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Più Elettronica, meno rifiuti con l’economia circolare

Nei prossimi anni le apparecchiature elettriche ed elettroniche saranno sempre più alla portata di tutti, grazie ad un costante sviluppo sociale ed economico. Di conseguenza dovrebbero anche aumentare i rifiuti di questo settore, con importanti ripercussioni ambientali. Eppure l’equazione non è così scontata. Stanno, infatti, cambiando le modalità di distribuzione e le esigenze dei consumatori. Sta cambiando l’economia, la convergenza tra prodotti e servizi, la dematerializzazione e la diffusione dei sistemi cloud. Ed è cambiato il quadro normativo, con specifiche misure sull’eco-design e l’obsolescenza programmata. E poi c’è la grande incognita delle vendite on line, che stanno acquisendo un peso sempre più crescente.

Lo rivela la ricerca Scenari e strategie future di gestione dei rifiuti tecnologici, realizzata dalla società di consulenza Althesys e presentata nel corso dell’incontro sul Rapporto Cobat 2018. “La filiera dei prodotti tecnologici – ha spiegato Alessandro Marangoni, ceo di Althesys – e del loro fine vita non cambierà solo per l’applicazione dei principi dell’economia circolare, ma anche perché si evolverà il modo di produrre, vendere e utilizzare i prodotti. Muteranno i canali di vendita, sempre più on line. L’innovazione tecnologica modificherà materiali e componenti dei prodotti, cambiando cicli di vita e flussi delle materie prime. Tutto questo richiederà un più efficiente uso delle risorse e il riciclo, favorendo il recupero di materie prime seconde”.

Il Cobat dal 1988 si occupa di avviare a riciclo batterie al piombo esauste, rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche e pneumatici fuori uso attraverso i suoi punti di raccolta e i propri impianti di trattamento con una copertura omogenea su tutto il territorio nazionale. Nel 2018 il consorzio ha gestito oltre 140 mila tonnellate di prodotti a fine vita, divisi tra batterie al piombo, pile portatili, apparecchiature elettriche ed elettroniche e pneumatici. “Il nostro Consorzio – ha affermato Giancarlo Morandi, presidente di Cobat – da oltre 30 anni è il braccio operativo di un’economia circolare che trasforma in nuove materie prime montagne di prodotti non più utili, erroneamente considerati rifiuti. Seguiamo gli andamenti della politica e dell’economia in Italia e in Europa. Oggi, finalmente, possiamo dire che l’economia circolare sta iniziando a diventare quello che tutti noi speravamo: la normalità”.

“Dai dati del Rapporto Cobat – ha concluso Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola – emergono risultati importanti che ci devono spingere a fare meglio. Oltre che all’ambiente, la corretta gestione dei rifiuti e il riuso dei materiali, fanno bene a intere filiere produttive: un’economia competitiva perché scommette sull’innovazione, sull’ambiente e sulla qualità. L’economia circolare è una prospettiva industriale concreta ed economicamente vantaggiosa”.



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