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Verso The economy of Francesco. La scintilla del papa per un’economia più giusta

papa, monda, ABU DHABI

Il Papa più volte ha denunciato “lo stato patologico di tanta parte dell’economia mondiale, parlando di economia che uccide”. Ovvero di come uccide insieme “persone e ambiente, uccidendo così anche il futuro. Tanti sono stati scossi da questa denuncia, ispirata al Vangelo. Chi ha occhi per vedere e un cuore per amare non può restare scosso da questa denuncia. Tanti però ne sono anche infastiditi: il Vangelo rimane sempre un segno di contraddizione”. Lo ha sottolineato monsignor Domenico Sorrentino, Arcivescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, presentando in sala stampa vaticana l’evento “The economy of Francesco”, che si svolgerà ad Assisi il prossimo anno.

Si parla quindi di un momento temporalmente distante, ma fortemente attuale nella tematica, e soprattutto dirompente per lo spirito con cui nasce, inscritto nella decisione di organizzare l’evento nella cittadina umbra. Vale a dire quello di prendere spunto dalla grande preghiera per la pace, voluta da Giovanni Paolo II nell’86, per fare qualcosa di profondamente analogo, che però abbia al centro il tema dell’economia. Soltanto una clausola è stata posta da Francesco, progettando l’iniziativa con l’economista Luigino Bruni, al termine del Sinodo sui giovani: che la discussione venisse centrata sul tema, appunto, dei giovani, e del loro rapporto con il mondo dell’economia.

“Quando nacque l’idea di immaginare questo incontro con Papa Francesco si pensò di convocare i grandi leader dell’economia, come fece Giovanni Paolo II con i leader delle religioni sul tema della pace. Ovvero di fare qualcosa di analogo per l’economia. Il Papa mise la mano sul tavolo e disse: mi angoscia la condizione dei giovani, bisogna fare qualcosa per loro. Così abbiamo deciso di convocare i giovani, facendo un patto con loro per cambiare questo mondo”, spiega infatti Bruni, docente alla Lumsa e uno tra i maggiori promotori in Italia dell’economia civile, filone di pensiero economico di stampo latino e mediterraneo che annovera al suo interno economisti come il neo-presidente dell’Accademia delle Scienze sociali Stefano Zamagni, Leonardo Becchetti o Vittorio Pelligra.

L’economia e i giovani sono infatti, come noto, due priorità del Papa, ma anche due priorità del nostro tempo, sottolinea Bruni. “Nel dibattito culturale e teorico del mondo si è inserito anche il pensiero dei ragazzi, ad esempio con Greta Thunberg. Noi vogliamo essere un punto intermedio tra i giovani, che non solo sono adolescenti ma nel nostro caso dottorandi o giovani imprenditori, e i potenti”. Si parla di una presenza di circa cinquecento giovani, che gli organizzatori vorrebbero pescare tra i dottorandi di tutte le università del mondo. Dividendo l’evento in due grandi anime, “fatte di teoria e di prassi”. E con un premio finale, da assegnare a un elemento capace di spiccare rispetto agli altri. Ma il Papa parlando in privato con l’economista è stato chiaro: “Se serve, lo diamo ai giovani. Il premio non deve offuscare l’evento: io vengo lì solo per i giovani”.

L’iniziativa, maturata quindi dall’apporto di Luigino Bruni, che curerà la direzione scientifica dell’evento, ancora necessita di una costruzione definitiva, per quanto riguarda l’impalcatura complessiva. Saranno comunque presenti le diverse anime di Assisi, quella francescana, civile o carismatica, quest’ultima rappresentata dall’Istituto Serafico, ha spiegato il vescovo di Assisi. “Il poverello di Assisi non faceva un atto anti-economico ma di fondazione di un’economia alternativa”, ha detto il prelato. E per quanto riguarda l’inserimento dell’incontro nel cammino tracciato dal Sinodo dei Giovani dello scorso autunno, secondo il proseguimento auspicato in più occasioni da Bergoglio, e che nell’ultimo tratto ha visto la pubblicazione dell’esortazione apostolica Christus vivit, “si tratta di una provocazione del Santo Padre”.

Francesco presentando l’evento lo scorso primo maggio, in memoria della festività di san Giuseppe lavoratore, ha infatti parlato di un evento che “ci conduca a fare un patto per cambiare l’attuale economia e dare un’anima all’economia di domani”. “Quando al Papa hanno chiesto quale economia sostiene, lui rispose di sostenere l’economia sociale, e ognuno si aggrappò a quel termine dicendo che il Papa avrebbe sostenuto la loro economia, piuttosto che quella di altri, spesso economia sociale di mercato. Ma il Papa ha detto solo economia sociale. E non, ad esempio, socialista”, ha così aggiunto il cardinale Peter Turkson, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. “Spesso lo accusano di essere tale, o comunista. Il Papa intende sociale pensando a chi serve l’economia, ovvero a un’economia che serve l’uomo, la persona umana. Talvolta rappresentata come economia alternativa, circolare, etica. Ma per Papa Francesco è economia inclusiva, che serve a tutti gli uomini senza lasciare fuori nessuno”.

Al momento è stata già lanciata la piattaforma on-line dove ci si può iscrivere per partecipare all’evento fin da subito. “Da giugno si potrà fare domanda per una borsa di studio, perché vorremmo che anche persone dall’Africa che non possono acquistare un biglietto aereo possano partecipare”, spiega Bruni al termine dell’intervento del sindaco di Assisi, Stefania Proietti. “Io sono convinto che il Papa abbia veramente afferrato un moto dello spirito, perché sono tantissime le persone che hanno a cuore questo tema. Sono tante le testimonianze che raccontiamo e le cose che cerchiamo di fare, ma ci voleva uno scatto ulteriore, come quello del Papa, che accendesse una scintilla e coagulasse attorno a questo tema tutti quanti gli uomini di buona volontà”, ha così chiuso la presentazione il francescano Mauro Gambetti, Custode del Sacro Convento di Assisi.

“Quando sono entrato in convinto per vocazione ho dovuto lasciare tutti i beni, tra cui l’azienda di famiglia di mio padre, di prodotti per l’agricoltura. Questa cosa mi ha aperto un cammino, che è quello della povertà. C’è una povertà di beni materiali ma c’è un cammino più importante, che è della povertà di cuore che non finisce mai”, ha raccontato con trasporto emotivo il religioso. “La povertà ha un cammino di snodo nel rinnegamento di sé. Questo è fondamentale custodirlo, è un punto fermo, e nella nostra storia abbiamo avuto problemi perché intendevamo questo punto in senso troppo materiale. Dopo secoli abbiamo capito che possiamo vivere insieme la sfida”.

Questo “perché consente di custodire uno sguardo sul mondo, sull’economia, sull’ecologia e sugli altri”, ha concluso Gambetti. “È un grande portale che consente di accedere alla fraternità, alla comunione, e dove vengono valorizzati tutti, dove tutti hanno il loro posto e il dovere di portare il loro contributo. Dove c’è questa comunione c’è felicità, si sta proprio bene e ciò consente di intendere il senso della ricchezza. Il problema nasce quando si perde il punto di vista privilegiato del povero, dove anche la ricchezza prende il suo significato ed entra dentro la circolarità dei beni. Da qui tante cose nuove possono nascere, per il mondo intero”.

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