A distanza di una settimana dalla lettera dell’ambasciatore Usa, Eisenberg, al Corriere della Sera, arriva la risposta di Sergey Razov, numero uno dell’ambasciata della Federazione Russa in Italia. Razov risponde piccato al collega americano e la scelta di aprire questo aspro confronto attraverso i media italiani appare tutt’altro che un caso.
È duro il diplomatico moscovita contro gli Usa che attacca Eisenberg per aver superato “nelle sue valutazioni pubbliche i limiti della moderazione e dell’avvedutezza proprie della nostra professione”. Razov spiega che “il blocco militare creato durante la guerra fredda con l’unico scopo di contrapporsi all’Urss non ha saputo, neanche dopo la scomparsa dell’Unione Sovietica, adattarsi alla realtà del mondo moderno, non di rado preferendo agire con interventi armati, aggirando il diritto internazionale e le risoluzioni dell’Onu”.
Razov ricorda i 20 anni dalla guerra Nato nell’ex Jugoslavia e, per l’oggi, accusa Washington di incrementare il potenziale militare della Nato. Sviscera numeri il diplomatico russo: “le spese militari complessive dei Paesi Nato (oltre un trilione di dollari nel 2018) superano di 22 volte il bilancio militare russo (46 miliardi di dollari)”. Ma soprattutto – per pungolare anche i lettori italiani – contrasta l’idea richiamata da Trump di far raggiungere il 2% del Pil per le spese della Difesa ad ogni Paese membro della Nato. “Naturalmente – insinua Razov – non spetta a noi decidere per quali scopi sarebbe più ragionevole investire tali considerevoli risorse”.
L’ambasciatore di Mosca respinge le accuse sul fatto che sia la Russia a minacciare la pace, invoca la sindrome da accerchiamento ai propri confini sul fianco Est europeo, così come Razov prova a smentire le accuse sugli attacchi cyber dicendo di aver offerto più volte spiegazioni esaustive. Per poi chiudere con un sibillino: “Una delle poche tesi (di Eisenberg) che non suscitano obiezione è quella secondo la quale la Nato sarebbe preferibile aver Mosca come amico piuttosto che come nemico”.
Che questa sfida a colpi di articoli sul più importante quotidiano nazionale arrivi in Italia, tra l’altro con la volontà da parte russa di instillare dubbi nel pubblico italiano sulle politiche Nato, è chiaramente dettata anche dall’ambiguità del governo italiano che negli ultimi mesi, con questo esecutivo, ha messo spesso in dubbio l’Alleanza atlantica sposando tesi differenti dagli altri Paesi aderenti all’alveo Nato. Il segnale che, probabilmente, i russi ritengono attraverso le armi del “soft power” di poter condizionare anche i cittadini italiani per portarli sulle proprie posizioni.