Gli Stati Uniti, attraverso la Cia, hanno indirizzato nell’ultimo anno le loro risorse per capire meglio le mosse di Paesi come la Russia e l’Iran. Lo shift, raccontato dal numero uno dell’agenzia d’intelligence, Gina Haspel, potrebbe avere effetti importanti non solo sulle politiche di Washington ma anche sulla postura di nazioni alleate, come l’Italia.
L’ATTENZIONE CALATA
L’attenzione verso questi obiettivi – nonostante i diversi allarmi contenuti in molti report ‘in chiaro’ degli 007 americani – è calata negli ultimi anni, ha spiegato l’alta funzionaria in un discorso, il suo secondo in pubblico, all’università di Auburn. A metterli in secondo piano è stato principalmente il forte, giusto sforzo riposto nel contrasto al terrorismo post 11 Settembre (differente e permanente, invece, l’enfasi in crescita sull’espansionismo della Cina, che resta comunque l’avversario strategico Usa da qui ai prossimi anni).
LE PAROLE DI GINA HASPEL
“I nostri investimenti nei confronti di Russia e Iran sono stati rafforzati dopo anni di abbandono”, ha detto la Haspel, senza fornire ulteriori dettagli. “Abbiamo ancora molto lavoro da fare su questo fronte”, ha aggiunto, “ma stiamo facendo buoni progressi”, lasciando intendere un ‘ritorno al passato’ delle attività di intelligence destinato a durare a lungo.
Non solo terrorismo dunque, ma concentrazione alta anche nei confronti di Mosca, Teheran e, naturalmente Pyongyang (proprio pensando alla Nord Corea il presidente Usa Donald Trump ha firmato recentemente un ordine esecutivo che riguarda lo studio di difese contro gli ordigni a impulsi elettromagnetici).
IL PREZZO DELLA ‘DISATTENZIONE’
La ‘disattenzione’ degli ultimi anni, hanno spiegato funzionari e diplomatici statunitensi al Wall Street Journal, potrebbe aver avuto effetti concreti. Ad esempio il non essere riusciti ad anticipare l’intervento russo in Ucraina (dove si è appena votato per il nuovo presidente) che hanno portato ai disordini attuali e all’annessione della Crimea, ma anche le interferenze del Cremlino (messe nero su bianco anche nel report finale – non menzionato dalla Haspel – del procuratore speciale Robert Mueller sul Russiagate) alle presidenziali Usa del 2016.
LA SFIDA DIGITALE
Tutti questi attori, sui quali la Cia è tornata a focalizzarsi per evitare le ‘sorprese’ del recente passato, sono – secondo l’intelligence Usa – presenti attivamente (e aggressivamente) nel cyber spazio, un dominio che secondo la numero uno dell’agenzia rende più difficile condurre operazioni di spionaggio.
“I servizi di intelligence di tutto il mondo, al fine di mantenere il loro vantaggio competitivo, devono adattarsi (all’onnipresenza della tecnologia digitale) o non sopravviveranno”.