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Perché gli Usa vogliono sbarrare la strada all’ingresso di China Mobile

Agli occidentali il suo nome non dice ancora molto, ma il suo segnale Gsm copre la montagna più alta del mondo, l’Everest. Un dato tecnico, ma anche simbolico, soprattutto ora il colosso telefonico China Mobile prova a ‘scalare’ le vette di mercati situati ben oltre i confini della Repubblica Popolare. Già presente in Pakistan e nel Regno Unito, la telco di proprietà statale si avvia però a trovare la strada sbarrata negli Stati Uniti, dove la Federal Communications Commission – l’agenzia governativa americana, con carattere di autorità amministrativa indipendente, che si occupa di comunicazioni – le potrebbe negare l’ingresso per “evidenti rischi per la sicurezza nazionale”.

I NUMERI DI CHINA MOBILE

Nata dalla monopolista China Telecom nel 1997, China Mobile ha sede a Hong Kong e oggi controlla il 70% del mercato di telefonia mobile cinese con circa 900 milioni di clienti (i competitor China Unicom e China Telecom coprono rispettivamente i restanti 20% e 10%). Ha un fatturato di oltre 101 miliardi di dollari (2016), ricavi operativi di circa 17 miliardi di dollari (2016) e impiega 493mila dipendenti (2017). Numeri che vorrebbe rafforzare con una entrata nel ricco e avanzato mercato statunitense.

LA GUERRA TECNOLOGICA (E I TIMORI PER LA SICUREZZA)

Il clima da guerra commerciale, (geo)politica e tecnologica in corso tra Washington e Pechino ha già portato allo stop di diversi affari, collaborazioni (anche accademiche e di ricerca) e tentativi di acquisizioni cinesi negli Stati Uniti. Lo stesso conflitto – acuito dal timore che le compagnie della Repubblica Popolare possano costituire un veicolo di spionaggio (soprattutto in virtù di una legge sull’intelligence che le obbliga a collaborare con la madrepatria) – ha già portato diversi problemi a aziende come Huawei e Zte. E lo stesso scoglio pare fermare China Mobile, la cui presenza sul territorio americano sembra sgradita.

GLI ALLARMI USA

A renderlo chiaro è stato il presidente della Fcc, Ajit Pai, che raccogliendo gli allarmi di diverse agenzie e realtà governative (l’ultimo pubblicato a luglio scorso dalla National Telecommunications and Information Administration) ha affermato che l’accoglimento della richiesta di China Mobile di entrare nel mercato domestico come fornitore di servizi telefonici tra gli Usa e altri Paesi – fatta nel 2011 – potrebbe comportare “gravi rischi per la sicurezza nazionale”. E per questo andrebbe respinta senza se e senza ma. La votazione finale sulla richiesta si terrà il mese prossimo (per la precisione il 9 maggio), e il resto dei commissari potrà decidere se accogliere o meno le raccomandazioni del presidente. Ma sono in pochi a scommettere che non lo faranno.

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