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La Libia rischia di diventare un’altra Siria, l’Europa si faccia sentire

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Ogni ora che passa, la situazione in Libia peggiora sempre di più. Mentre il presidente del Consiglio Giuseppe Conte prosegue gli incontri per parlare dell’emergenza libica, i Paesi che condividono la frontiera con la Libia si preparano al peggio.

Le autorità tunisine, per esempio, hanno confermato un’operazione per rafforzare il dispositivo di sicurezza lungo i confini orientali e occidentali, dopo l’offensiva del generale Khalifa Haftar su Tripoli. Il ministro dell’Interno Hisham al Furati ha dichiarato alla fine di un incontro straordinario a Tunisi: “Negli ultimi giorni il ministero dell’Interno ha condotto operazioni preventive, mostrandosi pronto a proteggere la sicurezza nazionale e a fermare ogni eventuale azione ostile”.

Anche il Parlamento della Tunisia è impegnato nella ricerca di una soluzione, sempre politica, che possa contribuire alla stabilità nel Paese vicino. In una conversazione con Formiche.net Imen Ben Mohamed, componente dell’Assemblea costituente e deputata del partito Ennahdha, ha spiegato la situazione dal fronte tunisino: “Le informazioni sono poche chiare e la situazione cambia molto velocemente. Ma sembra che per la Tunisia, la situazione critica della Libia ha un effetto diretto e immediato. Si ripercuote nella nostra stabilità politica, sociale, economica e di sicurezza”.

La Tunisia, ha dichiarato, sta subendo conseguenze negative a causa della crisi libica. E potrebbe influire in maniera decisiva nella campagna elettorale del voto fissato per l’autunno, allargando l’instabilità politica e economica.

“Il partito Ennahdha ha condannato fermamente l’attacco offensivo su Tripoli – ha spiegato la deputata -, un attacco avvenuto a distanza di qualche giorno del dialogo nazionale collettivo a Ghadames e dopo qualche giorno dell’appello della Lega Araba  alla via del dialogo in Libia tra le parti in conflitto. Ennahdha ha condannato anche tutti gli interventi esterni che alimentano la guerra civile in Libia o gli interventi militari”.

Ha aggiunto che “sono cadute tante vite umane e tanti civili  libici sono stati vittime di questa aggressione, le sofferenze dei nostri vicini sono anche sofferenze nostre, e la Tunisia segue con attenzione la situazione in Libia”.

Ma non solo la Libia ne risente. L’instabilità nel sud del Mediterraneo comporta inevitabilmente instabilità per i Paesi del nord del Mediterraneo. Ben Mohamed ha fatto un appello ai leader europei perché condannino l’attacco di Haftar a Tripoli: “Una situazione di caos e fragilità in Libia avrà degli effetti per l’Europa, specificamente per Francia, Italia e Spagna. L’escalation può trasformare la crisi libica in un altro scenario siriano. La condanna deve essere netta […] e l’Europa deve fare pressione per fare rispettare gli accordi”.

Secondo il deputato, la guerra in corso in Libia potrebbe svilupparsi in due scenari possibili. Il primo è che dopo un periodo di scontri, le due parti si stancheranno e faranno un passo indietro, tornando così verso la strada del dialogo intrapresa insieme all’Organizzazione delle Nazioni Unite. Il secondo, purtroppo, potrebbe essere uno scenario di guerra continua, con l’aumento degli attacchi cominciati dal generale Haftar: “In quel caso andranno profusi tutti gli sforzi sul piano della diplomazia e del dialogo. E la voce militare avrà più forza di quella politica”.

Sebbene tutte le iniziative di mediazione a favore del dialogo tra le parti in Libia sono benvenute, la Tunisia sostiene, come ha sempre fatto, quelle protette sotto l’ombrello delle Nazioni Unite. “Abbiamo partecipato, insieme anche all’Egitto e l’Algeria, in negoziati che sostengono una soluzione politica per il conflitto – ha ricordato Ben Mohamed -. Siamo stati agli incontri a Palermo e Parigi e continueremo a sostenere queste iniziative […] Ma la cosa più importante è che siano rispettate le regole degli accordi. Haftar aveva partecipato agli incontri sostenendo di essere favorevole ad un dialogo politico, ma poi nei fatti, con l’intervento militare, non l’ha fatto”.

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