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Tutti i problemi di Huawei dopo le limitazioni negli Usa

huawei, Handelsblatt

Lo scontro tecnologico tra Washington e Pechino va avanti ormai da qualche tempo, causando a Huawei non pochi problemi. Tuttavia, la decisione della Casa Bianca di inserire il colosso di Shenzhen nella lista di aziende con cui le società americane possono lavorare solo dopo un via libera governativo potrebbe avere importanti ripercussioni sull’azienda, sulle sue numerose affiliate e sul loro futuro nel mercato occidentale.

LA COMPLESSITÀ DELLA SUPPLY CHAIN

Per avere un’idea di quanto potrebbe essere dirompente sul piano del business la mossa degli Usa, è necessario – spiega la Bbc – guardare da vicino la complessità della supply chain delle singole componenti di un prodotto Huawei, le quali sono prodotte da numerose altre aziende che stanno per subire l’onda d’urto del divieto statunitense. Ad esempio, la scheda madre dello smartphone di punta di Huawei, il P30 Pro, presenta due componenti realizzate da HiSilicon, una società con sede in Cina interamente di proprietà di Huawei; il module front-end del chip è progettato e prodotto da Skyworks, una società di semiconduttori con sede nel Massachusetts (per la quale, dunque, varrà il divieto). Un altro modulo front-end che gestisce le frequenze radio è prodotto da Qorvo, una società di semiconduttori con sede a Greensboro, nella Carolina del Nord (anche questa interessata dal divieto). La memoria flash, in aggiunta, è progettata e prodotta da Micron Technologies, specialista di semiconduttori con sede nell’Idaho. no). E sono solo alcuni esempi.

IL BAN

L’anno scorso, Huawei pubblicò un elenco dei suoi fornitori principali, comprese 33 società statunitensi. Così come Google dovrà rinunciare a fornire la sua versione di Android, i principali fornitori di tecnologie statunitensi, tra cui Xilinx, Qualcomm, Broadcom e Intel, hanno tutti annunciato di dover interrompere ogni vendita di tecnologia a Huawei per ottemperare al divieto. Come NeoPhotonics, ad esempio, che produce apparecchiature di rete.

CHE COSA ACCADRÀ

Non è ancora chiaro che cosa accadrà nei prossimi mesi, ma ieri il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha emesso una licenza temporanea che ha consentito ad alcune aziende di continuare a supportare reti e dispositivi Huawei, ma si tratta di una concessione di breve periodo, terminata la quale si assisterebbe a un’accelerazione verso quella che molti analisti definiscono una Rete divisa in futuro in due o tre blocchi.

CLIMA TESO

In questo scenario, in piena guerra dei dazi, le ultime notizie senz’altro destinate a far discutere, ma il clima tra Washington e Pechino è ormai teso da tempo. Gli ultimi provvedimenti spinti dalla Casa Bianca, aveva già raccontato questa testata, si affiancano infatti a una legge già promulgata nel 2018 dalla Casa Bianca che vieta alle autorità federali di utilizzare apparecchiature e device prodotti da Pechino. Circa un anno fa, la Federal Communications Commission ha proposto di impedire che il fondo governativo destinato per l’acquisizione di attrezzature e servizi a scopo pubblico sostenesse acquisti da società ritenute minacciose per il Paese. E la stessa Commissione ha votato all’unanimità per negare a China Mobile di fornire servizi di telecomunicazione negli Usa. Circostanze che si sommano, anche, a una serie di stop ad acquisizioni cinesi negli Usa e a allarmi vari diffusi nel tempo.

IL TEMA 5G

Uno dei più noti riguarda il ruolo che aziende cinesi come Huawei e la statale Zte potrebbero avere nello sviluppo del 5G occidentale. Su questo dossier gli Stati Uniti stanno portando avanti una campagna di sensibilizzazione nei confronti di partner e alleati – soprattutto quelli che ospitano basi Usa e Nato – per trasmettere loro i potenziali pericoli derivanti da un coinvolgimento di compagnie della Repubblica Popolare nelle proprie reti mobili ultraveloci di quinta generazione (un’eventualità che, ha avvertito il Dipartimento di Stato, potrebbe portare anche a uno stop dello scambio di informazioni con Washington).

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