Il risultato delle elezioni spagnole di ieri, oltre alla vittoria dei socialisti di Sanchez, ha determinato il tracollo del Partito popolare con la fuga degli elettori dalla formazione politica di centrodestra. Parte dell’elettorato dei popolari è confluito su Vox che ha ottenuto il 10% e 24 seggi entrando per la prima volta in Parlamento, anche se derubricare l’importante risultato del partito di Santiago Abascal solo con il calo dei PP sarebbe errato e fuorviante.
Di certo la crisi catalana ha giocato un ruolo centrale nelle elezioni come spiega la professoressa Maria Elena Cavallaro, associato di Storia delle Relazioni Internazionali presso il Dipartimento di Scienze Politiche della LUISS, esperta di politica spagnola e autrice di Los origenes de la integracion de Espana en Europa, La Spagna oltre l’ostacolo e Italia e Spagna di fronte al processo di integrazione europea: “l’indipendenza catalana è stato uno dei temi più importanti della campagna elettorale e i vari partiti hanno espresso posizioni diverse sull’argomento, in particolare Vox ha costruito buona parte del proprio consenso sulla moderazione dei socialisti e dei popolari. Il punto centrale delle richieste di Vox – continua la professoressa Cavallaro – è la revoca dell’articolo 155 che concede l’autonomia alla Catalogna”. In ogni caso l’esito delle urne segna per la Spagna una cesura con il passato poiché fino ad oggi “nessun partito sovranista aveva mai avuto un peso parlamentare e, anche se già esistevano partiti di destra come Fuerza Nueva, non avevano una rappresentanza parlamentare”.
È difficile definire con chiarezza l’ideologia alla base di Vox. Nato con matrici ascrivibili alla destra, il partito si è evoluto riuscendo a intercettare un voto trasversale non solo legato al tradizionale mondo della destra spagnola. Se nella trasversalità del proprio elettorato può essere accomunato ai partiti populisti e sovranisti, Vox rappresenta un caso a parte nel mondo sovranista europeo poiché, sebbene interpreti alcune battaglie care ai sovranisti, il partito andrebbe più correttamente ascritto al novero delle forze politiche nazionaliste.
Nel programma di Abascal ha un ruolo di primo piano il rifiuto del sistema di decentralizzazione e di autonomia regionale a favore di una visione centralizzata dello Stato, Vox vuole limitare il potere dei territori su temi come l’educazione, la salute, la sicurezza e la giustizia sottolineando la necessità di tutelare l’identità spagnola a partire dal ruolo della famiglia con la volontà di creare un ministero della Famiglia. Altri punti salienti sono la contrarietà all’immigrazione, la volontà di costruire un muro “insurmountable” nelle enclavi di Ceuta e Melilla e le rivendicazioni della sovranità su Gibilterra. In economia la linea del partito si caratterizza per una visione statalista ma al tempo stesso auspica un consistente taglio delle tasse con l’introduzione della flat tax al 21% e una deduzione fiscale per ogni famiglia con figli a carico invocando punizioni esemplari per i corrotti.
Come spiega Diego Torres in un articolo su “Politico” intitolato Vox shocks Spain, Vox in linea generale è vicino al Front National ma sui temi economici, in particolare sul taglio delle tasse, a livello europeo si avvicina più all’AfD tedesco.
L’entrata in Parlamento di un partito ascrivibile al novero delle forze sovraniste (non a caso Vox dovrebbe far parte del progetto dell’internazionale sovranista portato avanti da Salvini) potrebbe determinare l’avvio di una nuova stagione per la Spagna avvicinando il paese iberico alla linea politica di altre nazioni dove i sovranisti nel corso degli anni hanno raggiunto il potere. Non è infatti da sottovalutare l’influenza, la visibilità mediatica e il peso politico che un partito assume nel momento in cui elegge propri rappresentanti in Parlamento, se in queste settimane il leader di Vox saprà muoversi nel modo giusto, non sono escluse sorprese già dalle elezioni europee di maggio.
@francescogiub