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La sorpresa di Confindustria. La redditività delle imprese torna ai livelli pre-crisi

La redditività delle imprese italiane torna ai livelli pre-crisi. Una buona notizia in tempi di spread a 280 punti base, che arriva direttamente dal Centro studi di Confindustria diretto da Andrea Montanino. Sulla base di un ampio campione di bilanci di imprese industriali analizzate dagli esperti di Viale Dell’Astronomia (qui le slide), risulta che la redditività operativa è tornata sui livelli pre-crisi, ma c’è minore disponibilità di credito bancario dopo la crisi finanziaria degli scorsi anni.

Più nel dettaglio, gli investimenti produttivi sono tornati su valori solo di poco inferiori a quelli del 2007, grazie alla maggiore attenzione alla gestione non operativa e al capitale circolante, ma anche agli incentivi fiscali. Le imprese hanno continuato a contenere le risorse assorbite dagli investimenti finanziari, restando concentrate sul core business industriale. Maggiore l’accumulo di liquidità nei bilanci aziendali rispetto al 2007, a riflesso di un atteggiamento più cauto: “Con un’iniezione di fiducia, la liquidità accumulata può trasformarsi in ulteriori investimenti produttivi, cruciali per rafforzare la crescita”, spiega Confindustria.

Secondo il Centro studi di Confindustria, nel 2017 l’autofinanziamento lordo delle imprese italiane, cioè le risorse interne derivanti dai proventi della gestione operativa delle imprese, al netto dei costi, è stato pari al 7,9% del fatturato. Si tratta di un livello analogo a quello pre-crisi (8% nel 2007). Dunque, il flusso della redditività, quindi le risorse interne generate, risulta tornato su livelli normali, di lungo periodo, dopo la fase di forte difficoltà affrontata a partire dal 2008. Questo risultato è assottigliato da una serie di voci non operative quali oneri e proventi finanziari, partite straordinarie, imposte, distribuzione di dividendi ai soci. Voci che hanno pesato per il 3,5% del fatturato.

Va tuttavia sottolineato che, mentre nel 2017, le imprese sono state attente ad allineare gli investimenti produttivi con le risorse interne disponibili, prima della crisi non avvertivano questa esigenza. Gli investimenti risultavano allora decisamente maggiori delle risorse interne nette. Ne è derivata nel 2017 una minore necessità di reperire risorse finanziarie esterne (-0,1% del fatturato). Un decennio prima il saldo finanziario lordo negativo era invece molto più ampio (-1,6%). Complessivamente, il saldo netto da finanziare con risorse esterne nel 2017 è stato pari all’1,0% del fatturato delle imprese, meno della metà rispetto a un decennio prima (2,5%).

Gli aumenti di capitale azionario hanno coperto una buona parte delle necessità finanziarie (0,8%), fornendo un contributo analogo a quello pre-crisi. L’emissione di obbligazioni ha apportato un altro 0,8%, mentre nel 2007 il contributo era stato nullo. I debiti delle imprese verso le banche sono cresciuti nel 2017 in misura molto ridotta rispetto a un decennio prima (0,5% del fatturato, rispetto a 1,6%), data la perdurante selettivita’ dell’offerta. I debiti finanziari verso altri soggetti sono addirittura diminuiti nel 2017. Nel complesso, quindi, i debiti finanziari a lungo e a breve termine hanno fornito risorse solo per uno 0,2% di fatturato, rispetto al robusto 2,1% registrato nel periodo precedente alla crisi finanziaria.

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