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Il voto in Ucraina segna una svolta nel rapporto con Russia e Nato. Parla Formentini

Da terreno di scontro tra occidente e Russia, l’Ucraina può diventare meta di nuovo e rinnovato dialogo. Così l’onorevole Paolo Formentini, capogruppo della Lega in Commissione Esteri, commenta con Formiche.net le urne a Kiev che hanno incoronato vincitore il comico Volodymyr Zelensky neo presidente dopo essersi aggiudicato nettamente il ballottaggio contro l’uscente Petro Poroshenko.

E si dice certo che proprio lo schiacciante esito elettorale potrebbe essere foriero di un nuovo dialogo tra i due moloch che sono stati fino ad oggi in netta contrapposizione: Nato e Russia.

In Ucraina ha vinto Putin?

E’ tutto da vedere. Sicuramente ha vinto un comico che non ha alcuna esperienza politica. Possiamo dire questo e possiamo aggiungere che si denota il passaggio da chi, Poroshenko, aveva sposato al 100 per cento la linea occidentale al neo presidente che però nella Rada non ha ancora una maggioranza. Per cui vorrei sottolineare che lo scenario è ancora in evoluzione.

Zelensky è un volto famoso della tv: il grado di sovrapposizione tra fiction e realtà è totale?

Senza dubbio rappresenta una novità, nel solco di quel cosiddetto populismo che però oggi sembra interpretare la voglia della gente di sentire vicino il politico, cosa che ad esempio è accaduta anche in Italia. Tutto è stato innovativo in questo senso, cornice social e mezzo televisivo, ma penso sinceramente che adesso il fenomeno seguirà la sua evoluzione politica. Si presenterà alla Rada con un proprio programma e vedremo l’evoluzione della sua vittoria. In più la sua presunta posizione filorussa, come dicono, andrà valutata alla prova dei fatti: ciò di cui possiamo essere certi è che in Ucraina la linea completamente filo occidentale non dico che viene messa in discussione, ma va in stand by.

Ovvero?

Si apre una riflessione di metodo. Per un paese come l’Ucraina, che ha patito conseguenze pesantissime, contrapporre un muro alla Russia credo possa non sembrare una soluzione ottimale. Come Lega da sempre sosteniamo che occorre lavorare per tornare a costruire un dialogo tra Russia e Stati Uniti. Per cui proprio dall’Ucraina, che è stato il punto di rottura nel 2014, secondo me bisogna ripartire.

Molti elettori ucraini hanno scelto Zelensky non perché fosse un buon candidato, ma perché volevano punire il capo di Stato uscente: quali le mancanze di Poroshenko?

La linea di contrapposizione frontale attuata con Mosca, lo dimostrano le attuali zone di guerra. Il nuovo presidente è una persona che parla il russo e che viene dall’Ucraina orientale, ma non credo che sia così filorussa come lo descrivono, semplicemente lo è di più rispetto al suo predecessore.

Cosa cambia nella geografia delle relazioni internazionali dopo le urne a Kiev?

Andranno risolti i nodi su larga scala che fino ad oggi si sono stretti, come quelli relativi ai rapporti col mondo occidentale largamente inteso. C’è bisogno di tornare a quel mondo che c’era post caduta del muro di Berlino, quando Nato e Russia si parlavano.

Senza dimenticare le nuove sfide su scala geopolitica come Iran e Cina…

Sì e andranno affrontate nell’ottica di quel rinnovato dialogo Nato-Russia che a questo punto vedo sempre più necessario. Le politiche della Lega hanno da sempre puntato su questo, come d’altronde la posizione sulle sanzioni: anticamera per poi poter tornare a parlare con Mosca.

Il dossier energetico verrà affrontato secondo lei con un piglio diverso? E quale?

E’ presto per sbilanciarci. Stiamo a guardare.

Passando alla cronaca di questa Pasqua, gli attacchi in Sri Lanka sono una risposta al massacro di Christch come sostenuto dal governo?

Significa che il terrorismo islamico è un problema costante e globale, non si può negare che a livello mondiale vi sia un attacco ai valori della cristianità.

twitter@FDepalo

 

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