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L’allarme di Gabrielli. Dai flussi dei Balcani il rischio foreign fighter

Dei Balcani si è parlato meno della Libia per l’evidenza dei numeri dei flussi migratori degli ultimi anni, eppure quell’area è sempre stata ad alto rischio e ora sta tornando al centro dell’attenzione. Lo conferma il capo della Polizia, Franco Gabrielli, riferendosi alla ripresa dei flussi migratori proprio sulla rotta balcanica e alla necessità di monitorarli con la massima attenzione perché quella rotta può essere utilizzata dai foreign fighter fuggiti dalla Siria e dall’Iraq dopo la sconfitta militare dell’Isis.

Gabrielli ne ha discusso a Roma alla riunione dei capi delle polizie dei Paesi balcanici e, pur evidenziando che non siamo ai livelli altissimi del 2015, il fenomeno “rappresenta un motivo di preoccupazione per la sicurezza dell’Italia e dell’Europa” visto che attraverso quei flussi “è possibile, e in alcuni casi probabile, un afflusso di foreign fighter”.

I NUMERI DI FRONTEX

I numeri dell’agenzia Frontex relativi ad aprile e diffusi nei giorni scorsi dimostrano che, a fronte di un calo del 27 per cento degli arrivi complessivi di migranti in Europa attraverso diverse rotte, nei primi quattro mesi di quest’anno lungo la rotta dei Balcani occidentali c’è stato un aumento del 96 per cento rispetto all’anno scorso, con circa 3.400 arrivi provenienti in maggioranza dall’Afghanistan e dall’Iran. In particolare, è proprio la provenienza dall’Afghanistan che da tempo è tenuta sott’occhio dagli investigatori e dagli analisti.

L’ULTIMA RELAZIONE DEI SERVIZI SEGRETI

Nell’ultima relazione dei Servizi segreti al Parlamento furono riassunti alcuni punti fermi: pur con inevitabile approssimazione, i combattenti europei partiti dai Paesi dell’area Schengen verso Siria e Iraq sono stati circa 2.600 di cui circa 500 balcanici. Quelli tornati dovrebbero essere 1.700 di cui 400 nei Balcani la cui pericolosità, era rilevato nella Relazione, non sta tanto nei numeri quanto “nel profilo stesso dei reduci, potenziali veicoli di propaganda e proselitismo, nonché portatori di esperienza bellica e di know-how nell’uso di armi ed esplosivi”.

IL RISCHIO DELL’AREA BALCANICA RILEVATO DA GABRIELLI

A queste cifre relative all’anno scorso si aggiunge il rischio attuale al quale ha fatto riferimento Gabrielli: in quell’area balcanica è nota la presenza di organizzazioni di reclutamento jihadista e negli ultimi anni ci sono state inchieste e arresti tra Italia e Kosovo. Va ricordato anche che da tre anni all’interno della missione Kfor della Nato è presente un battaglione con specifici scopi di intelligence, comandato da un italiano.



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