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Il vertice tra Putin e Kim è importante ma a lunga scadenza

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Dovrebbe avere inizio domani, 24 aprile, la trasferta russa del leader norcoreano Kim Jong-un. Un vertice, quello tra Vladimir Putin e il satrapo di Pyongyang, che potrebbe avere una portata non indifferente, soprattutto in termini di immagine.  Dall’inizio degli anni duemila ad oggi, le relazioni del Cremlino con la Corea del Nord hanno attraversato periodi di intensificazione e momenti di stallo. E se in momenti come questi, come ha spiegato lo studioso Andrei Lankov alla Bbc, verrebbe da tornare con il pensiero alla vecchia logica filo-sovietica secondo la quale “il nemico del mio nemico è mio amico”, gli scenari che potrebbero aprirsi all’indomani dell’incontro risultano essere molteplici. Inoltre, secondo Luigi De Biase, giornalista del Tg5 esperto di Russia ed Europa dell’est e autore della newsletter settimanale Volga, il sistema analizzato da Lankov rimarrebbe comunque “un modo insufficiente di guardare alla politica estera del Cremlino”. De Biase, in una conversazione con Formiche.net, ha sottolineato come “la Russia ha la sua storia e la sua visione delle cose. In più di una occasione ha fatto capire di essere pronta a collaborare con gli Stati Uniti su dossier di interesse globale. Il disarmo della Corea del Nord è uno di quelli. Considerare le decisioni della Russia semplicemente come contrapposizione all’Occidente significa osservare il mondo attraverso una sola dimensione”.

Kim incontrerà Putin in Russia. Secondo lei quale strategia (da ambo le parti) potrebbe celarsi dietro il vertice?

Per Kim Jong-un è la prima visita in Russia da quando è salito al potere nel 2011. L’obiettivo del Cremlino è migliorare i rapporti con la Corea del Nord che ha un peso significativo negli equilibri dell’estremo oriente. Anche per questa ragione i russi punteranno sul lato per così dire sentimentale dell’incontro. A Vladivostok porteranno Kim negli stessi luoghi che aveva visitato una ventina d’anni fa suo padre, Kim Jong-il, come l’hotel Gavan che oggi peraltro appartiene a una società cinese, e il panificio VladKhleb in cui si produce pane al carbone.

Chi ha più da guadagnare da questo incontro?

L’Occidente, e quindi Europa e Stati Uniti. I tentativi diplomatici del presidente americano Donald Trump si sono fermati dopo il vertice che si è svolto alcuni mesi fa in Vietnam. Le relazioni di Kim con la Russia sono buone perché i russi sin qui hanno mostrato di essere meno invasivi rispetto ad altri interlocutori. Ogni eventuale passo avanti compiuto sulla strada del disarmo nucleare durante l’incontro di Vladivostok toglierebbe un problema dall’agenda di Trump e da quella dei governi europei.

Putin, in particolare, cosa ne ricaverebbe?

La Corea del Nord confina con la Russia: le tensioni che attraversano l’Asia s’avvertono in qualche modo sino a Mosca. Per Putin il dossier coreano è prima di tutto un dossier di sicurezza nazionale. Il disarmo nucleare nella regione è una priorità per il Cremlino e l’obiettivo si può raggiungere soltanto attraverso relazioni stabili con Kim Jong-un. Il buon esito del vertice permetterebbe quindi a Putin di ricavare per prima cosa sicurezza attorno ai confini del paese che governa da vent’anni esatti.

Dopo il fallimento del vertice in Vietnam tra Trump e Kim, il leader nordcoreano potrebbe, secondo lei, utilizzare i colloqui con Putin per provare a dettare la linea dei negoziati anche con gli Usa?

Non credo che Putin e Kim useranno questa occasione per discutere di Trump e del negoziato con gli Stati Uniti. Sarebbe illogico, soprattutto nel caso in cui abbiano intenzione di portare avanti i colloqui su un binario diverso. Occorre dire peraltro che gli opinionisti russi meglio informati su questo viaggio non si aspettano colpi di scena: come detto, si tratta della prima visita di Kim e i russi vogliono soprattutto rafforzare i rapporti.

In sostanza, quello di Kim, potrebbe essere un tentativo di mettere pressione agli Stati Uniti?

Per quel che so io, la politica estera della Corea del Nord è basata sul principio dell’astensione: meglio è se nessuno si accorge di noi. Non penso quindi che Kim voglia mettere pressione ad alcuno. In particolare poi a un leader piuttosto imprevedibile come ha dimostrato di essere Donald Trump. La Russia ha già partecipato a colloqui per il disarmo nucleare con la Corea e ha un ruolo ben definito in questo processo. Questa visita non è una provocazione a Trump.

In ogni caso come potrebbe reagire il presidente Trump?

Il tentativo diplomatico compiuto da Trump non è fallito, ma ha mostrato comunque di avere limiti. Ora questi dovrebbe permettere ad altri Paesi di proseguire la trattativa. Quello nordcoreano è un dossier internazionale al quale molti Paesi hanno mostrato di volere aderire. C’è un obiettivo comune, che è il disarmo nucleare della Corea. Trump non può arrivarci da solo: farebbe meglio a sfruttare anche il lavoro compiuto da altri.

Quale potrà essere l’esito del vertice?

Da questo vertice i russi non si aspettano una svolta sul piano del disarmo. È una tappa intermedia, molto importante, che servirà loro per migliorare le relazioni con il giovane maresciallo Kim. I quotidiani russi sono estremamente cauti, puntano sugli aspetti folkloristici di questa visita, sui preparativi ai quali il Cremlino lavora da settimane. È un vertice pesante, ma l’esito è a lunga scadenza.

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