Per alcuni osservatori si tratta del primo passo per la creazione di un ‘firewall’ di Stato sullo stile cinese. Per Mosca di un modo per difendersi da potenziali interruzioni di servizio. Fa comunque discutere l’approvazione in via definitiva, da parte dei legislatori russi, del disegno di legge per creare una Rete completamente autonoma. Il progetto – che comprende un’intera infrastruttura finalizzata a garantire l’operatività della rete anche in caso di impossibilità a connettersi con i server stranieri – è stata ideata pensando alle potenziali conseguenze dei conflitti informatici che, secondo la cyber strategy americana pubblicata nel 2018, vedono Mosca come uno degli attori più aggressivi nel cyber spazio.
RUNET, L’INTERNET SOVRANO
Le misure introdotte permettono di deviare il traffico internet russo – la cosiddetta Runet, ovvero l’insieme di siti in lingua russa – attraverso punti di scambio approvati e per costringere gli Isp a installare nuove apparecchiature di rete allo scopo di limitare l’anonimato. La legge creerebbe anche un sistema di nomi di dominio parallelo per consentire alla Runet di funzionare indipendentemente nel caso in cui fosse interrotto (da eventuali attacchi informatici). Molti dubbi circondano ancora la capacità tecnica russa di attuare tali misure, mentre le motivazioni e le intenzioni alla base di tale scelta spaziano, in particolare tra i critici, dalla volontà del Cremlino di introdurre un controllo su ciò che circola in Rete, fino ai sostenitori, che temono ad oggi una rete internet controllata dall’Occidente.
CHE COSA CAMBIERÀ
Oltre due terzi (307) dei deputati della Duma hanno votato a favore delle misure e, tra pochi giorni, il documento passerà dal Consiglio della Federazione (ovvero la Camera alta) per poi arrivare alla fase di approvazione presidenziale. La legge potrebbe entrare in vigore già da novembre, e prevede, tra le altre cose, di dirigere il traffico dati verso un preliminare controllo delle autorità nazionali, mentre parallelamente una tecnologia potrà rilevare i contenuti proibiti bloccandoli assieme alle fonti malevole. In un secondo momento verranno probabilmente installati alcuni strumenti di crittografia. Il progetto richiederà un impegno finanziario di non poco conto, circa trenta miliardi di rubli (pari a oltre 400 milioni di euro), e andrà ad influenzare anche il rapporto di Mosca con i social network, considerando che al suo interno si richiede, a colossi come Usa Facebook ma anche a app di messaggistica come Telegram, di adeguarsi al provvedimento spostando i propri nodi su server russi. Pena l’esclusione dal mercato e, per i cittadini, una nuova forma di censura.