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Poco europea, molto italiana e su Instagram. La campagna elettorale ai raggi x

Nella giornata di voto per le elezioni europee 2019 sembra opportuno fermarsi a riflettere sull’andamento della campagna elettorale nel nostro sistema politico. Con campagna elettorale si intende definire l’insieme di tutte le attività di comunicazione svolte da partiti politici, movimenti sociali e liste allo scopo di ottenere il consenso degli elettori, grazie al voto ad uno o più candidati delle proprie liste elettorali. Alcuni elementi di fondo sembrano emergere nel sistema italiano e toccano aspetti comuni all’esperienza di più partiti e movimenti.

LA CAMPAGNA ELETTORALE: POCO EUROPEA, MOLTO ITALIANA

In primo luogo, si è trattato di una campagna elettorale poco europea e molto italiana: il focus dei temi selezionati da partiti e candidati si è incentrato più sui rapporti di forza tra soggetti di governo e di opposizione dentro al sistema politico italiano che nella prospettiva europea. In quest’ultima, l’adesione programmatica dei partiti vincitori nelle elezioni nazionali alle piattaforme comuni dei costituendi gruppi parlamentari europei si pone come un elemento fondamentale. Secondo la logica delle istituzioni europee, l’adesione ad uno o ad un altro gruppo parlamentare in termini di valori e programmi ha una rilevanza decisamente maggiore dei contenuti delle promesse elettorali. Essa significa garantire la praticabilità di tali proposte nazionali in un contesto istituzionale europeo, elemento che ne determina il successo proprio grazie al ruolo in ambito di discussione e area di negoziazione dei gruppi parlamentari europei. Qualunque promessa elettorale che si sia concentrata più sul contenuto che sulla creazione di un contesto istituzionale europeo adeguato rischia, così, di restare propaganda elettorale tutta interna al sistema italiano. Una campagna poco europea e molto italiana.

In secondo luogo, e non diversamente dal passato, si è trattato di una campagna elettorale leaderistica. Nonostante il meccanismo delle tre preferenze, indicate nel rispetto delle quote di genere, la campagna elettorale dei partiti è stata portata avanti dai leader: da Salvini a Bonino, da Di Maio a Meloni, da Berlusconi a Zingaretti. Si continua a votare quindi il partito che mette la faccia e la parola del proprio leader al centro della comunicazione elettorale, anche laddove sarebbe stato importante lasciare adeguato spazio ai candidati delle liste, per presentare al meglio il proprio curriculum, le competenze possedute, le idee e le proposte da realizzare nello spazio politico europeo.

E SUI SOCIAL? INSTAGRAM HA SCALZATO TUTTI GLI ALTRI

È stata, poi, la campagna elettorale in cui Instagram ha confermato la propria centralità per la comunicazione elettorale. Alcune delle caratteristiche del social network lo rendono particolarmente adatto per l’impiego nelle campagne elettorali: il buon tasso di penetrazione presso la popolazione attiva sui social (IG è al quarto posto tra i social più usati dagli italiani, dopo YouTube, WhatsApp e Facebook, seguito dal 55% dei 35 milioni di profili italiani attivi sui social nel 2019, secondo il Report di We are social), l’integrazione con Facebook, utile per raggiungere specifici target di pubblico, la capacità di rappresentare un succedaneo del medium televisivo, con le dirette, senza doversi confrontare con le incertezze che ogni intervista o trasmissione televisiva riserva al politico nel rapporto con il giornalista gate keeper, il buon tasso di interattività con i follower. Per queste caratteristiche, la campagna elettorale dei leader dei partiti politici italiani è stata molto instagrammata, in prima istanza, e poi ripresa su altri social, come Facebook, e dai mass media tradizionali, sostenendo la traiettoria di disintermediazione nella comunicazione elettorale in atto negli ultimi anni. Più like e commenti con emoticons, quindi, in risposta a dirette e stories, che confronti basati su idee, proposte, valori, progetti, in un modello di sintesi politica che apre le porte ad una nuova sfera pubblica piuttosto impolitica.

UN VOTO CHE CHIEDE DI SCHIERARSI SU VALORI DI FONDO

Si è trattato, infine, di una campagna con un forte richiamo alle identità più profonde, come nel caso dell’idea di nazionale e dei simboli religiosi da una parte, o, al contrario, dell’identità europea, come modello sovranazionale di pace, e della laicità dello spazio politico. Che si usi l’argomento della tutela e valorizzazione del made in Italy o che si mostrino pubblicamente simboli religiosi o bandiere della Ue, questa campagna elettorale ha posto agli elettori la richiesta di schierarsi su valori di fondo e visioni prepolitiche del mondo, laddove esse apparivano sganciate, nella maggior parte dei casi, da proposte concrete di azioni politiche e di interventi in tal senso presso il sistema delle istituzioni della Ue. Questo modello di campagna ci chiede di scegliere da che parte del mondo collocarci, piuttosto che valutare l’offerta politica che ci viene proposta concretamente da parte di liste e candidati, sollecitando una dimensione emotiva, anziché razionale, della nostra adesione ad un partito o movimento politico. Una offerta politica che agisce su valori e modelli di comportamento sulla base di un modello di cultura analogo a quello delle “tribù”, per richiamare la formula di Michel Maffesoli, laddove, invece, per scegliere consapevolmente chi votare, servirebbero adeguati strumenti cognitivi e comparativi, di analisi e di valutazione ex post di impatto, sui contenuti programmatici offerti da partiti e candidati.

Orientamento più sulla complessa situazione politica italiana che sulle prospettive del prossimo Parlamento europeo, leaderismo e personalismo nell’offerta politica, uso strategico dei social, in particolare di Instagram, e richiami comunicativi ad appartenenze emotive e valoriali sono le caratteristiche che hanno reso questa campagna così orientata al conflitto, piuttosto che al confronto, tra le forze politiche in gioco. Non resta che attendere i risultati elettorali per comprendere a chi abbia giovato questo insieme di elementi che hanno connotato la campagna elettorale per le europee 2019, ben tenendo a mente che, a risultati proclamati, la meccanica di funzionamento delle istituzioni europee porrà i vincitori nazionali di fronte a partite ben differenti.

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