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Da domani per Salvini basta festeggiare, l’Europa prepara il conto del debito

Più o meno metà reddito di cittadinanza, circa 3,5 miliardi. Tanto potrebbe sborsare l’Italia qualora la Commissione europea decidesse di avviare (e portare a termine) la temuta procedura di infrazione per debito eccessivo. Non è una novità che Roma si trovi ancora una volta a un passo dalle sanzioni comunitarie. I nostri parametri di finanza pubblica alla fine del 2019 sforeranno abbondantemente i target concordati con l’Europa (la nostra manovra poggia su un deficit/pil al 2%, ma a fine anno saliremo con ogni probabilità al 2,5/2,6%). Senza considerare che il nostro Pil viaggia rasoterra (0,2% secondo il Def). Non può stupire dunque che all’estero si fidino un po’ meno di noi, chiedendo un premio doppio per comprare i nostri titoli (qui l’analisi della settimana scorsa sui rendimenti dei nostri titoli, vicini a quelli greci), con conseguente innalzamento dello spread. Per la Lega, fresca di en-plein alle elezioni europee (qui l’intervista di oggi al sottosegretario Claudio Durigon), insomma è tempo di tornare a lavorare sui nostri conti.

UNA LETTERA PER SALVINI

A onor del vero, in mattinata lo stesso Salvini aveva messo le mani avanti, prevedendo a stretto giro di posta l’invio da parte della Commissione di una missiva nella quale chiedere al governo misure eccezionali per la riduzione del nostro debito, pena l’avvio della procedura di infrazione. Dopodomani si riuniranno infatti i commissari per il classico incontro settimanale. Bruxelles chiederà al governo italiano come giustifica il mancato taglio del debito l’anno scorso in aperta violazione del patto di stabilità. In particolare, l’Europa punta a capire formalmente il punto di vista dell’esecutivo sulla gestione del nostro debito. Successivamente la commissione deciderà se tali fattori (tra cui bassa crescita e bassa inflazione) esistono effettivamente e possono evitare all’Italia l’apertura di una procedura per violazione della regola del debito. La decisione sarà presa il 5 giugno prossimo. Ora, è obiettivamente difficile che Bruxelles apra la procedura essendo ormai in scadenza, tuttavia è possibile che indichi al governo la necessità di interventi di finanza pubblica già quest’anno per rispettare il patto di stabilità. Per questo, la vera partita si giocherà con la prossima manovra di bilancio, in autunno.

UNA MINA DA 3,5 MILIARDI 

Fin qui lo scenario. Ma c’è qualcuno, come Bloomberg, che ha già cominciato a fare qualche conticino. L’agenzia stampa americana ha infatti quantificato in 3,5 miliardi di euro la sanzione che potrebbe colpire l’Italia in caso di esito negativo del confronto tra Italia e Ue sulle nostre finanze. Tanti soldi per un Paese che cerca disperatamente i denari per ridurre l’Iva (23 miliardi) e per finanziare la flat tax (una dozzina, almeno). E soprattutto incapace di fare della spending review. Certo, a raddrizzare i nostri conti potrebbe concorrere un aumento dell’Iva, già dal primo gennaio 2020. Ma anche qui, al netto delle remore dello stesso governo (Salvini non vuole che l’Iva salga ancora), c’è chi ha fatto due conti. Come Oxford Economics, per la quale l’Italia è un po’ nel classico vicolo cieco: un aumento dell’Iva peserebbe sulla crescita del Pil italiano, già debole e potrebbe portare, come è avvenuto in passato, a un aumento dell’evasione fiscale. D’altro canto sarà difficile evitarlo, perchè questo spingerebbe il deficit sopra la soglia del 3% nel 2020, mettendo nuovamente l’Italia in rotta di collisione con la commissione Ue e i mercati finanziari.

GLI EFFETTI SULLO SPREAD

Ora, non è dato sapere se la procedura verrà avviata o meno e in che tempi. Nel mentre però il governo potrebbe avere altro cui pensare. Gli investitori esteri per esempio potrebbero non gradire un richiamo del genere, proprio all’indirizzo di un Paese che non solo non fa Pil, ma si prende il lusso di portare il suo deficit vicino al 3% cioè a livelli pre-patto di stabilità. Qualcuno potrebbe cominciare a vendere titoli italiani facendo salire pericolosamente lo spread, già oggi tornato sui 280 punti base. Insomma, c’è poco da scherzare.


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