Dopo le numerose polemiche circa la possibilità che Huawei possa installare telecamere di nuova generazione nel centro della Capitale, è arrivata una prima risposta del governo: “Roma Capitale non ha ancora ricevuto nei dettagli la proposta di liberalità” del colosso di Shenzhen, “e si è, dunque, riservata di valutare la fattibilità giuridica e tecnica che emergerà dal progetto”. Lo ha spiegato il sottosegretario agli Interni, Carlo Sibilia, rispondendo nell’Aula della Camera a un’interpellanza urgente del gruppo Misto sui possibili rischi per la privacy connessi all’installazione delle apparecchiature in questione.
L’ANNUNCIO DEL CAMPIDOGLIO
Mentre gli alleati americani mettono in guardia tutti i Paesi Nato e, anche l’Italia, sui pericoli di affidarsi ad aziende tecnologiche cinesi e, soprattutto a Huawei nell’ambito delle telecomunicazioni (e nel 5G in particolare), il 2 aprile la sindaca Virginia Raggi, in sede di presentazione del Gran Premio di Formula E di Roma, aveva annunciato che Huawei (sponsor dell’evento) avrebbe installato a sue spese delle telecamere di sicurezza di nuova generazione in centro storico, a San Lorenzo e Piazza Vittorio, in grado di seguire eventuali vandali ed autori di reati. La donazione del colosso del settore hi-tech e telecomunicazioni aveva sollevato molte perplessità.
L’INTERPELLANZA DI MAGI
Così, martedì scorso, il deputato di +Europa Riccardo Magi ha presentato una interpellanza urgente anche in considerazione del fatto che “gli Stati Uniti hanno vietato alle agenzie federali statunitensi di acquistare la tecnologia Huawei, accusata di usare le proprie tecnologie per un’azione di spionaggio da parte del Governo cinese”. Il parlamentare ha poi sottolineato nella sua richiesta al governo come dal suo punto di vista “appare evidente che con l’obiettivo di seguire ‘eventuali vandali o autori di reati’ saranno sorvegliati tutti i cittadini, inclusi i minori, peraltro con un approccio che presuppone una ‘presunzione di colpevolezza’ dei cittadini con precedenti penali, in aperto contrasto con le garanzie previste dalla nostra Costituzione”.
LA RISPOSTA DEL GOVERNO
Da qui la risposta scritta al deputato radicale, nella quale il governo chiarisce che “al momento non esiste un contratto di servizio tra Roma Capitale e Huawei” e il Comune ha precisato che nel caso “si atterrà alle specifiche direttive previste dal Ministero dell’Interno in materia di sistemi di videosorveglianza”. Nel documento dell’esecutivo si legge anche che il Campidoglio ha reso noto di “non disporre di impianti di videosorveglianza con caratteristiche tali da consentire la possibilità di riconoscimento facciale”.
I TIMORI DEGLI ESPERTI
La possibilità che queste telecamere fossero installate aveva però trovato concordi gli esperti di sicurezza sulla necessità di maggiori approfondimenti, dal momento che il sistema di videosorveglianza ‘smart’ – si era spiegato proprio durante la conferenza stampa al Campidoglio – dovrebbe essere collegato con le banche dati delle forze dell’ordine e permetterebbe non solo di riprendere la zona e di elaborare i dati sui flussi di traffico, ma di riconoscere persone ed oggetti.