“La prima cosa che vorrei dire è che nessuno ha letto il mio libro ‘Italia sovrana’. Casualmente Salvini l’ha mostrato una settimana prima del voto a Uno mattina, in tv, ma perché? Perché nel libro c’era scritto quello che poi sarebbe successo”. È un fiume in piena Paolo Becchi, raggiunto telefonicamente da Formiche.net per un commento sul terremoto politico post elettorale che ha visto la Lega stravincere le elezioni e il Movimento 5 Stelle andare al di sotto di tutte le aspettative più nere. “Già nell’ottobre dello scorso anno avevo detto che la Lega era diventato un partito nazionale e che sarebbe diventata la prima forza politica italiana subito dopo le elezioni europee”, mentre sul Movimento 5 Stelle non ha dubbi: “È finito, non ha più idee né visione”.
Professore, il grande sconfitto delle elezioni, il Movimento 5 Stelle, è in crisi. Qual è il suo primo commento?
Una persona seria dopo una debacle del genere avrebbe offerto le dimissioni, non avrebbe detto “ho telefonato a mio nonno, al padre eterno e mi hanno detto di continuare”. Non è una cosa seria. La politica è una cosa seria, anche se noi l’abbiamo ridotta ai minimi termini.
Di Maio si sarebbe dovuto dimettere, quindi…
Di Maio avrebbe dovuto offrire le dimissioni assumendosi la responsabilità sia del grande risultato delle elezioni politiche dell’anno scorso che della sconfitta di queste europee. Invece subito, dall’inizio, ha detto “è andata male, ma non cambia niente”. Beppe Grillo invece se l’è presa con l’Italia peggiore che non avrebbe votato Di Maio, e dimostra così solo di essere il Bergoglio di un partito ormai alla deriva.
Stamattina è stato annunciato il voto sulla piattaforma Rousseau sulla fiducia a Di Maio. Decideranno gli iscritti, insomma.
Domani si vota solo per confermare Di Maio, un segnale da dare ai parlamentari che di tutto si può discutere tranne della sua leadership. La rete utilizzata solo per farsi forza contro le critiche dei parlamentari. E poi il garante ha parlato, ha difeso Di Maio, cosa vuoi che votino? È una farsa.
Il senatore 5 Stelle Paragone ha rimesso il suo mandato di parlamentare nelle mani di Di Maio, dopo aver criticato la sua leadership e la sua azione da ministro.
Anche questo dimostra che la scelta di Di Maio è dovuta a una situazione che gli stava sfuggendo di mano e cerca l’investitura da parte di Rousseau. Sappiamo tutti come funziona la piattaforma, il problema è Casaleggio figlio che ha tutto l’interesse che le cose continuino. Voteranno in pochissimi, il Blog delle Stelle non conta più nulla rispetto ai tempi di Beppe Grillo, il figlio di Casaleggio ha praticamente distrutto tutto quello che aveva fatto il padre e a questo punto cercano di salvare il salvabile perché c’è di mezzo anche un’azienda.
E allora che cosa succederà?
Rousseau confermerà la leadership di Di Maio e Di Maio dovrà diminuire il suo potere. D’altra parte ne ha accentrato troppo su di sé: due ministeri, vicepresidente del consiglio, capo politico del Movimento, un potere che forse solo De Mita ha avuto ai tempi della Democrazia cristiana. Nessuno aveva mai accentrato il potere in maniera così forte. È stato un errore e adesso gli si rivolta contro.
Il Movimento riuscirà a riprendersi da questa crisi?
Non credo. Avevo detto dopo la morte di Casaleggio padre che sarebbe morto anche il suo progetto politico. Se Grillo fosse intervenuto in maniera forte, dettando alcune linee, forse sarebbe andata diversamente, perché ha ancora una grossa presa tra iscritti e attivisti, ma lui si è ritirato e non prende più una posizione forte.
Perché questo passo indietro di Grillo?
Perché è un genovese peggio di me. Quando gli han detto che doveva pagarsi tutti i processi che ci saranno, perché ormai quelli che hanno denunciato il Movimento perché sono stati espulsi o sono stati trattati male da Grillo, adesso passeranno dai procedimenti civili a quelli penali, e ci sarà bisogno di sborsare un sacco di soldi e per un genovese non è mica facile. Casaleggio padre aveva creato qualcosa di straordinario in Italia e grazie all’indifferenza di Grillo tutto è finito. Io penso che Grillo abbia una grande responsabilità in questo fallimento. Doveva riprendere in mano il Movimento dopo la morte di Gianroberto e rilanciare le sue proposte, invece lo ha lasciato in mano a Di Maio e Davide Casaleggio.
Il Movimento è finito?
M5S non è un partito tradizionale, è nato come espressione di una società liquida e come tale se inizia a comportarsi come il Pd esaurisce la sua funzione e, come è accaduto, perde voti a favore dell’originale. Ora cercheranno di darsi una struttura, ma non è questo il punto.
Qual è, allora?
È una questione di visione politica. Avevi un sovranismo dell’identità con la Lega. E il periodo del sovranismo? E allora lancia un sovranismo sociale, che non significa fare l’assistenzialista con un reddito di cittadinanza che è diventata una buffonata. Se dai 100 euro alle persone che magari fanno, per andare avanti, due o tre lavori in nero, questi si tengono i lavori in nero e non lo chiedono neanche il contributo. Sei ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, cos’hai fatto in un anno per lo sviluppo economico? Niente. Che cos’hai fatto per il lavoro? Niente. Hai dato un po’ di soldi ai disoccupati. Non ci sono più idee, non ci sono più visioni nel Movimento.
E se si dovesse andare ad elezioni?
Il Movimento perderebbe ulteriormente voti, non c’è dubbio, mentre Salvini sbanca completamente. Quindi è chiaro che ai 5 Stelle non conviene far crollare il governo, perché di fatto sarebbe la loro disfatta. Non sono radicati sul territorio, una politica di totale chiusura, arrogante, non hanno aperto neanche al mondo intellettuale. I pochi intellettuali che avevano, li hanno abbandonati.
Insomma, il Movimento ha sbagliato tutto, però in Parlamento la maggioranza è sempre quella. Come andrà avanti questo governo?
C’è un contratto di governo a cui si appellano da sempre. Che si realizzino le cose che ci sono scritte: cambiare la politica nei confronti dell’Ue, creare i minibot per cercare di rilanciare l’economia, fateli! Ho capito, sono tutte cose della Lega che venivano tenute in stand-by, ma nel contratto ci sono. Ora Salvini può chiedere che vengano realizzate proprio perché presenti nel documento firmato da entrambi i partiti alla formazione del governo. È chiaro che a dettare l’agenda ora sarà lui, ma non su temi inventati, sui temi presenti da sempre nel contratto. Se cadrà il governo, non sarà mai per mano di Salvini.