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Porteremo il salario minimo in Europa per dare dignità ai lavoratori. Parola di Rondinelli (M5S)

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“La mia Europa non è un’Europa da smantellare o da distruggere. Ma da costruire insieme intorno al tema del lavoro, delle politiche sociali, con l’introduzione, ad esempio, del salario minimo europeo e del reddito di cittadinanza europeo e con un’immigrazione controllata che non può essere quella dei porti chiusi a prescindere”. A parlare in quest’intervista a Formiche.net è Daniela Rondinelli, candidata come capolista del M5S per l’Italia Centrale. Un passato nella Cisl, nell’associazionismo cattolico fino al Comitato economico e sociale europeo prima come vice-presidente del Gruppo lavoratori poi nel Gabinetto di Presidenza. Oggi la scelta di dire sì alla proposta del vice premier Luigi Di Maio di candidarsi e mettersi in gioco perché “dobbiamo ripartire dai valori e dai principi fondanti la costruzione europea – dice – coesione, equità, solidarietà, libertà, benessere per tutti, giustizia sociale”.

Domani presentate il programma del Movimento per le Europee, pensa che con il M5S si possa fare davvero questo percorso?

Sì, un programma che prevede più democrazia diretta, una riforma istituzionale che finalmente riconosce al Parlamento europeo il potere di iniziativa legislativa, taglio agli sprechi come ad esempio la doppia sede di Strasburgo, che dice basta all’austerity e punti sullo sviluppo e l’equità sociale. Sono un’europeista e ho a cuore il futuro di un’Europa di libertà, democrazia e solidarietà. Un nuovo modello d’Europa basato su lavoro, crescita, opportunità, partecipazione diretta dei cittadini. Da giovane ho partecipato alla prima generazione Erasmus, ho creduto fortemente nel sogno europeo, il futuro era pieno di opportunità e di grande fiducia verso il progetto europeo, e questo ha condizionato tutte le mie scelte di vita e di lavoro.

Però oggi l’Europa non sembra molto vicina ai cittadini, ha più il volto dell’austerity che ha tanto anche penalizzato il nostro Paese…

Quello che lei dice è vero. Da nove anni sono impegnata a Bruxelles nel Comitato economico e sociale europeo. Non sono una burocrate ma una donna che porta la voce e gli interessi della società civile nelle istituzioni europee. Con la mia professione ho toccato con mano che il sogno si è trasformato in un contesto difficile. Le politiche di austerità hanno portato impoverimento, riduzione di diritti, tagli alla spesa sociale e ai servizi essenziali. Ho visto da vicino il dramma di persone che hanno perso il loro posto di lavoro; imprenditori costretti a chiudere la loro azienda; famiglie in difficoltà che non arrivano alla fine del mese.

E cosa si può fare per invertire questo scenario?

Quel che è certo è che i vincoli di bilancio non hanno portato benessere, è ora di prendere altre misure come il salario minimo e il reddito di cittadinanza europeo e creare nuova occupazione in un nuovo modello di sviluppo economico basato sulla sostenibilità. Il M5S nel suo programma propone cose concrete da fare, che abbiano un vero impatto per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle persone. Tutte le lavoratrici e i lavoratori italiani ed europei devono poter guadagnare un salario dignitoso per sé e le proprie famiglie. Porteremo in Europa la battaglia del salario minimo con l’obiettivo di ridare piena dignità ai lavoratori, di contrastare la concorrenza sleale all’interno dell’Unione e di frenare anche in questo modo la delocalizzazione.

D’accordo ma come si può rilanciare in Europa un tema così divisivo come quello del salario minimo?

In 22 Paesi europei su 28 il salario minimo è già realtà e presto lo sarà anche in Italia. Quello che adesso bisogna fare se vogliamo trasformare l’Europa in un continente dei diritti e delle opportunità per tutti i lavoratori è estendere il salario minimo a livello europeo. La nostra proposta è semplice: serve una direttiva quadro dell’Ue che fissi i minimi salariali a livello nazionale, nel dovuto rispetto delle prassi di ciascuno stato membro. E le prossime elezioni europee sono decisive per il futuro dell’Europa e per il futuro dell’Italia perché decideranno in quale direzione vogliamo andare. Non più un’Europa che toglie, ma un’Europa che ritorna a dare diritti e opportunità.

Le aziende sentono molto il problema del dumping salariale e sociale tra gli stati dell’Unione…

Non è accettabile che un’impresa sposti la sua produzione in Paesi dove il costo del lavoro è più basso e per pagare meno tasse. Per questo bisogno porre al centro dell’agenda il tema dei diritti sociali e del lavoro ma anche della trasformazione produttiva delle aziende, dell’efficientamento energetico, della lotta al cambiamento climatico. Abbiamo poi una grande sfida davanti che è la trasformazione del lavoro e della società con la digitalizzazione che cambierà le nostre vite nella sfera personale e privata.

Il M5S come si collocherà in Europa? Contano molto anche le alleanze per realizzare tutto quello che dice…

Abbiamo bisogno di costituire un gruppo parlamentare che sia espressione delle forze nuove e innovative che entreranno nel prossimo PE. Se il Ppe e il Pse non arriveranno al 51% per fare un accordo di governo – come probabilmente succederà – noi potremmo diventare l’ago della bilancia, e questa volta il cambiamento in Europa lo portiamo davvero. Noi vogliamo creare un gruppo parlamentare autonomo e solido, che promuova la partecipazione diretta dei cittadini alle decisioni che si prendono a Bruxelles, ad esempio come la ripartizione equa ed obbligatoria degli immigrati in tutti i Paesi dell’Unione.

Certo che questa visione sociale stride un po’ in questo clima di sovranismo che invece si respira in Europa..

Penso che il sovranismo non sia quello di cui abbiamo bisogno per dare risposte alle numerose sfide che l’Unione europea deve affrontare oggi e nel futuro. I sovranisti entreranno in conflitto tra loro, perché non sanno costruire coesione in Italia e in Europa. Si rischia di arrivare alla distruzione del progetto europeo e se questo avviene chi pagherà il conto saranno le persone comuni, ci sarà solo impoverimento, discordia e conflitti.

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