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Il Beppe Grillo ucraino in testa nei sondaggi. Boom Zelensky in vista del ballottaggio

Il presidente ucraino in carica, Petro Poroshenko, soffre uno svantaggio di circa 14 punti al primo turno delle presidenziali che lo avrebbero dovuto portare alla rielezione. In vantaggio c’è il 41enne comico televisivo Volodymyr Zelenskiy, che sta attorno al 30 per cento delle preferenze. Il ballottaggio tra i due candidati (su un totale di 39) che hanno ottenuto più voti ci sarà il 21 aprile: la terza, dopo Poroshenko, è Yulia Tymoshenko, attualmente attorno al 13.

Zelenskiy è il comico, di lingua russa, protagonista de “Il servo del popolo”, serie tv diffusa anche da Netflix, da cui ha preso il nome il suo movimento politico. La serie ha avuto un grosso successo (il format è stato venduto anche alla Fox) e racconta, in forma satirica, la storia di un insegnate di storia trentenne, Vassily, dal volto pulito ma con un caratteraccio, che un giorno sbotta in classe in un monologo infuocato contro le ingiustizie della vita in Ucraina. Ripreso dai suoi studenti, il video caricato su YouTube diventa virale, tanto che il professore viene cercato direttamente dal primo ministro, che gli propone di diventare presidente.

Vassily accetta, e una volta al potere si trova circondato da una sfarzosa esclusività e viscidi collaboratori, a conferma di tutto quel che lui sosteneva in quel convincente, accalorato, sfogo, che i politici avevano visto come una risorsa in termini di consenso (passaggi surreali: i consiglieri lo invitano per esempio ad annunciare la caduta imminente di un asteroide per far sgomberare le piazze dalle persone che protestavano contro nuove tasse sull’alcol). Da lì, inizia il repulisti basato su onestà e buonsenso.

Si torna alla realtà, ma la piattaforma elettorale che sta portando Zelenskiy in testa al ballottaggio sembra simile a quella della fiction. “La gente vuole vedere un presidente come Vassily. La gente è stufa dell’establishment, vuole vedere qualcosa di nuovo”, diceva in campagna elettorale. Sostanzialmente basato sulla lotta alla corruzione, s’è presentato come l’unico in grado di dragare la palude corrotta in cui la politica ucraina, dice, si è trasformata. Viene dalla città meridionale di Kryvy Rih, ottavo centro per popolazione del Paese, polo industriale legato al settore metallurgico, Rust Belt Ucraina.

La sua candidatura è stata criticata per via di legami che avrebbe con Ilhor Kolomoyskyi, oligarca tra i tre più ricchi del Paese, un tempo considerato vicino al blocco politico di Tymoshenko, oppositore di Poroshenko e proprietario della televisione 1+1 in cui lavora Zelenskiy – il comico, però, assicura, come faceva già ai tempi di “Il servo del popolo”, che l’oligarca non detta la linea politica né sua né della rete.

“Era prevedibile quest’onda populista” dice a Formiche.net un autorevole analista ucraino, che parla sotto massima discrezione visto il momento delicato: “D’altro canto non penso che Zelenskiy possa prendere posizioni filorusse nei fatti, anche se rappresenta la parte russofona dell’Ucraina. Vedo che anche l’esercito ha votato per lui, perché ha organizzato eventi per i nostri soldati. Peraltro, nelle sue ultime interviste parla in lingua ucraina e risponde agli stranieri in inglese”. Ha chance altissime di vincere nel ballottaggio, continua la nostra fonte, sottolineando che “per adesso comunque resta un enigma cosa aspettarci da lui. Vediamo nei prossimi giorni chi vorrà, e riuscirà, ad avvicinare tra i candidati con i rating più bassi”. Quel che è certo, chiude, è che per vincere “deve anche guadagnarsi l’elettorato patriottico ucraino e quindi, cercherà di far capire a tutti che non intende mollare la postura con la Russia”.

Il voto presidenziale è molto importante, perché l‘Ucraina vive una delle situazioni più delicate a livello globale (135mila uomini tra forze dell’ordine e militari sono stati impiegati per presidiare i seggi). L’annessione russa della Crimea nel 2014, e l’apertura del fronte separatista nel Donbas, sono il motivo che ha formalmente aperto la stagione di scontro tra Mosca e Occidente, che ancora prosegue visto che la Russia non molla la presa e non permette l’implementazione degli accordi di pace siglati in forma multilaterale a Minsk nel 2015.

E nella Repubblica semipresidenziale ucraina, il Capo dello Stato ha in mano dossier come sicurezza nazionale, difesa e politica estera, che sono gli aspetti più sensibili dello scontro con i russi. La Kiev guidata da Poroshenko — entrato in carica dopo la fase a interim che seguì la deposizione del filo russo Viktor Janukovyč dopo i moti del Maidan, da cui iniziò il coinvolgimento diretto di Mosca — ha seguito una linea occidentalista, con avvicinamenti costanti a Unione europea e Stati Uniti, da cui ha ottenuto anche un tiepido sostegno militare, oltre che supporto politico.

La situazione con la Russia è ancora molto delicata, con il conflitto che è sfociato in un fronte marittimo, sul Mar d’Azov, bacino che strozza il Mar Nero a Kerč, dove esiste un protocollo di amministrazione congiunta, ma Mosca compie azioni di supremazia. Un altro dei dossier caldi in questi giorni è il Nord Stream 2: il gasdotto che collegherà direttamente la Russia alla Germania passando per il Baltico è considerato un elemento strategico per Mosca, anche perché alleggerirebbe il passaggio per l’Ucraina e mettere Kiev in una situazione di debolezza. Per questo diversi Paesi occidentali si trovano su posizioni opposte sull’argomento.

(Foto: Netflix, copertina de “Il servo del popolo”)

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