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Risparmio, vigilanza e spinta alle Ipo. Savona ridisegna la Consob

Dal piano per la crescita e gli investimenti a quello per il risparmio e le quotazioni in Borsa. Sono passati otto mesi da quell’agosto del 2018, quando Paolo Savona, allora ministro per gli Affari europei nel governo gialloverde nato da poche settimane nel segno di uno spread vicino ai 300 punti base, stilò un programma in poche mosse per portare in breve tempo il Pil a un ritmo di crescita del 2%.

Ora che l’economista è alla guida della Consob, dopo la contestata gestione di Mario Nava, la missione è un’altra anche se l’approccio è lo stesso: un robusto piano per rimettere i mercati finanziari al centro della nostra economia. Non nemici della crescita, non espressione della speculazione, bensì preziosa risorsa per le imprese che necessitano di raccogliere denaro senza ricorrere al prestito bancario. In poco meno di 30 pagine (qui il documento integrale del Piano Strategico 2019-2021) Savona ha racchiuso protezione del risparmio, spinta alle quotazioni sui vari listini di Piazza Affari e agevolazioni di varia natura per il Fintech, l’innovazione tecnologica applicata alla finanza.

Non solo. Nel documento, il primo della Consob targata Savona, si parla anche di “rafforzare la fiducia di risparmiatori e investitori, prevenire gli effetti rischiosi in chiave di protezione degli investitori, svolgere un ruolo attivo nelle sedi internazionli, passare a un approccio di vigilanza che applichi criteri di flessibilità, proporzionalità ed effettività e impostare una vigilanza tesa ad anticipare i fenomeni patologici e ad orientare i comportamenti dei risparmiatori”. Il cuore della strategia Consob è però l’aumento degli sbarchi di piccole e medie imprese sull’Aim, il listino riservato alle aziende con una capitalizzazione minore. Le premesse sono buone visto che il 2018 si è chiuso con 26 Ipo sull’Aim, contro le 24 del 2017. Ma nella logica di Savona si può fare di meglio, soprattutto in un momento in cui, complice la bassa crescita, le pmi italiane hanno necessità di allargare le proprie spalle e investire. Ma incontrando difficoltà notevoli nel farsi prestare soldi dalle banche, a loro volta alle prese con l’irrobustimento dei patrimoni per rispettare i parametri di Basilea. Di qui la scelta del mercato in sostituzione ai tradizionali strumenti di finanziamento.

L’idea della Consob è di spingere sul cosiddetto direct listing, rimuovendo tutti o quasi gli ostacoli che oggi si incontrano sulla strada dell’Ipo. In particolare si tratta di una modalità di quotazione che ha costi decisamente inferiori rispetto al normale processo della Ipo. Ciò perché è l’azienda stessa a gestire il processo in modo diretto appunto, senza quindi impiegare i servizi degli intermediari finanziari, tipicamente banche di investimento, senza compiere il roadshow per raccogliere l’impegno dagli azionisti potenziali e senza definire un prezzo di debutto dell’azione.

L’altro cardine è la vigilanza. Qui l’argomento è molto delicato, dal momento che le autorità italiane chiamate a vigilare su Borsa e banche vengono da una stagione difficile, che ha visto nel giro di due anni (2015-2017) fallire alcuni dei più importanti istituti del Paese legati al territorio (dall’Etruria alle popolari venete) con ripercussioni drammatiche per risparmiatori e obbligazionisti. La protezione del risparmio per la Consob di Savona passa dunque per una buona vigilanza, che però deve cambiare tempistica. Il cambiamento in questo senso è tutto racchiuso in una riga “impostare una vigilanza tesa ad anticipare i fenomeni patologici, ad orientare i comportamenti”. Un messaggio chiaro, le crisi finanziarie non vanno affrontate, vanno evitate, disinnescate. Se un risparmiatore decide di investire in obbligazioni di una banca, deve sapere cosa sta comprando e a sua volta la Consob deve sapere che tipo di prodotto quell’istituto sta vendendo.

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