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Quante assenze tra i democristiani nel ricordo di Aldo Moro

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Oggi 9 maggio ricorre l’anniversario dell’assassinio di Aldo Moro, avvenuto 41 anni orsono, tempo trascorso nel ricordo dell’eccidio più violento e sofferto della storia repubblicana.

LA PERSONALITÀ DI MORO

Aldo Moro, cattolico impegnato in politica prima che essere un uomo pubblico, fu un limpido cristiano che condivise e interpretò fino in fondo la politica, secondo lo storico motto del suo grande amico Papa Montini (San Paolo VI): “La politica come la più alta forma di carità”. Così egli intese la sua azione di cattolico, di uomo politico, di esponente delle istituzioni. Uno statista. Presidente degli universitari cattolici e prestigioso, dopo De Gasperi, esponente politico della Dc con Amintore Fanfani, conosceva bene il valore e il significato di “dignità della persona umana” e di “bene comune”. Conseguente a tale condotta, egli agì fino all’ultimo istante della sua vita.

IL RICORDO DELLO STATISTA DA PARTE DELLA DC

Oggi non si vogliono celebrare particolari momenti della sua esperienza politica, della sua vita culturale, della sua azione di cattolico impegnato, di nonno, di padre, di marito amorevole. Si cerca solo di approfondire la ragione del lento oblio che sta maturando intorno alla figura e all’opera del grande statista democristiano. Il 9 maggio, in via Caetani, a parte le presenze istituzionali e di protocollo non si vedono più tanti democristiani, tranne Mario Tassone e il sempre affettuoso, coerente amico, presidente Gerardo Bianco. I tanti che fanno sfoggio dello scudocrociato, dove sono finiti? A ricordare l’amico trucidato dalle “brigate rosse”, il mondo Dc sembra quasi scomparso, volatilizzato. Non è una questione minima voler evidenziare l’assenza di tanti esponenti dello scudocrociato, è vicenda invece che ha il suo significato. La vita di Aldo Moro non può strumentalmente appartenere oggi a chi ieri ha ostacolato e ha combattuto le sue idee.

… IL RICORDO DEGLI ALTRI POLITICI

È senza dubbio confortante che, post mortem, esponenti di altra fede politica si convertano al pensiero moroteo, alla sua visione della società, alla sua linea di politica internazionale, di politica sociale, ma bisogna avere sempre presente che il suo patrimonio ideale è nato e cresciuto all’interno del cattolicesimo politico. Tutto si può giustificare in questo tempo: confusione, qualunquismo, ibridi connubi, ma le idee non è possibile snaturarle. Sono stati stravolti ideali e partiti, con la promessa del cosiddetto fantomatico nuovo e del cambiamento, che poi è il vecchio più vecchio. Ad oggi, dopo cinque lustri e dopo aver turlupinato le storiche culture politiche, quali risultati sono stati conseguiti? Solo bla bla bla che ascoltiamo quotidianamente. Bisogna riscrivere grammatica e sintassi, perché una nuova progettualità politica venga elaborata e che porti a governare il Paese nella stabilità, secondo un’etica condivisa. Etica prima di tutto.

L’AUSPICIO DI UNA NUOVA CLASSE POLITICA CATTOLICA

Si possono cambiare le leggi, si possono licenziare le riforme, ma se non c’è un’etica legittimata, intorno alla quale riconoscersi è tutto inutile. È ora di abbandonare il tempo dell’anomia, della neutralità, dell’ignavia! Oggi si vive questo impensabile paradosso: i cattolici assenti dalla scena politica nazionale, mentre il Paese reclama buona politica. I cattolici, cancellati politicamente, non hanno più un gruppo in Parlamento e stentano a presentare una lista, per eleggere i propri esponenti al Parlamento Europeo, come se nella storia d’Italia non fossero mai esistiti. Stanno pagando il prezzo più alto, grazie anche a codardi e opportunisti. La loro cultura, sempre faro della civiltà italica, tuttora chiusa nello sgabuzzino dei ferri vecchi, anche per mancanza di coerenza e di coraggio a rappresentarla, mentre si avverte la sua necessaria presenza. Si spera che quest’anno in via Caetani ci saranno tanti cattolici, soprattutto giovani, desiderosi di impegnarsi in politica, a rendere omaggio ad Aldo Moro, grande statista democristiano.

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