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Quale futuro per la cooperazione e lo sviluppo sostenibile nel Mediterraneo e in Africa

Quali soluzioni si possono elaborare per affrontare i problemi cruciali del quadrante mediterraneo? E quale dovrebbe essere l’approccio italiano ed europeo nei confronti dell’instabilità che oggi caratterizza quest’area regionale?

Se ne è discusso alla Camera dei Deputati, dove si è tenuta la presentazione del “Report Euro-Med 2019”, nuova edizione del lavoro di ricerca che si propone di essere un contributo per il dibattito e per agevolare i processi decisionali su temi centrali per la politica estera di Roma e dell’Ue, che proprio in queste ore ha rinnovato il suo parlamento.

LA PRESENTAZIONE DEL REPORT

Presentato da Pierpaolo Abet, fondatore e direttore del RoMed Forum, lo studio è aperto da una prefazione a cura del viceministro degli Esteri Emanuela del Re e raccoglie una serie di spunti di riflessione e proposte concrete per superare riguardo gli squilibri politici, economici e sociali che hanno caratterizzato, in tempi recenti, i territori del Mediterraneo.
“È fondamentale per l’Europa e soprattutto per l’Italia”, ha detto Abet nel suo intervento, “confrontarsi su questi temi, così come lo è costruire una solida e responsabile strategia di cooperazione politica internazionale guardando ai Paesi della regione del mediterraneo quali partner strategici. Solo così si sarà in grado di costruire percorsi lungimiranti e condivisi, che rendano di nuovo il Mediterraneo un’area di pace, di sviluppo e dove tornino a fiorire civiltà e culture”. Con un occhio particolare ai più giovani, “che rappresentano la vera risorsa su cui investire per farli diventare parte integrante e protagonisti di questo processo”.

IL CONVEGNO ALLA CAMERA

Nata nel 2017, la piattaforma del RoMed Forum è cresciuta negli anni, arrivando a elaborare questa prima edizione del report che è stata approfondita alla Camera – durante un panel su “Cooperazione, sviluppo sostenibile e innovazione nel Mediterraneo e in Africa” – da tre dei suoi autori: l’ambasciatore, già ministro degli Esteri, Giulio Terzi di Sant’Agata; il professor Roberto Pasca di Magliano dell’Università di Roma Sapienza; e di Alessandro Grandinetti, leader Emea Oil & Gas di PricewaterhouseCoopers.

UN PROCESSO DAL BASSO

In tema di cooperazione, il professor Roberto Pasca di Magliano ha presentato i risultati di una ricerca che calcola l’impatto del microcredito in termini di imprenditorialità in aree in via di sviluppo. “I numeri”, ha spiegato, “ci dicono che l’impatto di strumenti di questo tipo, che hanno lo scopo di rispondere alle esigenze di inclusione finanziaria di coloro che presentano difficoltà di accesso al credito tradizionale, è notevolmente più alto di quello di altre misure di investimento o finanziamento”. Erogare queste risorse, ha aggiunto il docente della Sapienza, “conviene sia a chi le riceve, perché è in grado di avviare una propria attività imprenditoriale, sia a chi le offre, perché la percentuale di restituzione è altissima, molto di più di quella del credito tradizionale”. Il tutto, inoltre, “a differenza di quanto accade abitualmente agevola un processo inclusivo che parte dal basso verso l’alto, che responsabilizza le comunità dando loro opportunità concrete”.

L’IMPORTANZA DELL’ENERGIA

Cruciale, nel processo di sviluppo del Mediterraneo e dell’Africa, ha ricordato Alessandro Grandinetti, manager di PwC, è anche la questione energetica. “C’è bisogno di piattaforme che possano assicurare, alle tante imprese che vogliono investire nell’area, di avere sia regole certe dal punto di vista dell’attuazione dei progetti infrastrutturali sia di mitigare i rischi connessi a investimenti in aree talvolta problematiche. Solo in questo modo sarà possibile accompagnare la crescita già esistente in diversi Paesi della regione”.

NUOVI ATTORI E INNOVAZIONE

Allo stesso modo, ha avvertito l’ambasciatore Giulio Terzi, sarà fondamentale comprendere le dinamiche geopolitiche che stanno influenzando l’Africa e il Medio Oriente, e che negli ultimi anni si sono tradotte nella crescente presenza di attori come Cina e Russia.
“Dobbiamo guardare allo sviluppo del Mediterraneo e dell’Africa”, ha rimarcato Terzi, “come a una questione importante anche per gli equilibri italiani ed europei. Per farlo, non dobbiamo perdere di vista che questo sviluppo consta anche di una componente valoriale, che nel caso di Pechino è in aperto contrasto con la nostra. Ad esempio la Cina, negli ultimi anni, ha realizzato in Africa investimenti dalle caratteristiche predatorie, molto diversi da quelli di cui necessiterebbero le nazioni africane. Spetta a noi portare in quei luoghi uno sviluppo positivo, che possa davvero far crescere imprese e competenze nell’ottica di una cooperazione win-win. Una strategia”, ha concluso, “che deve riguardare anche un’inclusione tecnologica e digitale, vero volano di sviluppo tanto in Occidente quanto altrove”.



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