La mattina del primo aprile, esaminando gli accrediti nei loro conto correnti bancari, i pensionati d’oro, d’argento, di latta, e di cartapesta, pensavano di trovare un pesante taglio nel versamento mensile dell’Inps a titolo del loro trattamento pensionistico: tre mesi sia di raffreddamento dell’adeguamento al costo della vita e sia di contributo detto di solidarietà finalizzato alla rendita per coloro che non hanno mai versato contributi di sorta.
Invece, solo una leggerissima riduzione dovuta al raffreddamento dell’adeguamento al costo della vita, minuscola perché l’Italia è da mesi in recessione (indelicato dire quali politiche economiche la hanno foraggiata) e, quindi, con il Pil tra stagnazione e declino i prezzi non aumentano più di tanto. Rivolgendosi al sito Inps si può esaminare il proprio cedolino ed anche leggere un comunicato che, però, non spiega quando e perché verrà attuato il taglio che sarà tanto più pesante quanto più rate verranno riversate su una sola mensilità.
Non che se esaminato nella sua interezza, il raffreddamento non inciderà sulla tasche dei pensionati. Per le pensioni sui 2500 euro lordi, il taglio sarà di 43,94 euro/anno, per 36 mesi = 131,82 euro nel triennio 2019-2021 e si cumulerà a quelli degli anni precedenti per un totale di 590,34. Per quelle sui 2.600 euro lordi, il taglio sarà di 91,65 euro/anno, per 3 anni= 274,95 e si cumulerà a quelli degli anni precedenti, per un danno totale di euro 985,14. Per quelle sui 3.400 euro lordi, il taglio sarà di 179,53 euro/anno, per 3 anni=538,59 e si cumulerà a quelli degli anni precedenti, per un danno totale di euro 2.592,98. Calcoli analoghi per le fasce superiori: nel triennio i tagli salgono a 717,22 – 879,39- 1.077,18- 1.256,58 (fasce 4.500-5.500-6.800-8.015) con un danno complessivo 2000-2019, rispettivamente, di 456,05- 4.319,51- 4.999,79 – 6.049,68. Cifre significative, a cui si aggiungerà il contributo.
Parlando con l’Inps (se ci si riesce), si hanno le risposte più varie e più vaghe. C’è chi parla di vero e proprio assedio agli sportelli, ed agli uffici, a ragione di quota 100 e della rendita di cittadinanza. C’è chi afferma che il nuovo commissario, Pasquale Tridico avrebbe dato ordine di puntare tutto su detta rendita tanto che c’è stasi totale su altri fronti (quali le liquidazione delle cosiddette pensioni della gestione separata o Inps 2). C’è chi dice che gli uffici centrali e provinciali sono travolti di diffide dal mettere in atto i tagli nei confronti dei pensionati d’oro, d’argento, di latta o quant’altro e di richieste di avere calcoli dettagliati dei contributi versati. Infine, chi, nei corridoi delle sedi Inps, vede aleggiarsi quello della Corte Costituzionale che in passato ha bocciato più volte tagli analoghi. C’è perfino chi avrebbe visto quello della Corte dei Conti, che stanca e stufa di simili operazioni, se la prenderebbe con i singoli dirigenti responsabili di mettere le mani nelle tasche dei pensionati. Quindi, un vero bailamme.
In effetti, la spiegazione è solo e semplicemente politica: un risiko tra Lega (che inizialmente si era opposta ai tagli che colpiscono il suo elettorato) e i pentastellati (che hanno esibito i tagli come uno scalpo della loro determinazione e forza). Le associazioni dei pensionati (soprattutto Leonida) hanno avvertito la Lega che daranno i loro voti ad altri. E la Lega ha concordato con i pentastellati di non farli scattare prima delle elezioni europee in modo che il bacino elettorale di una delle controparti del contratto di governo non senta fisicamente il taglio nelle proprie tasche prima di andare al voto. È in corso di messa a punto una circolare in base alla quale il taglio verrebbe effettuato sui trattamenti dal primo giugno (subito dopo le elezioni europee) e che gli arretrati verrebbero spalmati su più mesi per non incidere troppo sulle tasche dei pensionati all’inizio dell’estate.
Difficile dire se ciò calmerà la rivolta in atto e la valanga di ricorsi che, dopo le diffide, starebbero per partire.