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Il dialogo! Anche con Salvini. Parlano i cattolici conciliari impegnati in teologia e in politica

Tre affermazioni importanti da parte del Segretario di Stato Vaticano, cardinale Pietro Parolin. La prima riguarda il significato dell’esito del voto per le europee: “Prendiamo atto di quanto è successo. Nello stesso tempo credo che si debba guardare avanti, guardare avanti nel senso di continuare a dialogare per costruire l’Europa che tutti vogliamo, anche con tutte queste tendenze di ripiegamento su se stessi e di messa in discussione del progetto europeo. Quindi io sarei per una visione positiva e incoraggiante nel senso di dire: questa è la realtà, però possiamo costruire ancora”. Quindi sull’uso dei simboli religiosi da parte del leader della Lega ha affermato: “Sì ho già detto e ripeto quello che ho detto: credo che a usare i simboli religiosi per manifestazioni di parte, come sono i partiti, c’è il rischio di abusare di questi simboli. Quindi credo che da parte nostra non possiamo stare indifferenti di fronte a questa realtà”. Poi, commentando un’affermazione del cardinale Müller che bisogna dialogare anche con Salvini ha concluso: “Il Papa continua a dirlo: dialogo, dialogo, dialogo. E perché non Salvini? Anzi, il dialogo si fa soprattutto con quelli che non la pensano come noi e con i quali abbiamo qualche difficoltà e qualche problema. Io sono di questo parere, e quindi anche con Salvini si deve dialogare”.

L’ANALISI DI D’AMBROSIO

Il professor Rocco D’Ambrosio, docente alla Pontificia Università Gregoriana, afferma interpellato da Formiche.net che “il cardinale Parolin dimostra ancora una volta chiarezza e profondità. Il dialogo in effetti è uno dei cardini di questo pontificato. Ovviamente non in campagna elettorale, per evitare strumentalizzazioni, ma ora che il voto è passato fa bene il Segretario di Stato a ricordare la necessità di dialogare con tutti, soprattutto con chi la pensa diversamente. Faccio notare poi che tra la Chiesa universale e l’Italia c’è una vasta convergenza tra alcuni principi costituzionali e il magistero sociale, una convergenza che riguarda valori di fondo come solidarietà, accoglienza, rispetto di ogni persona e giustizia. Quindi la Chiesa italiana nel dialogare con tutti è aiutata da questa convergenza.”

Come non chiedere a un così attento docente di una delle principali università pontificie se dunque il cardinale Müller abbia avuto ragione nel dire che “la Chiesa deve riconciliare, non dividere, mentre oggi chiunque la critichi viene bollato come nemico del papa”, probabilmente riferendosi ai migranti. “No. Vede, la misericordia di Dio è la più grande porta aperta del mondo perché Dio stesso non la chiude. Ma non possiamo dimenticare che chiunque affermi qualcosa contro il Vangelo va fraternamente rimproverato”.

IL COMMENTO DI CIANI

Le parole del cardinale Parolin meritano però di essere lette anche con gli occhi dei cattolici impegnati in politica sul fronte opposto a quello rappresentato da Salvini. Paolo Ciani è il coordinatore nazionale di Democrazia Solidale, Demos, il gruppo cattolico che ha candidato il medico di Lampedusa, Pietro Bartolo, nelle liste delle Pd. Questa apertura al dialogo con Salvini potrebbe imbarazzare chi sta sul versante opposto, si potrebbe sentire spiazzato. “Non siamo spiazzati, proprio no. Anzi, mi sembrano proprio parole condivisibili. Il dialogo è l’essenza del cristiano e farlo con tutti ovviamente è fondamentale. Troppo facile dialogare solo con chi la pensa come te. Il problema è riconoscere il valore del dialogo e non tentare di fare del cristianesimo una proposta identitaria, contro qualcuno”. Sembra dire che questa tentazione c’è, ma alla domanda risponde che “è più che una tentazione. E’ evidente che nel mondo ci sia non solo la tentazione ma il tentativo di piegare le religioni al tornaconto politico. Basta pensare, nel campo cristiano, a Bolsonaro o ad alcune aree del mondo evangelicale americano. Anche in Europa si percepisce la tentazione o il tentativo di ridurre una religione universale come il cristianesimo a qualcosa di identitario e nazionale.” Se ne potrebbe desumere che per i cattolici sia meglio stare fuori dalla politica, ma per Ciani non è così: “i cristiani devono stare in politica, devono trovare un nuovo protagonismo, ma visto che i partiti hanno perso slancio ideale e valoriale occorrono testimoni.” E l’apertura al dialogo ne è una cifra, da affiancare alla testimonianza.

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