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L’effige di Gesù sulla mensola di Salvini (con il tapiro d’oro) cambia il rapporto tra sacro e profano

tapiro salvini

Nasce il cristianesimo 3.0? È difficile dirlo, ma dopo la Chiesa evangelica dei padri, opposta ai poteri mondani, quella costantiniana, frutto dell’alleanza tra trono e altare, le immagini e le parole di questo dopo-voto italiano segnalano una realtà tutta nuova: possiamo chiamarlo “cristianesimo secolare”, cioè una religione al servizio della politica? O cristianesimo politico, simile all’Islam politico che ben si conosce? Chissà, prima di definirlo però vediamo di cosa si tratta. Quando la Lega ha cominciato a risultare evidentemente il primo partito italiano, Matteo Salvini ha divulgato un tweet di ringraziamento agli italiani. Molto importante. Alcuni hanno notato, in lontananza, le fotografie di Maldini e Putin, eroi sportivo e politico. Strano che non tanti abbiano notato in primo piano accanto al foglio di ringraziamento, una serie di oggetti poggiati su una mensola: un cappello mega, Make America Great Again, poi un’effige di Gesù Cristo guardato da un tapiro d’oro. Qualcuno in Vaticano non poteva non notare, e in effetti a ragione.

È fatto enorme. La centralità dell’effige di Gesù Cristo è evidente, difficile pensare a un fatto casuale. La vicinanza con il tapiro d’oro invece sorprende: casualità? O indicazione sottile, forse eccessiva nella forma ma che nella sostanza potrebbe riguardare non Cristo ma chi lo rappresenterebbe. Non so, certo è che il senso complessivo di quella mensola sembra dire che Cristo è una delle effigi utili a qualificarsi, a convincere in campagna elettorale. Quella mensola va capita.

Ma non è tutto qui. Nel suo primo commento pubblico Salvini ha chiarito di non aver affidato in campagna elettorale il suo partito, ma l’Italia intera e l’Europa stessa “al cuore immacolato di Maria”. Ed ha baciato il rosario. Questa affermazione di aver affidato l’Italia al cuore immacolato di Maria va comparata con i manifesti della Democrazia Cristiana del 1948 per essere capita. Erano anni di scelte di fondo, di qua o di là. Un manifesto democristiano mostrava la libertà salvata dallo scudo crociata, contro il quale si infrangevano la falce e il martello lanciati dai comunisti sovietici. Era un simbolo che richiamava la Croce quello scudo crociato, la faceva sua, ma non era un simbolo religioso.

Era una scudo con una croce stilizzata, non quella ufficiale della Chiesa, e la scritta Libertas. Dunque un richiamo, non un impossessamento. Erano altri che dovevano stabilire il collegamento, sancire eventualmente l’accordo, la delega. Ora invece il rosario e l’affidamento entrano in campo, sono pronunciati direttamente dal leader politico. Dunque è il potere secolare che assume su di sé la rappresentanza di quello spirituale. È un fatto nuovo. Il sacro non è più “sacer”, cioè inviolabile, separato, attinente alla divinità, ma assunto direttamente dalla politica che lo interpreta e fa proprio. È questa la nuova religione secolare? Una religione che forse è senza Dio ma certamente senza Chiesa, senza sacralità. Assume i simboli della fede e li spende in proprio per il proprio progetto politico.

Dio non è per tutti, Dio può essere rappresentato da chi elabora un progetto secolare che annuncia essere nel suo nome. Al di là della forza dei risultati elettorali, queste elezioni dovranno essere ricordate per questo nuovo uso del sacro. La religione civile è stata usata in tanti modi, anche per sacralizzare le istituzioni politiche, è vicina ma non identica alla religione secolare. È importantissimo capire cosa è successo questa notte al rapporto tra sacro e profano.

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