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Energia, a 20 anni dalle liberalizzazioni c’è bisogno di un tagliando? Il parere dei manager

Italia, anno 1999. L’allora ministro dell’Industria, Pierluigi Bersani, abbatte il primo muro del monopolio elettrico, nato nel 1962 con la nazionalizzazione dell’energia elettrica sotto il cappello del costituendo Enel. Dal quel decreto, 16 marzo 1999, sono passati venti anni esatti. La liberalizzazione del comparto c’è stata, sono nate nuove società del cosiddetto mercato libero (come Sorgenia) e molti utenti hanno deciso di abbandonare lo storico fornitore di elettricità.

Il prossimo anno poi, andrà definitivamente in pensione il cosiddetto regime tutelato, ovvero il mercato che include quegli operatori che aderiscono alle condizioni stabilite dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas. Tutte le aziende attive nel mercato libero avranno quindi più autonomia decisionale. Doveroso dunque tracciare un bilancio del processo di liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica in Italia, anche alla luce del contesto europeo e dei nuovi obiettivi al 2030. L’occasione è arrivata con il convegno Il mercato dell’energia elettrica a venti anni dalla liberalizzazione, organizzato oggi e domani dal Gse, presso la nuova Aula del Palazzo dei Gruppi dei Parlamentari della Camera, al quale hanno preso parte esperti, docenti e manager delle società elettriche, tra cui Terna, Enel, Acquuirente Unico e Acea.

VENT’ANNI DI LIBERALIZZAZIONI

Il filo rosso dei lavori l’ha tracciato in mattinata il sottosegretario allo Sviluppo, Davide Crippa  per il quale due decenni di liberalizzazioni hanno lasciato all’Italia un’eredità che è anche un po’ una sfida. Il cliente al centro di tutto e prima di ogni cosa. “Tra gli obiettivi del Piano Energia e Clima c’è quello di mettere al centro il consumatore finale, per questo dobbiamo porre attenzione alle regole che verranno scelte per garantire l’accesso ai consumatori e il loro ruolo attivo”. Ha osservato Crippa: “Esattamente 20 anni fa si avviava il percorso di liberalizzazione, da allora il sistema è profondamente cambiato: dal comportamento del mercato al peso delle rinnovabili”. La liberalizzazione, comunque, ha avuto la sua ragione storica, portando a “una serie di vantaggi: possibilità di scelta per i consumatori, opportunità per gli operatori. Vantaggi che si sono tradotti in più concorrenza”.

LA VERSIONE DI BERSANI

Naturalmente non poteva mancare la presenza del papà delle liberalizzazioni, Bersani. Il quale pur riconoscendo il grande ruolo giocato dalla rottura dei monopoli, ha sottolineato come la battaglia per un mercato veramente efficiente non sia vinta ancora. “La sfida dei prossimi 20 anni è la decarbonizzazione e il grande tema ambientale, ma sarà bene ricordarsi che il tema ambientale lo affronti solo se trovi un equilibrio sul tema sociale. Non sarà una passeggiata”. Secondo Bersani le liberalizzazioni per essere davvero efficaci vanno in qualche modo governate. “Non si può parlare di energia distribuita e lasciare all’anarchia le soluzioni. Bisogna inquadrarle, serve la governance dei processi nuovi e qui tocca al governo”. A 20 anni dal decreto che porta il suo nome e che avviò la liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica “c’è da aggiornare il sistema, ma la cosa ha funzionato aprendo un settore economico vasto e plurale, togliendo il monopolista dalla cuccia domestica e aiutandolo ad andare nel mondo, creando investimenti”

LE LIBERALIZZAZIONI SECONDO I MANAGER

E le liberalizzazioni viste dai manager? All’evento hanno partecipato, tra gli altri, Luigi Ferraris, ceo di Terna, la società della distribuzione controllata da Cdp. “Il decreto Bersani ha stimolato investimenti, permesso l’utilizzo di nuove tecnologie, ha permesso l’eliminazione totale dell’ ‘oil’, ha favorito l’apertura del mercato ai clienti finali e quindi ha creato le condizioni per il mercato” elettrico”. Il numero uno di Terna ha spiegato che oggi l’Italia “è dipendente per un 15% dall’import di energia elettrica e che gli impianti di generazione elettrica nel Paese sono passati da 800 a 800.000 e ci si aspetta che si vada verso il milione in futuro”.

Parlando del tema della digitalizzazione, Ferraris ha dichiarato che se si andrà verso il modello delle rinnovabili sarà necessario “fare attività di dispacciamento con strumenti sofisticati basati su dati e affidandosi ad algoritmi. Dobbiamo passare da una cultura del watt alla cultura del byte. Noi di Terna abbiamo stanziato 700 milioni di euro finalizzati ad investire in innovazione e digitalizzazione”.

Secondo Carlo Tamburi, direttore di Enel “se le tlc e i trasporti hanno portato l’Italia nella situazione in cui è oggi, la liberalizzazione del sistema elettrico ha portato alla creazione di campioni nazionali che si sono affermati nel mondo. Tuttavia oggi certo “c’è bisogno di un tagliando profondo al sistema energetico nazionale tenendo conto del peso delle rinnovabili e del phase out del carbone. Un tagliando che va fatto tutti insieme in tempi rapidi perché gli obiettivi al 2030 sono raggiungibili ma non si fanno da soli e soprattutto dobbiamo metterci nell’ottica del cliente che vuole capire meglio, avere una visione , spendere meglio. Il tutto in termini di sostenibilità è il nuovo paradigma del futuro”.

Stefano Donnarumma, alla guida di Acea ha sottolineato un aspetto in particolare, quello della rete. “Lo sviluppo delle rete in futuro deve avere degli elementi di resilienza. L’esperimento di liberalizzazione, di regolazione, approfondito, ha portato il sistema italiano a fare passi da gigante”. Quanto alle liberalizzazioni, “l’esperimento ha portato il sistema elettrico italiano a fare passi da gigante e puo’ essere esteso ad altri settori e l’Autoritaà lo sta facendo. La preoccupazione tipica di aziende come la nostra è identificare il giusto metodo per difendere quanto costruito in anni”.

Un tagliando alle liberalizzazioni anche secondo Andrea Peruzy, presidente di Acquirente Unico. “A vent’anni dalla liberalizzazione, il nostro settore vive una stasi e mi auguro che presto l’azione del governo sblocchi le molte partite aperte: il nodo degli oneri di sistema che gravano sulle bollette è cruciale e il governo è stato più volte sollecitato a prendere una posizione, non solo dagli operatori ma dal Parlamento e dalla stessa maggioranza che lo sostiene. Il nodo della povertà energetica deve essere affrontato e in questo il bonus automatico è una soluzione che deve essere considerata, insieme anche a misure di efficienza energetica. Senza dimenticare l’albo dei venditori, che è cruciale per assicurare maggiore trasparenza e concorrenza nel mercato liberalizzato”.

 

 

 

 

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