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Parla solo Giorgetti e spiega che il governo è finito

Giorgetti

La novità politico-mediatica degli ultimi giorni è la loquacità di Giancarlo Giorgetti. Uomo di mediazione, braccio destro e sinistro di Matteo Salvini, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, da molto tempo ha rapporti gelidi con Giuseppe Conte e da qualche giorno dice in interviste e conferenze stampa quello che Salvini non può e forse non vorrebbe dire: altro che decreto sicurezza bis o ter, altro che soldi alle famiglie, la verità è che il governo è finito. Talmente finito che dinanzi ai giornalisti della Stampa estera ha definito un eventuale rimpasto una roba da Prima repubblica. Quindi resterebbero solo le elezioni anticipate perché “stabilità non è sinonimo di immobilismo”.

DISSAPORI DI GOVERNO

Così, mentre Salvini diceva di sperare in un nuovo Consiglio dei ministri che approvi il decreto sicurezza bis, Giorgetti l’aveva anticipato spiegando invece che oggi, mercoledì, non ci sarà nessuna riunione dell’esecutivo perché “vanno esperiti passaggi procedurali significativi” e l’espressione sul viso mentre lo diceva era significativa. Infatti in serata il presidente Conte, reduce da un pranzo con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha comunicato che il decreto sicurezza bis caro a Salvini e quello sulle famiglie voluto da Luigi Di Maio slitteranno al primo Consiglio dei ministri dopo le elezioni europee: pace armata, dunque. Conte ha spiegato che “tutto il governo condivide i due obiettivi politici” e che, in particolare, nell’ultima bozza del decreto sicurezza sono state “superate le criticità segnalate”. Inoltre, forse per attenuare le polemiche nate dal suo riferimento al ruolo del Quirinale durante l’ultimo Consiglio dei ministri, Conte ha in sostanza difeso Mattarella affermando che la presidenza della Repubblica non svolge “né censura preventiva né un sindacato politico”.

Un patto di non belligeranza a poche ore dal voto perché in mattinata Giorgetti era stato chiarissimo: “Se c’è collaborazione, bene – aveva detto il sottosegretario ai giornalisti stranieri – se partono ripicche e vendette allora non si fa nulla”. Anche se il testo del nuovo decreto sicurezza è radicalmente cambiato dalla prima alla terza bozza, da 12 a 18 articoli, con evidenti interventi di altri uffici legislativi a cominciare da quello della Giustizia, proprio di ripicche e vendette si tratta: il Movimento 5 stelle non lo vuole e, se anche gli errori tecnici e giuridici venissero tutti corretti, resterebbero quei 2 milioni di euro per il 2019 (che potrebbero diventare non più di 50 milioni l’anno in futuro) destinati a incentivare i rimpatri degli immigrati irregolari. Troppo pochi, continua a ripetere placidamente Luigi Di Maio, per i rimpatri occorrono centinaia di milioni… Sarà interessante vedere se, a seconda dei risultati elettorali, la posizione grillina cambierà. Nel frattempo, dal Viminale ricordano che all’inizio di giugno tornerà operativo il Cpr di Roma con 125 posti: l’obiettivo resta sempre quello di 1.400 entro ottobre. Si ricorda anche che nel contratto di governo ne è previsto uno per regione e che alcuni presidenti delle regioni amministrate dal centrosinistra si oppongono. Nel contratto, in verità, c’è scritto anche che nei centri sarebbero dovute andare le centinaia di migliaia di irregolari.

LE MODIFICHE AL DECRETO SICUREZZA 2

Nel decreto sicurezza bis dalle multe previste all’inizio per ogni migrante salvato da una nave di Ong si è passati alla sanzione di decine di migliaia di euro per chi trasporti più di 100 persone e si è giunti alla terza bozza con la sanzione per chi entra nelle acque territoriali italiane violando i divieti in materia. Sanzione di competenza del prefetto, quindi in capo al ministero dell’Interno, e non più della Capitaneria di porto. Resta qualche dubbio sull’inasprimento delle norme a tutela dei pubblici ufficiali durante le manifestazioni, visto che l’offesa non può più essere di “particolare tenuità” se il reato è appunto commesso nei confronti di un pubblico ufficiale nell’esercizio delle proprie funzioni: qualunque aggettivo rivolto a un agente in tenuta antisommossa potrebbe in teoria costare qualche anno di reclusione.

IL CASO DELLA SEA WATCH 3

Se il fine ultimo di Salvini, aggiungendo questo decreto alle direttive emanate nelle ultime settimane, vuole essere quello di non far arrivare più nessun migrante, andrebbe ricordato che la Sea Watch 3 (oggi sotto sequestro) entrò nelle acque italiane nonostante la diffida ricevuta dalla Guardia di Finanza. Inoltre, solo per restare alla cronaca più recente, 51 migranti sono arrivati dall’Algeria alla Sardegna a bordo di quattro barchini e altri 8 sono stati intercettati dalla Finanza al largo di Porto Empedocle (Agrigento).

LA POSIZIONE DI M5S SULL’IMMIGRAZIONE

Non che sia cambiata la posizione del Movimento 5 stelle sull’immigrazione: stando a quello che ha detto il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli (dal quale dipendono i porti e la Guardia costiera), “i porti restano aperti per chi ha diritto di entrarvi” e dunque non potrà sbarcare in Italia chi non rispetta le convenzioni internazionali. Non è cambiata nemmeno la linea di rompere le scatole a Salvini, visto che Toninelli si aspetta da settembre “miglioramenti” sul fronte dei rimpatri. Non si è mai parlato tanto di rimpatri quanto in queste ultime settimane: scaricarne l’intero peso sul Viminale è sintomo di “ripicche e vendette”.

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