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Sfatiamo un tabù, i soldi spesi per la Difesa servono a tutti i cittadini. Parla Frusone (M5S)

“L’ambasciatore Eisenberg fa il suo lavoro e lo fa bene, non ha detto cose nuove rispetto a quelle già rimarcate da Trump, ma comprendiamo il loro atteggiamento verso Russia e Cina”. Luca Frusone, deputato del Movimento 5 Stelle e presidente della delegazione italiana dell’Assemblea parlamentare della Nato, spiega l’importanza di preservare buoni rapporti con gli Usa e gli alleati atlantici.

Ieri l’emissario di Washington ha lanciato chiare accuse sia alla Russia sia alla Cina. Con Mosca il suo governo ha avuto spesso un atteggiamento dialogante, con Pechino è stato firmato persino un accordo geostrategico come la Belt and Road. Come si concilia tutto questo con la nostra adesione alla Nato?

Se noi abbiamo un dialogo con Mosca può essere un vantaggio per la Nato, l’Italia può avere un ruolo centrale proprio per creare le condizioni affinché i due blocchi possano continuare a parlarsi. Pur continuando le sanzioni nei confronti della Russia (andando a volte contro i nostri stessi interessi), abbiamo semplicemente edulcorato le posizioni soprattutto dei Paesi baltici che sarebbero per una netta chiusura con la Russia. Tra l’altro proprio questo eccessivo atteggiamento di marginalizzazione di Mosca finirebbe per portare la Russia tra le braccia della Cina creando pericoli ben più ampi di quelli attuali.
Per quanto riguarda la Cina abbiamo fatto accordi economici e non capiamo perché se Francia e Germania hanno una bilancia commerciale ben più alta rispetto alla nostra con Pechino poi deve essere fatta a noi la paternale.

Noi però abbiamo aderito alla Belt and Road, non è solo un accordo economico, ma geopolitico.

Abbiamo semplicemente messo nero su bianco quello che già fanno altri Paesi europei, nelle prossime settimane in Croazia si terrà un grande evento sulla Bri e non mi pare ci siano state levate di scudi. Per noi gli Usa sono un partner fondamentale sia per ragioni storiche sia culturali, ma dobbiamo pensare anche all’Italia.

Settanta anni di Nato, un’Alleanza Atlantica che però ci chiede di aumentare considerevolmente le spese del nostro bilancio per la Difesa.

In generale, tutti i partiti politici dei Paesi membri dell’Alleanza avranno un enorme difficoltà nel far capire quanto sia importante fare investimenti per la Difesa. Purtroppo scontiamo un deficit nella comunicazione senza che i cittadini possano rendersi perfettamente conto di quanto sia importante avere degli adeguati investimenti nel settore della Difesa. Gli investimenti per la Difesa servono al Paese, alle aziende e ai singoli cittadini. Noi però chiediamo alla Nato che nel computo delle spese vengano inserite anche altre voci di bilancio. Penso ad esempio alla cybersecurity: ogni euro speso per la difesa del cyberspazio vuol dire proteggerne milioni del know-how delle nostre aziende, il nostro made in Italy. Ma nelle spese che chiediamo vengano conteggiate per la Difesa ci vanno le infrastrutture, la proiezione sugli scenari esteri e tante altre voci. Se io costruisco una ferrovia per far passare un carro armato, quella va considerata una spesa militare, solo per fare un esempio banale.

La Nato potrà avere un ruolo anche in Libia? La situazione sembra precipitare per gli interessi italiani.

Sicuramente la Nato non dovrà avere un ruolo militare o interventista nel Paese per non alterare ulteriormente gli equilibri che ci sono. Lo scorso governo ha avuto il demerito di aprire un dialogo solo con Serraj, ignorando colpevolmente Haftar che nel frattempo ha aperto dei canali privilegiati con Egitto, Russia e soprattutto la Francia. Se proprio la Nato dovesse fare qualcosa per la Libia, magari sarebbe quella di invitare qualche Paese membro a pensare di più nell’ambito dell’alleanza e meno per le proprie convenienze personali. Ma in Libia è l’Italia che deve prendersi il ruolo di attore principale.



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