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Se vuole contare in Europa, la Lega deve entrare nel Ppe

Lega

All’indomani del voto non c’è più spazio per i proclami e per gli slogan quali “cambieremo l’Europa”; la configurazione dei gruppi a livello europeo è più o meno quella che era stata preannunciata dai sondaggi, con il partito popolare Ppe primo partito (182 seggi), seguito dai socialisti S&D (147 seggi), ma queste due famiglie non hanno più il numero di seggi necessario per avere la maggioranza del Parlamento europeo.

IL DATO DELLA LEGA E IL FUTURO A BRUXELLES

Adesso gli occhi sono puntati su quel 34% della Lega, risultato al di sopra delle percentuali preannunciate dai sondaggi, che negli ultimi giorni parlavano erroneamente di un calo (calo rispetto a cosa se un anno fa aveva solo il 17%?). Ma cosa può fare realmente in Europa la pattuglia leghista? Attualmente la Lega è membro del Gruppo ENF, un gruppo che ha eletto in questa tornata 58 Deputati, quindi un gruppo che sparisce in un emiciclo composto da 751 europarlamentari. Se a questo gruppo sommiamo i 59 eletti dal gruppo di cui è parte Meloni (Gruppo ECR) arriviamo a 115 Deputati, che restano sempre una minoranza nello scenario europeo.

PER CONTARE IN EUROPA…

Per contare in Europa bisogna essere parte di una famiglia europea che abbia i numeri per esprimere vice presidenti dell’europarlamento, presidenti e vice presidenti di Commissioni parlamentari, perché in un contesto dove viene rigidamente applicato il metodo d’Hondt, puoi avere anche quasi 30 deputati ma se sei in un Gruppo piccolo conti poco e niente. Per dirla in altri termini la delegazione leghista in un gruppo grande come il Ppe, avrebbe diritto a svariate cariche e potrebbe far pesare i suoi voti; in un gruppo piccolo come quello in cui sta attualmente avrà diritto a ben poco, visto che con il metodo d’Hondt al suo Gruppo spetterebbero (forse) cariche marginali.

Chi conosce la macchina sa che a questo punto, se la Lega vuole davvero contare e sedersi al tavolo dei vincitori non può restare in un piccolo gruppo, ma deve iniziare a negoziare il suo ingresso nel Ppe dove c’è già l’alleato e amico Orban.


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