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Perché è stato frainteso il senso di Obama e Clinton sullo Sri Lanka

Sri Lanka

Perché è così importante l’uso diretto ed esplicito di un vocabolo, “cristiani”, al riguardo delle vittime dello Sri Lanka? Si potrebbe sperare che la ragione di questa importanza risieda nel fatto che i cristiani, in quanto tali nello Sri Lanka, sono sia tamil sia singalesi, cioè che appartengono a entrambe le grandi realtà etniche in conflitto nell’isola. I cristiani dunque, indicando una naturale tenuta unitaria e non una fazione etnica magari separatista, propendono e testimoniano dell’unità statuale, meritando una menzione esplicita nel giorno in cui il terrorismo ha chiaramente tentato di mettere una religione contro l’altra, un’etnia contro l’altra.

I TWEET DI OBAMA E CLINTON

Il valore per lo Sri Lanka di una religione che è espressa perfettamente dalla recente dichiarazione di fratellanza, e non di tribalismo etnico o identitario, rafforza l’appartenenza a uno Stato di tutti i suoi cittadini, fratelli. Ma purtroppo la polemica sul tweet dell’ex presidente degli Stati Uniti, Barack Obama e della sua ex segretaria di Stato, Hillary Clinton, tradotto in modo maldestro, sembra indicare un’altra importanza del vocabolo. Obama e la signora Clinton, infatti, non hanno detto che sono stati uccisi nello Sri Lanka centinaia di cristiani, no, hanno detto di più, hanno detto che costoro sono stati uccisi mentre celebravano i riti della Pasqua, giorno da loro definito simbolo di amore, redenzione e rinnovamento. Dunque Obama e Clinton hanno addossato ai terroristi una colpa in più: quella di aver ucciso degli esseri umani mentre officiavano un rito sacro, da Obama e Clinton poi particolarmente apprezzato per il valore universale indicato.

LA TRADUZIONE MALDESTRA

Ma l’espressione da loro usata non contemplava il vocabolo “cristiani”, e così la maldestra traduzione di “adoratori della Pasqua” ne ha fatto, agli occhi di chi leggeva, quasi dei politeisti di altri tempi. Il senso di quelle parole era proprio altro. Equivoci che possono accadere con le traduzioni, ma la risonanza che questo episodio ha avuto, anche per l’importanza di Obama e Clinton, legittima un sospetto: parlare di attentato terroristico contro chi celebra la Pasqua non usando il termini “cristiani” ci toglie i blocchi, il noi contro voi, il “cristiani”, tutti, contro i “musulmani”, tutti? È questo il rischio al quale ci hanno esposto, lessicalmente parlando, Obama e Clinton? E non è proprio questo quel che i cristiani di Sri Lanka indicano che non c’è? Non c’è un conflitto tra tutti i singalesi e tutti i tamil perché loro, i cristiani, sono sia singalesi sia tamil. Per strano che possa apparire, nello Sri Lanka i musulmani presenti, poi, sono anche tamil.

LA RIFLESSIONE NECESSARIA SULLA RELIGIONE UNIVERSALE

Quello su cui riflettere è il significato di una religione universale e quindi universalista, che in quanto tale non può mettere gruppi etnici contro gruppi etnici, ma neanche credenti contro credenti, perché la fratellanza umana è la sua base. Il nemico è il terrorismo, non una religione, chi non riconosce la libertà di culto, non chi la esercita. L’equivoco sulla traduzione del tweet di Obama forse ci aiuta a cogliere i rischi di un identitarismo esasperato che invece di muoverci alla solidarietà umana potrebbe puntare a dividerci in entità in conflitto. Un risvolto della modalità terrorista dimostra che proprio questo è tra gli obiettivi dei pianificatori delle stragi.

Queste ultime infatti hanno colpito chi pregava nelle chiese dello Sri Lanka e i turisti dei grandi alberghi, quasi ad associare i cristiani con gli occidentali, mentre i cristiani dello Sri Lanka sono in larghissima maggioranza singalesi e tamil. L’identificazione dei cristiani con gli occidentali e l’Occidente è un disegno perverso, teso a presentarli come le “nostre” quinte colonne. La caccia al musulmano che sarebbe in atto in queste ore nello Sri Lanka conferma i rischi enormi di ogni approccio identitarista.

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