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Salario minimo sì, sindacati no. È l’Italia (disorientata) di oggi

salario minimo

Di Maio lo ha scelto come simbolo della “virata leftist” per smarcarsi dalla presa mortale dell’alleato leghista, Zingaretti lo ha utilizzato come arma per sfidare i pentastellati sul terreno dei diritti. È il salario minimo il pomo della discordia nella rincorsa ad occupare la sinistra; e, se si osserva la rilevazione di Swg, si capisce facilmente il perché. Infatti, il 71% degli italiani si dice favorevole a una legge che fissi una retribuzione di base per i lavoratori.

Una maggioranza schiacciante ma soprattutto schiacciata dall’ansia di perdere il proprio status sociale, insidiato dalla rivoluzione digitale e dalla concorrenza dei paesi “low-cost”. Di fronte a questo bisogno di tutela è però opportuno chiedersi cosa pensano i cittadini della forma più antica e novecentesca di protezione: il sindacato.

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Negli ultimi quindici anni le associazioni di categoria hanno sperimentato un crollo vertiginoso della loro credibilità. Così, la stessa maggioranza bulgara che chiede a gran voce il salario minimo, dice anche di non avere più fiducia nei sindacati (83%).

Una fotografia impietosa che, nell’era della disintermediazione, impone un netto ripensamento del sistema della rappresentanza dei lavoratori.

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A sparigliare le carte ci ha provato il segretario della Cgil Maurizio Landini lanciando l’appello per un sindacato unico. Una proposta analoga a quella avanzata da Renzi nel 2015 e che all’epoca, ironia della sorte, incontrò la feroce opposizione di Susanna Camusso.

Tuttavia, l’idea di ridurre la frammentazione delle varie sigle sembra disorientare ancora di più gli italiani. Su questo tema infatti i cittadini si dividono a metà con una grande fetta (26%) che non ha un’opinione definita.

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Infine, un ulteriore segnale della fragilità dei corpi intermedi arriva dalle opinioni dei nostri concittadini sulla chiusura domenicale dei negozi (battaglia condivisa dai principali sindacati).

Il 58% degli intervistati si dice contrario a qualsiasi ipotesi di interruzione festiva degli esercizi commerciali. A dimostrazione del fatto che, anche su questo tema, gli italiani sembrano essere molto distanti da chi dovrebbe rappresentarli.

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