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Lo spread sale ancora e avvicina Roma ad Atene

grecia atene

I mercati continuano a mandare segnali precisi al governo italiano. Che, come raccontato ieri da Formiche.net, si appresta a ricevere entro il prossimo 5 giugno una lettera da Bruxelles, nella quale verranno chiesti chiarimenti sulla gestione del nostro debito pubblico. Ieri lo spread, il contatore che misura quotidianamente la sostenibilità del nostro debito, si è nuovamente infiammato a 280 punti base, dopo giorni di relativa tranquillità. Ma oggi il differenziale tra i rendimenti dei nostri titoli e quelli tedeschi è salito a 290 punti base, 160 in più rispetto alla quota di sicurezza (130 punti base).

Il rendimento del Btp a dieci anni, ovvero il premio che l’Italia deve garantire a chi sottoscrive il titolo, ha toccato il 2,7%, non molto lontano da quelli greci che attualmente viaggiano sul 3,4%. Ad oggi, insomma, lo spread tra Roma e Atene, vale a dire il gap tra il differenziale Btp/Bund e obbligazioni greche/Bund è di soli 41 punti base. Non è tutto. C’è un altro segnale che dà la cifra del nervosismo degli investitori. Questa mattina il ministero dell’Economia ha collocato titoli per 2,5 miliardi a un rendimento lordo dello 0,818%. Il tasso di aggiudicazione risulta in aumento di 12 punti base rispetto allo 0,691% di fine aprile, e si colloca al top da novembre scorso: per prestarci denaro gli investitori esteri, vogliono di più.

Sull’improvvisa impennata dello spread è arrivato un durissimo commento del leader Pd, Nicola Zingaretti. “Oggi lo spread è salito fino a 290 punti base. È un anno che a causa delle scelte economiche sbagliate di questo governo, è rimasto inchiodato su livelli doppi rispetto a quelli di inizio 2018: il costo totale ha già superato i 17 miliardi di euro, un costo che pagheranno tutti gli italiani. Con l’attuale governo, lo Stato italiano ha emesso titoli di Stato, per lo più bot e btp, obbligandosi a pagare 17 miliardi di interessi in più rispetto agli interessi che avremmo pagato con il governo Gentiloni. Un costo enorme per l’Italia. Tutto questo vuol dire più tasse o meno servizi”.

 


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