperto alla possibilità che l’Italia chieda alla Nato di “chiudere” il cielo libico ma solo dopo il ritiro delle truppe del generale: che ne pensa?

Il governo italiano e il MoVimento 5 Stelle hanno da sempre sottolineato che l’unica soluzione per la stabilità della Libia è il dialogo, escludendo ogni possibilità di intervento militare, in accordo con il piano elaborato dalle Nazioni Unite e che in questi mesi è stato portato avanti dall’inviato speciale dell’Onu Ghassan Salamè. La linea della pace e dell’inclusione, in particolare degli attori libici, è stata ribadita più volte, soprattutto dopo la conferenza di Palermo dello scorso novembre di cui l’Italia si era fatta principale promotrice.

Maitig è l’uomo giusto su cui puntare per superare lo stallo?

L’Italia continua a lavorare per soluzioni diplomatiche ed inclusive. Come ha giustamente sottolineato il presidente Conte, tutti gli attori libici devono essere coinvolti per raggiungere la pace e superare questa grave crisi.

Quanto incidono le influenze esterne di Turchia e Qatar?

Penso che sulla Libia le influenze esterne siano molteplici visto che si tratta di un territorio strategico. L’interesse italiano, però, è stabilizzare l’intera area e creare le condizioni future per una Libia senza caos. La presidenza del Consiglio sta portando avanti tutti i contatti necessari con i Paesi coinvolti, tra cui Stati Uniti, Egitto ed Emirati Arabi.

Come impedire una crisi umanitaria?

L’attuale situazione di caos e di instabilità crea grossi problemi alla popolazione, prima la forza delle armi lascia spazio alla diplomazia e prima si potrà evitare ogni tipo di escalation umanitaria. Spero che tutti gli attori europei, compresi i francesi, si facciano promotori, attraverso le proprie reti di relazioni diplomatiche, di condizioni di pace e di dialogo. Una Libia permanentemente destabilizzata è un danno per tutta l’Europa.

Il rischio di “importare” foreign fighters accanto a profughi è reale?

Il caos libico ha conseguenze dirette sui flussi migratori verso l’Italia e sulla sicurezza del nostro Paese in generale, che senza un governo stabile in Libia non ha un interlocutore riconosciuto nel contrasto ai trafficanti di esseri umani e al terrorismo. I rischi sono sempre elevati in queste situazioni. Siamo però sicuri dell’eccezionale attività svolta dalle nostre agenzie di sicurezza ed intelligence nel monitoraggio e contrasto di ogni tipo d’azione volta a mettere a repentaglio la sicurezza dei cittadini e della Repubblica.

twitter@FDepalo

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