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Dagli Usa Tria gioca ancora la carta della sicurezza

Ancora rassicurazioni sulla tenuta dei conti pubblici da parte del governo italiano. E ancora dal ministro dell’Economia, Giovanni Tria, intervenuto nel corso di una conferenza stampa al G20 dei ministri dell’Economia, dopo una due giorni di incontri americani al Fondo monetario.

(GUARDA LA GALLERY DI TRIA A WASHINGTON)

“Incontri”, a detta del responsabile del Tesoro, “molto costruttivi. Le previsioni di crescita italiane coincidono con le successive previsioni rilasciate pochi giorni fa dal Fondo Monetario Internazionale. Il problema in Italia ma anche in Europa è come contrastare il rallentamento. L’idea è che possa riprendere la crescita nel secondo semestre ma dipende da cosa accade in Germania e nel resto dell’Ue. Se ci sarà un rallentamento protratto in Italia e in Germania l’impatto del rallentamento recessivo si avrebbe nel resto dell’Europa, questa è la preoccupazione”.

Per Tria dunque se le due principali manifatture d’Europa iniziassero a dare cenni di cedimento strutturale, ne risentirebbe l’intera economia globale. Di qui la necessità di intervenire in fretta sull’attuale assetto fiscale italiano. “Dire che se si toglie l’aumento dell’Iva serve una misura alternativa non è un’osservazione del Fondo Monetario, è un’ovvietà. C’è l’intenzione di misure alternative, sono in corso di discussione e definizione, altrimenti le avremmo già inserite nel Def”.  “C’è da rivedere la spesa pubblica in modo attento, la spending review non vuol dire solo tagliare, ma anche allocare in modo diverso. Gli spazi sono limitati, c’è da monitorare la spesa e l’impatto delle misure prese. Dipende anche dal tasso di crescita”.

(GLI INCONTRI DI TRIA A WASHINGTON. LE FOTO)

Il tema caldo è e rimane però sempre il debito pubblico, vero ostacolo alla crescita italiana. Anche qui il ministro ha voluto ostentare una certa sicurezza. “La preoccupazione per il debito italiano non è stata sollevata in questi giorni, ma è chiaro comunque che la preoccupazione esiste ed esiste anche in Italia”. Come a dire, sappiamo benissimo qual è il problema.

 

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