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Cina, che passione. M5S al Senato celebra Xi. E Salvini?

Non ditelo a Silvio Berlusconi, che negli ultimi mesi ne ha fatto un vero pallino e la notizia potrebbe oltremodo cagionare la sua salute. Questo venerdì il Movimento Cinque Stelle tornerà a celebrare l’adesione italiana alla Via della Seta di Xi Jinping, quella che il Cavaliere ha ribattezzato “progetto egemonico commerciale”. Con lui concordano in tanti in Patria e all’estero. Il governo americano, che ha invano lanciato per mesi moniti contro i rischi politici sottesi alla Belt and Road Initiative salvo dover assistere inerme alla firma entusiasta di Giuseppe Conte e Luigi Di Maio. Pure Matteo Salvini, che ha tuonato “le chiavi di casa agli italiani” salvo fare retrofront (anche) su quel dossier. Molto rumore per nulla, se è vero che a due mesi dalla passerella del presidente-a-vita cinese per le strade di Roma e Palermo i pentastellati sono ancora a festeggiare. Altro che cotta, quella per la Cina è una vera passione.

IL CONVEGNO AL SENATO

L’occasione è un convegno organizzato questo venerdì nella sontuosa sala Koch del Senato e promosso dall’Unione interparlamentare di amicizia Italia-Cina e dall’ambasciata cinese. Ospiti d’onore l’ambasciatore Li Ruiyu, il ministro per il Sud in quota M5S Barbara Lezzi e il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano. A officiare la conferenza, intitolata “Il partenariato Italia-Cina nella nuova Via della Seta”, ci sarà niente meno che il presidente della Commissione Esteri di Palazzo Madama Vito Petrocelli. Da tempo avvocato entusiasta degli accordi con i cinesi, presidente dell’Istituto di cultura cinese (Icc), il senatore ha già apparecchiato più di un convegno per celebrare l’amicizia con Pechino e lo scorso novembre ha capitanato una delegazione parlamentare italiana nella capitale cinese per incontrare alti funzionari del governo di Xi e preparare il tavolo per incamminare il Belpaese sulla Via della Seta. Con lui ci saranno questo venerdì il direttore del Centro Cinese per gli Studi del Mondo Contemporaneo Jin Xin, Vladimiro Giacché, Alberto Negri.

L’AMICIZIA CON I CINESI

È una notizia che non fa certo scalpore. Si tratta in fondo dell’ultima di una lunga serie di conferenze organizzate dal Movimento Cinque Stelle per brindare all’amicizia con i cinesi. Un trend iniziato circa due anni fa sulle colonne del Blog delle Stelle (dove non sono mancati in precedenza duri attacchi al governo Renzi, accusato all’epoca di svendere il Paese a Xi). Poi proseguito nei palazzi istituzionali conquistati dalla squadra pentastellata. Aveva attirato una certa attenzione, per fare un esempio, il maestoso convegno allestito alla Camera dei Deputati lo scorso ottobre per chiamare sul palco con tutti gli onori i vertici del ramo italiano di Huawei, l’azienda hi-tech di Shenzen oggi finita al centro della guerra Fredda tecnologica fra Stati Uniti e Cina. In prima fila, accanto al Ceo di Huawei Italia Thomas Miao, c’erano la sindaca di Roma Virginia Raggi e il capo politico del Movimento Di Maio. Dell’entusiasmo di allora è rimasto molto poco nelle fila grilline, man mano che lo scandalo internazionale sulle accuse di spionaggio ad Huawei si è trasformato in una disputa globale. Eppure la compagnia cinese è rimasta al suo posto, pronta a partecipare ai bandi per l’implementazione della rete 5G.

LEGHISTI NON PERVENUTI

Di convegni e giornate di studio ce ne son state a non finire prima e dopo l’adesione italiana alla Bri. Grillini sempre in prima fila, leghisti non pervenuti. Non è un mistero che il dossier cinese crei un certo imbarazzo fra le truppe di Salvini. Che ancora nell’ultimo Cdm, riporta un retroscena del Corriere della Sera, si è dovuto prendere un’accorata reprimenda da Di Maio sul suo atteggiamento ambiguo in quelle giornate cinesi di marzo. Mandato giù il boccone amaro sul caso Siri, Salvini cercherà un pretesto per contrattaccare. Dalla Gruber a Otto e Mezzo ha promesso le barricate sulla lotta senza quartiere alle droghe leggere, c’è chi scommette sulle autonomie e la flat tax. Il dossier cinese può essere riaperto. Dalla sua il segretario leghista avrebbe, oltre al suo partito, anche gli alleati dell’Enl (Europa delle nazioni e della libertà) con cui si prepara a entrare a Strasburgo. Unica, illustre eccezione: il sottosegretario al Mise Michele Geraci. L’economista, fine conoscitore della Cina (e del Mandarino), era stato affiancato a Di Maio su nomina leghista. Con i mesi è diventato un punto di riferimento per il Movimento, assiduo frequentatore del blog e vero officiante delle trattative cinesi.

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