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Perché gli Usa hanno inserito le guardie rivoluzionarie dell’Iran nella black-list. Parla Bianco

Gli Stati Uniti hanno designato il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica dell’Iran come un’organizzazione terroristica. I Guardiani, o IRGC come vengono definiti con l’acronimo inglese, sono meglio noti come pasdaran e rappresentano la forza militare direttamente sotto il controllo della teocrazia iraniana. Sono stati istituiti dopo la rivoluzione islamica del 1979 e si muovono in un regime di assoluta fedeltà e diretta dipendenza della Guida suprema, Ali Khamenei.

Il dipartimento di Stato ha portato a supporto della decisione alcuni episodi in cui i pasdaran sarebbero stati coinvolti: tra questi, il più recente datato 2011, quando l’unità operativa nota come Quds Force avrebbe architettato un piano per uccidere l’ambasciatore saudita a Washington. Le Quds (significa “Gerusalemme”) è il reparto comandato dal generale Qasem Souleimani, che viene considerato un’eminenza grigia dietro alle operazioni con cui l’Iran diffonde influenza nella regione mediorientale.

È la prima volta nella storia che Washington applica la designazione di “gruppo terroristico” a un’ala militare regolare delle forze armate di un paese sovrano, ma la decisione rientra nell’ingaggio totale che l’amministrazione Trump ha intrapreso contro Teheran. Obiettivo centrale dell’attuale politica mediorientale, su cui gli Usa trovano allineamento comune da parte dei due principali alleati regionali: l’Arabia Saudita e Israele – pochi giorni fa, intervistato dal giornalista dell’Atlantic Jeffrey Goldberg, l’erede al trono saudita, Mohammed bin Salman, ha detto che Khamenei “fa sembrare buono Hitler”, un richiamo all’allineamento anti-iraniano che ha portato i due mondi, il regno sunnita e lo stato ebraico, ad avvicinarsi, con gli Usa che fanno da catalizzatori.

“La designazione va a rafforzare il posizionamento degli Stati Uniti su un dossier che è molto polarizzante nel Golfo” ci spiega Cinzia Bianco, tra i massimi esperti della regione. “Sarà certamente molto apprezzata a Riad e ad Abu Dhabi, ma mette in seria difficoltà sia l’Oman che il Qatar, ma anche il Kuwait, paesi che nei confronti dell’Iran hanno una prospettiva diversa”, aggiunge l’analista della Gulf State Analytics (che si occupa di fare consulenza strategica per grandi aziende che vogliono muoversi nel Golfo) e Phd Candidate all’Università di Exeter.

“Per quanto riguarda l’Oman e il Kuwait il rischio è che questo sia a un prerequisito di una lenta, graduale, ma inevitabile escalation che potrebbe portare anche a un conflitto, sebbene in low intensity, ma di tipo militare. Potrebbero esserci ripercussioni come danni collaterali al confine kuwaitiano, o alterare ulteriormente la situazione in Yemen, confinante omanita”, aggiunge Bianco.

“Dal punto di vista politico, la decisione va a danneggiare il lavoro che si sta facendo per cercare una sorta di riconciliazione regionale ed evitare benzina sul fuoco tra Iran e Arabia Saudita. Per il Qatar, invece, il problema è che Doha dopo la crisi del 2017 (l’isolamento in cui è stata posta per decisione saudita/emiratina, anche collegato alle relazioni troppo sciolte con l’Iran. Ndr) si è andata inevitabilmente ad avvicinarsi a Teheran, senza alienare gli Stati Uniti chiaramente, ma la designazione mette i qatarini ancora più in difficoltà dal punto di vista politica”. Li fa passare ancora di più come uno stato canaglia, accusato già di finanziare il terrorismo, che ha relazioni con un altro stato in cui un corpo militare è designato come gruppo terroristico.

In generale, secondo l’analisi di Bianco, la decisione va molto a polarizzare ciò che sta accadendo nella regione, ossia la spaccatura tra paesi vicini all’Iran e quelli più vicini ad Arabia Saudita ed Emirati Arabi. Per quanto riguarda il contraccolpo su Israele, invece, rafforza l’allineamento americano con Gerusalemme: dopo lo spostamento dell’ambasciata, lo stop ai finanziamenti all’Anp, il riconoscimento della sovranità sul Golan, la designazione di un pezzo di forze armate iraniane come terroristi.

(Foto: Wikipedia, commandos dei Guardiani a Tasmin)

 



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