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I politici cattolici sono isolati, siamo all’irrilevanza. Parola del cardinal Ruini

ruini

Intervenendo alla presentazione del libro di Eugenia Roccella “Eluana non deve morire”, che ricostruisce il caso Englaro e il confronto sul tema del “fine vita”, il cardinale Camillo Ruini ha impreziosito l’evento con un intervento che ha saputo legare il passato e il presente, osservando tra l’altro che “adesso il problema posto dalla vicenda si ripropone non più per un singolo caso ma in forza di una legge approvata dal Parlamento nel 2017. A riguardo, la Corte costituzionale ha sostanzialmente confermato ciò che abbiamo rilevato quando fu discussa la legge. Oggi dovrebbe essere chiaro a tutti che avevamo ragione a dire che la legge approvava l’eutanasia. Oso sperare che ora quei cattolici non si allineino alla ordinanza della Corte. L’unica strada che vedo sarebbe quella di modificare la legge vigente, revocando la facoltà di sospendere l’idratazione”.

Nel 2006, quando il cardinale Camillo Ruini era ancora presidente della Conferenza Episcopale Italiana, non furono consentite le esequie in Chiesa di Pierluigi Welby per interruzione non dell’idratazione ma della ventilazione, argomento che però rimane spinoso. Recentemente Famiglia Cristiana ha dedicato un articolo alle linee guida del Policlinico Gemelli, sottolineando che ,”il paziente, già in ventilazione meccanica invasiva mediante tracheostomia, può richiedere la rinuncia al trattamento in atto laddove si configuri per lui una gravosità non più sostenibile e straordinaria; in tal caso viene richiesta la consulenza di etica clinica al fine di valutare e condividere con l’équipe l’appropriatezza della sua richiesta, considerando anche la proporzionalità dei trattamenti. Il piano terapeutico relativo all’uso di trattamenti invasivi per la gestione dell’insufficienza respiratoria è per definizione ‘flessibile’, deve cioè essere continuamente rimodulato e adattato nel tempo, in rapporto alle variazioni delle condizioni cliniche e della gravosità espressa dai pazienti per i trattamenti stessi”.

Il ragionamento è proseguito toccando un altro punto importante. Nella Chiesa, come è noto, il termine “diritti umani” è stato impiegato per la prima volta da papa Giovanni XXIII, nell’enciclica Pacem in Terris. Fino ad allora i riferimenti erano ai diritti di Dio. E proprio a questo difficile rapporto ha fatto riferimento il cardinale spiegando la sua visione. Se l’uomo pretende di interrompere la vita viola la “libertà di Dio”, sostituendosi evidentemente al suo disegno che non è ancora giunto a compimento: “Non potremmo essere liberi se all’origine non ci fosse la libertà creatrice di Dio”. La riflessione su questo punto è molto importante, ma il tempo non è stato sufficiente per approfondire il discorso sul rapporto tra la libertà di Dio e lo sviluppo scientifico.

Davanti a una sala attenta e partecipe, nella quale spiccavano sul palco il presidente della Fondazione Magna Carta promotrice l’incontro, Gaetano Quagliariello e l’ex ministro della salute Maurizio Sacconi e vedeva in sala la presenza in sala dell’ex ministro Giovanardi, l’ex cardinal vicario dopo aver citato Giovanni Paolo II e Benedetto XVI ha parlato della testimonianza affermando che in questi anni “si è allentata la collaborazione fra il mondo cattolico e i cattolici che operano in politica. I politici cattolici sono così isolati mentre il mondo cattolico e la stessa gerarchia rischiano di rinunciare con forza e chiarezza in materia di etica pubblica. Il risultato è l’irrilevanza che ha comportato la fine della cosiddetta eccezione italiana sui temi della vita e della famiglia. Dobbiamo tornare ad essere un interlocutore incisivo. È indispensabile ristabilire una positiva sinergia fra i politici cattolici e il loro naturale retroterra, compresi i vescovi”.

In assenza di un’esplicita citazione, il riferimento agli anni recenti è parso indicare una riflessione critica sul pontificato di Francesco che apparirebbe aver scelto di contenere il rapporto tra gerarchia e politici cattolici. In effetti per molti il punto è rilevante e meriterebbe ulteriori confronti per il rapporto tra consapevolezza della dottrina e primato della coscienza, priorità indicata dal più noto teologo beatificato da Benedetto XVI nella sua Birmingham, Henry Newman, che al riguardo disse: “Quanto alla coscienza, esistono due modalità per l’uomo nel seguirla. Nella prima la coscienza forma soltanto una specie di intuito verso ciò che è opportuno, una tendenza che ci raccomanda l’una o l’altra cosa. Nella seconda è l’eco della voce di Dio. Ora tutto dipende da questa differenza. La prima via non è quella della fede, la seconda lo è”.

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