Skip to main content

Pechino si riavvicina a Kim. Cina e Stati Uniti cercano spazi su dossier incrociati

Il presidente cinese, Xi Jinping, ha inviato un messaggio per congratularsi con il dittatore nordcoreano, Kim Jong-Un, rieletto, dopo la riunione del Politburo e della plenaria del Partito, alla presidenza della Commissione sugli Affari statali – ossia, resta leader supremo. La nomina è una formalità, visto che Kim a Pyongyang ha tutto il potere per decidere quel che vuole, e altrettanto meramente procedurale è il messaggio da Pechino, se non fosse per la tempistica.

Xi, con le congratulazioni, riafferma (nemmeno troppo sottilmente) la vicinanza cinese al Nord nello stesso giorno in cui a Washington il presidente sudcoreano Moon Jae-in cerca il contatto con Donald Trump per rianimare il sistema negoziale che sta attorno al dossier sulla nuclearizzazione nordcoreana.

“È piacevole vedere che sotto la guida di Kim lo sviluppo economico e sociale nordcoreano ha fatto nuovi progressi in modo continuativo negli anni recenti, con la causa socialista entrata in una nuova fase della storia”, ha detto Xi, calcando su un piano che il satrapo di Pyongyang ha cercato di mettere in massima evidenza durante questi ultimi mesi: lo sviluppo. Kim ha usato l’argomento come via per evitare le critiche sui contatti con l’Occidente, in particolare con gli Stati Uniti nemici esistenziali.

La propaganda di Kim ha cercato di mascherare i negoziati – ciò che le parti più intransigenti del regime avrebbero potuto descrivere come una debolezza – con la crescita economica, lo sviluppo e la prosperità. Anche per questo, durante l’ultimo vertice di Hanoi, il nordcoreano ha cercato di passare all’incasso, offrendo a Trump la dismissione di un reattore in cambio del sollevamento delle sanzioni (che sono l’elemento che, oltre alla struttura economica interna, soffoca il Nord).

Per Xi, le nuove linee strategiche nordcoreane – discusse durante l’ultima riunione – permetteranno di raggiungere “più grandi obiettivi”. Il cinese ha incontrato Kim quattro volte nel 2018: vertici che al di là delle relazioni tra i due Paesi (“uniti da monti e fiumi”, dice Xi ricordando che quest’anno si festeggerà il settantesimo anniversario), hanno un valore politico per entrambi.

Pyongyang ottiene un supporto da una potenza amica che negli anni passati – quelli dei continui test missilistici e atomici – era sembrata invece soffrire un po’ il link. Pechino riafferma il proprio ruolo da attore di primo piano in un dossier dove l’interesse va oltre le contingenze: su certe questioni, la Cina sa che deve lasciare un’impronta, perché altrimenti come potrebbe puntare allo status di potenza globale se non riesce a risolvere le problematiche lungo i suoi confini?

Sotto quest’ottica la questione Corea del Nord è del tutto simile a quella legata al Mar Cinese, con la differenza che sulla prima Pechino può muoversi in modo più accondiscendente rispetto alle traiettorie negoziali intraprese da Washington e alleati – anche sfruttandolo come carta nei negoziati a sfondo economico-commerciale con gli Stati Uniti – perché in fondo l’equilibrio e la stabilità è un suo interesse. E interesse è anche sembrare un honest broker nei negoziati – l’importante è avere un ruolo attivo, o proattivo.

Sull’altro dossier, invece, la Cina non vuole cedere nemmeno un minimo delle quote di sovranità (totale) che rivendica sugli isolotti strategici davanti alle proprie coste, perché (almeno per il momento) potrebbe sembrare una fragilità fare passi indietro.

Il ruolo che i governi di Pechino e Washington cercano di giocare su entrambi i dossier – così come su altri – è testimonianza della complicazione dei rapporti tra le due potenze all’interno di un confronto globale. Per esempio, nei giorni scorsi s’è svolta l’esercitazione “Balikatan” tra Stati Uniti e Filippine: i Marines hanno finto un’assalto anfibio su Pangasa, un’isola filippina nel Mar Cinese e poi la “Uss Wasp” ha solcato quelle acque nei pressi di uno degli isolotti contesi e occupati dalla Cina (nota: i Marines ufficialmente dicono di non poter rivelare certi movimenti, ma c’è una serie di testimonianze locali a supporto del fatto che la nave abbia seguito quella rotta).

Washington con l’esercitazione si è riavvicinato a Manila, dopo che Rodrigo Duterte aveva cercato un’azione di pivot verso la Cina (e la Russia) anche riducendo la dimensione di questo genere di manovre, che invece quest’anno hanno ripreso ad avere un ruolo anche (o soprattutto) politico. Sullo stesso piano di certi messaggi che Pechino invia a Pyongyang.

(Foto: KCNA, governo nordcoreano, Kim presiede il Politburo)



×

Iscriviti alla newsletter